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Quesito
Caro Padre Angelo,
il mio nome è … e sono uno studente al secondo anno della laurea triennale di filosofia, le scrivo perché ho tanto bisogno di un parere formato e saggio come il suo. La questione che mi preme è il discernimento tra la vocazione del matrimonio e quella dell’Ordine.
Per farle comprendere meglio le dirò la mia storia e le chiedo scusa se sarò lungo.
Fin da bambino ho sempre creduto nell’esistenza di Dio, mi è sempre parsa una verità evidente, in particolare l’ordine dell’universo mi mostrava maggiormente questa verità. Che ci dovesse essere un creatore dietro questo mondo mi sembrava piuttosto ragionevole. Però non sono stato una persona molto religiosa da bambino, non mi piaceva andare in chiesa perché mi annoiavo, fino all’età di 13 anni il mio rapporto con Dio era veramente minimo e si riduceva a un ‘’do ut des’’, per di più avevo un senso di attrazione verso l’occultismo. Inoltre la mia famiglia è cristiana solo “culturalmente’’ o per tradizione. Non vedevo nei miei genitori e nelle loro azioni corrispondenza al dettame del Vangelo e quando facevo presente loro ciò mi rimproverano dicendo che vivo in un mondo ideale e astratto. Ovviamente la cosa mi scandalizzava molto. Anche le altre persone attorno a me non erano religiose, ad eccezione di mia nonna.
Cominciai a pensare che la ragione per quale così tanti cattolici non vivessero secondo il Vangelo (non provandoci nemmeno) era che la Chiesa stessa, era la diretta responsabile di ciò. Nemmeno a dire non ho mai avuto una buona catechesi, né dove feci la prima comunione, né dalla mia famiglia.
Iniziai ad alllontanarmi dunque dalla Chiesa e ad assumere atteggiamenti ribelli nei confronti della sua autorità (si può dire che diventavo sempre più “protestante’’) e della tradizione che mi sembrava solo un tramandarsi di abitudini morte e meccaniche. Nonostante questo all’età di 13 anni, in seguito alla prima seria “cotta’’ che ebbi, iniziai ad avvicinarmi a Dio e ad avere un dialogo con Lui. Certo ancora facevo “ricatti’’ a Dio, del tipo, se mi dai questo o mi fai stare con questa ragazza, andrò ogni domenica a messa. Dato che vedevo risposte positive a questo, così è stato e iniziai ad andare ogni domenica a messa come promesso. Quando terminò la relazione che ebbi con questa ragazza 2 anni dopo, la cosa mi fece stare molto male; mi chiedevo cosa avrei dovuto fare e decisi da allora di dimenticare il passato, di cambiare completamente e non pensare più a sciocchezze di questo tipo (come il fatto che solo una donna avrebbe potuto rendermi felice). Divenni sempre più freddo, cioè meno emotivo e trattavo con disprezzo le persone (soprattutto ragazze) che vedevo vivere licenziosamente, allo stesso modo disprezzavo la società contemporanea per la sua vacuità e stoltezza. Sebbene le cose stessero andando in tal modo, il mio rapporto con Dio diventava sempre più forte al ché sentivo il bisogno di parlare con Lui di tutto ogni giorno.
Per l’attitudine che le dicevo di avere prima, al liceo non ero molto amato e anzi alcuni docenti deliberatamente mi tartassavano (anche dal punto di vista giudicativo nella materia) e mi insultavano proprio per il mio atteggiamento di ripulsa nei confronti della società e mode contemporanee. Per dirla breve è stata dura, ma alla fine sono diventato indifferente a tali insulti e soprattutto l’ultimo anno del liceo mi impegnavo a dimostare la fallacità delle loro affermazioni. Dimenticavo di dire che la scoperta della filosofia ha avuto molto impatto su di me, cominciai a pensare che forse a questo mi sarei dovuto dedicare, e in particolare, dopo che conobbi il pensiero di S. Agostino e S. Tommaso, a difendere la fede cristiana dai suoi obiettori.
Comunque, seppure avessi un rapporto sempre maggiore con Dio, criticavo la Chiesa su decisioni come la contraccezione, il sesso prima del matrimonio, auto-erotismo, l’infallibilità del papa (di cui avevo anche un’idea errata) etc. A scuola poi non mi dicevano nulla di buono della Chiesa, anzi sottolineavano in tutti i modi possibili quelli che, a loro detta, sono le atrocità da essa compiute come crociate, Galileo, inquisizione etc. Ripiegare verso il protestantesimo attribuendo tutti i mali alla Chiesa mi sembrava l’unico modo possibile per conservare la mia fede cristiana. Poi scoprendo Kant cominciai anche a pensare che in fondo l’esistenza di Dio non era così ovvia come da bambino credevo e assunsi la sua posizione al riguardo dal punto di vista teoretico. Questo però non mi fece perdere la fede perché comunque Kant sosteneva che seppure fosse indimostrabile Dio, la fede in Lui fosse ragionevole. E concordavo sulla sua visione del cristianesimo come ‘’codice etico’’.
Terminato il liceo iniziai a leggere le Sacre Scritture dall’Antico Testamento ed ebbi molto difficoltà con esso, in particolare mi sembrava opporsi a quella che era la morale evangelica (seppure non avessi mai letto prima di allora la Bibbia ero molto attento nell’ascoltare le letture a messa). La mia ex prof di religione non mi dava l’aiuto che speravo (scoprii poi in seguito che era una modernista).
Inoltre cominciavo ad ascoltare apologisti protestanti e tutte le loro obiezioni al cattolicesimo. Al tempo mi proponevo di seguire una sorta di ‘’via mediana’’ tra le 2, ma quello che sentivo da questi mi fece riflettere molto.
In particolare quando sentii da uno di loro che la Chiesa incoraggiava l’idolatria soprattutto con il culto di Maria che, a detta loro, in realtà sarebbe la dea Astarte.
Mi scosse molto quest’informazione e cominciai a credere che forse dopo tutto queste obiezioni sono fondate. Ricordo (e ancora molto bene, era il periodo di prima ondata del covid) che una o due notti dopo sognai la Vergine Maria con un abito bianchissimo con le mani in posizione di preghiera che mi osservava. Io ero inginocchiato e piangevo e le chiedevo di perdonarmi per i miei peccati.
Da quel giorno non ebbi più dubbi al riguardo su Maria, iniziai a cercare risposte da parte di apologisti cattolici alle obiezioni dei protestanti e degli atei e le trovai. A quel punto cominciai a pensare che tutto quello che credevo e che mi era stato detto sulla Chiesa cattolica fosse falso e che avevo gravemente sbagliato (fra le tante colpe che avevo era il considerare la confessione con il sacerdote inutile e che bastasse quella privata [molte volte avevo mangiato e bevuto dunque la mia condanna ricevendo indegnamente l’eucaristia]).
Più tempo passava più mi accorgevo dei miei errori fino a quando giugno scorso mi assogettai completamente a tutte le posizioni della Chiesa anche quelle che in passato avevo rigettato.
Da allora la mia fede è aumentata tantissimo (filosoficamente mi anche sono allontanato dal kantismo e riavvicinato al tomismo) ed oggi vado a messa tutti i giorni, leggo le Scritture ogni giorno (un capitolo ciascuno di Antico Testamento, Vangeli o Atti e Lettere o Apocalisse) insieme all’opera di qualche Santo. Servo anche da ministrante nella mia parrocchia e amo il Signore sopra ogni cosa. Molti, ad eccezione dei miei genitori (i quali continuano a pensare che viva in un mondo ideale ed astratto e di non ‘’godermi’’ la vita), mi dicono che sono fatto per divenire prete.
Ed ecco che arrivo alla questione inziale (e mi scuso per essermi dilungato). Sto riflettendo molto sulla mia vocazione, talvolta penso che vorrei sposarmi ed avere una famiglia, altre volte ho un grandissimo desiderio di servire il Signore e di far sì che tutti Lo conoscano; sui social media già mi occupo di difendere il teismo cristiani dai suoi obiettori, però so che è molto poco in confronto a quel che Dio mi ha dato. Non le nascondo che più religioso sono diventato e più ho perso amici e molti nemici mi sono fatto, però Cristo ci aveva già detto che ciò sarebbe avvenuto.
Mi chiedo a cosa mi abbia chiamato Dio, ultimamente penso anche alla possibilità della vita religiosa e di entrare in futuro in un ordine; in particolare l’ordine che mi attira è proprio quello dei domenicani che ha al suo centro lo studio e la preghiera.
Temo però che forse questo mio desiderio sia un modo di fuggire dal mondo (la crisi dottrinale nella Chiesa attualmente mi fa molto soffrire, anche il mio sacerdote e confessore ha tendenze progressiste, contro le quali mi sono scontrato diverse volte, conoscendo per esperienza il loro inganno) oppure di essere deluso per non aver trovato una ragazza che sia non solo attraente fisicamente, ma anche da una fede salda.
Allo stesso modo però forse anche il desiderio che talvolta ho di sposarmi e di avere una famiglia potrebbe essere un atto egoistico volto a scappare dalle mie responsabilità.
Vorrei tanto Padre che Dio mi dicesse qual è il suo piano sulla mia vocazione, qualunque esso sia io lo seguirei. Spero lei mi potrà aiutare con la sua saggezza, la ringrazio e le chiedo scusa per essere stato così prolisso, preghi per me e Dio la benedica.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. l’impressione che si riceve dopo aver letto la tua mail è quella espressa da San Paolo con queste parole: “Perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù” (Fil 3,12).
La partecipazione quotidiana alla Santa Messa e il nutrimento che dai alla tua anima con la Sacra Scrittura ne sono il segno più bello.
Stai studiando filosofia. È proprio in questo periodo è accresciuto in te il trasporto per la vera Sofia, che è Cristo.
Questo nuovo amore non elimina il precedente perché lo studio della filosofia ti aiuta ad avere una fede argomentata, solida, capace di rendere ragione della speranza che è in te (cfr. 1 Pt 3,15).
2. Hai fatto molte esperienze dall’età di 13 anni a questa parte.
La delusione amorosa della tua prima adolescenza è stata a suo modo provvidenziale.
Da quanto ho potuto intendere, tu la vivevi in maniera seria. Segno ne è il fatto che da quel periodo hai cominciato ad essere emotivamente freddo nei confronti dei comportamenti licenziosi. Questo evidentemente ti fa onore.
3. Poi ci sono stati i primi accostamenti alla religione. La tua professoressa di religione, rivelatasi poi modernista, non ti è stata di aiuto. E anche in questo vedo la mano provvidenziale del Signore. Pur di fronte a soluzioni di comodo intellettuale e anche morale, come si rivela di fatto l’atteggiamento modernista, non ne sei rimasto conquistato.
Non avevi ancora trovato la Verità, ma sentivi che non la trovavi da quella parte.
4. Nel frattempo c’è stata una deriva protestante.
Ma quando ti sei accorto palesemente della falsità di alcune loro affermazioni, come ad esempio quelle riguardanti il culto della Beata Vergine Maria, hai aperto gli occhi. Hai voluto documentarti. Hai cercato la risposta negli apologisti cattolici e hai trovato che le obiezioni dei protestanti e degli atei cadevano miseramente.
Leggendo questo passaggio della tua vita mi è venuto in mente Paul Claudel che èera entrato nella chiesa di Notre Dame a Parigi per scrivere un pezzo per irridere la religione cristiana. Ad un certo momento, all’improvviso, si è trovato a credere. Non credendo a se stesso, andò a rileggere tutte le obiezioni possibili e immaginabili nei confronti della fede cristiana ma da quel momento nulla riuscì a scalfirla all’interno del suo cuore.
Qui, come nel tuo caso, c’è da osservare che non si tratta di caparbietà umana. Ormai il Signore ha dentro di te la testimonianza di sé, per dirla con San Giovanni (cfr. 1 Gv 5,10).
E questa testimonianza ha cominciato a farti sentire che dinanzi a lui ci troviamo dinanzi ad una verità superiore, di ordine soprannaturale, e che “la certezza data dalla luce divina è più grande di quella offerta dalla luce della ragione naturale» (san tommaso, Somma teologica, II-II, 171, 5, ad 3).
5. E così arriviamo al punto cruciale: ti chiedi a che cosa Dio ti abbia chiamato.
Da una parte senti la vocazione al matrimonio, ad avere una famiglia. È la vocazione naturale di ogni uomo e di ogni donna.
Il desiderio di sposarti e di formare una famiglia di per sé è buono e santo. Non è un ripiego egoistico verso responsabilità più alte.
Ma poiché altre volte avverti “un grandissimo desiderio di servire il Signore e di far sì che tutti Lo conoscano” devo riconoscere in te la presenza di un’altra vocazione. È una vocazione di ordine soprannaturale.
È una vocazione così grande che assorbe la prima per realizzarla in una maniera nuova: nello stare uniti a Dio senza distrazione e nel farsi tutto a tutto pur di guadagnarne qualcuno.
6. Come afferma San Tommaso questa vocazione nuova, se è ben vissuta, dà un gaudio che “sorpassa qualsiasi gioia umana” (Somma teologica, II-II, 180, 7) ed è “un certo inizio della felicità del cielo, della beatitudine” (Ib., II-II, 180, 4).
Ho l’impressione che “il grandissimo desiderio di servire il Signore e di far sì che tutti lo conoscono” sia accompagnato in te proprio da simili esperienze di gaudio e di trasporto interiore.
7. Pertanto se da me chiedi una parola circa la tua vocazione, io non posso che constatarla e confermarla.
E in maniera ancora più circostanziata, proprio a motivo della “crisi dottrinale nella chiesa che ti fa molto soffrire” mi pare di intravedere il tuo posto tra i figli di San Domenico, versi i quali senti già un soprannaturale trasporto.
Dico questo per il tuo desiderio di conoscere la verità senza adulterazione alcuna.
E molto più perché ti trovi inclinato ad uno stile di vita in cui studio e preghiera costituiscono il nerbo centrale della vita.
8. A questa tuo desiderio risponde quanto il Signore ha rivelato a Santa Caterina da Siena: “Per mio dono straordinario è stato dato a Domenico e ai suoi frati di comprendere la verità delle mie parole e di non allontanarsi mai dalla verità.
Come il mio figlio naturale ordinò tutta la sua vita e tutte le sue azioni alla salute delle anime così il figlio mio adottivo Domenico pose tutto il suo studio e tutte le sue forze per liberare le anime dalle insidie dell’errore e dai vizi.
Questa è la principale intenzione, per la quale egli fondò e coltivò il suo Ordine: lo zelo per le anime” (Beato Raimondo da Capua, Legenda major, n. 205).
9. Quando ho terminato di leggere la tua mail mi sono affiorate spontanee le parole che si leggono nella prima antifona dell’ufficio delle letture della festa di Sant’Alberto magno, domenicano e maestro di San Tommaso: “A lui si manifestò Maria: figlio, lascia il mondo e abbraccia la vita dei frati predicatori”.
Con la fiducia che questa sia la tua strada, ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo volentieri nella mia preghiera.
Padre Angelo