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Quesito
Gentilissimo,
Popoli e civiltà dell’era precristiana, Egizi, Babilonesi, Greci e Romani credevano che alla morte l’anima andasse in luoghi paradisiaci o s’incontrasse, comunque, con divinità o con un unico Dio, dove finalmente ci si poteva riposare dalle fatiche della vita ed essere giudicati per vivere in eterno.
La Chiesa Cattolica insegna che quando si muore si torna al Padre e, questo è quello che si sente dire dal pulpito quando si assiste ad una cerimonia funebre : “preghiamo per il nostro fratello… che torna al Padre “.
Facendo una comparazione, sulla la credenza di un aldilà, delle antiche civiltà con il catechismo della Chiesa Cattolica, e con ciò in cui credono i Mussulmani e gli Ebrei, considerato che tutti sia in epoche passate che al presente credono nell’aldilà, mi chiedo in cosa consiste “la Buona Notizia” (Vangelo) visto che tutti i credenti passati e presenti, cristiani e non cristiani, credono di andare in cielo?
Dove sta “la buona notizia”.
Grazie per la disponibilità.
Giuseppe
Risposta del sacerdote
Caro Giuseppe,
1. la buona notizia sulla vita futura portata da Gesù è essenzialmente differente da quanto possono pensare gli uomini appartenenti ad altre religioni.
Usando un linguaggio prettamente teologico e forse un po’ arido, la buona notizia sulla vita futura consiste nella visione beatifica.
Per visione beatifica non si intende semplicemente vedere Dio ed essere contemporaneamente colmi di gioia.
Ma è permettere a Dio di penetrare con la sua essenza nella nostra mente e nella nostra anima e di lasciarci invadere dalla sua pienezza di vita, di luce e di amore.
In altre parole, è quello che Gesù ha inteso dire quando nella preghiera dell’ultima cena si è espresso così: “Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità” (Gv,23).
“Io in loro”: Gesù penetrerà nella nostra mente e ci invaderà totalmente con la sua presenza divina.
Un po’ come la luce che, quando entra dentro i nostri occhi, ci permette di prendere possesso di tutto ciò che è avvolto dalla luce.
“Io in loro”: in altre parole, entrerà in noi la pienezza del paradiso.
2. In nessun’altra religione c’è una visione così alta del paradiso, né è possibile averla. Perché tutte le altre religioni hanno come punto di partenza un uomo che in cielo (paradiso) non c’è mai stato e non sa come sia fatto.
Gesù invece nel dialogo con Nicodemo ha detto: “Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo” (Gv 3,13).
Questa perfetta comunione con Dio viene raffigurata nella Sacra Scrittura attraverso varie immagini come cielo, città di pietre preziose, giardino, convito, nozze, festosa liturgia, canto.
3. Tra tutte mi piace sottolineare quella delle nozze, tenendo presente che nel testo sacro quanto si dice della Chiesa può essere detto di ogni singola anima.
Ebbene, nell’Apocalisse si legge: “E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo” (Ap 21,2).
Anche San Paolo dice che Gesù prepara la sua Chiesa perché sia “tutta gloriosa, senza macchia e senza ruga o alcunché di simile ma santa e immacolata” (Ef 5,27).
4. Pertanto ognuno dei salvati sarà adornato con lo splendore della grazia santificante e con le pietre preziose dei propri meriti.
Ma soprattutto sarà adornato con lo splendore dei meriti di Cristo, della Madonna e di tutti i Santi perché “la virtù dello Spirito Santo, mediante l’unione della carità, rende intercomunicanti i beni delle membra di Cristo” (San Tommaso, Somma teologica, III, 82, 6, ad 3) e anche perché “come in un corpo naturale l’operazione di un membro si volge a vantaggio di tutto il corpo, così accade nel corpo spirituale che è la Chiesa. E siccome tutti i fedeli formano un solo corpo, il bene dell’uno viene comunicato all’altro. «Noi siamo tutti membra gli uni degli altri» (Rm 12,5)… È la cosiddetta comunione dei santi (communio sanctorum)” (San Tommaso, Commento al Credo, art. 10).
5. Scrive ancora San Tommaso: “Bisogna ancora sapere che non è soltanto l’efficacia della passione di Cristo che ci è comunicata, ma anche il merito della sua vita. E tutto il bene che hanno compiuto tutti i santi viene comunicato a coloro che vivono nella carità, poiché tutti sono uno…
Perciò colui che vive nella carità diventa partecipe di tutto il bene che si fa nel mondo intero” (Commento alle Sentenze, IV, d .45, q. 2, a. 4, ad 19).
6. Ecco dunque la buona notizia sulla vita futura portata da Cristo.
È infinitamente diversa da come l’hanno pensata gli antichi pagani e gli appartenenti ad altre religioni, dove viene ridotta al dissolvimento del singolo nel tutto o nel nulla (Buddisti), oppure a un godimento di ordine sensibile e materiale (Islamici).
Ed è diversa anche da come l’hanno pensata gli antichi Ebrei, dove secondo alcuni è intesa come sopravvivenza della propria ombra, e da altri come comunione di vita con Dio. Ma non si giunga ancora a quanto ha detto Gesù: “Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità” (Gv,23)
7. Gesù dice nell’Apocalisse: “Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi lo riceve” (A 2,17).
La Bibbia di Gerusalemme commenta: “La manna è il nutrimento del regno celeste. La pietruzza bianca (colore di vittoria e di gioia) è il segno dell’ammissione al regno; il nome nuovo esprime il rinnovamento interiore che ne rende degni”.
8. Ho cercato di dire qualcosa nella consapevolezza che ciò che vivremo di là è infinitamente superiore a quanto noi possiamo immaginare, secondo quanto ci ha rivelato a San Paolo: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano” (1 Cor 2,9).
Con l’augurio di poterle godere tutti insieme, in particolare con i nostri visitatori, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo