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Quesito
Eg. Padre P. Angelo Bellon,
in dialogo con un ex testimone di Geova che si è fatto ebreo, ecco due sue affermazioni sulle quali si è poi sviluppata la nostra discussione.
La prima: “Gesù appare come una persona totalmente all’interno del giudaismo: non ha né superato né infranto la legge biblica, né abolito precetti fondamentali, non ha violato il sabato, ma solo compiuto azioni benefiche e legittime anche di sabato, non ha infranto le leggi alimentari del Levitico, né la concezione della purità biblica, ma soltanto spostato l’accento sulla giustizia, sulla convivialità.
Non ha pensato di abolire i sacrifici del tempio di Gerusalemme, ma anzi invitato a eseguirli con maggiore partecipazione morale e spirituale. Non ha pensato di sostituire il tempio di Gerusalemme con se stesso, ma sognava un regno di Dio in una terra di Israele rinnovata”.
La seconda: “Gesù era un uomo e non Dio; Gesù era un ebreo, non un cristiano”. (…).
Grazie infinite.
Vieri
Risposta del sacerdote
Caro Vieri,
1. dalla tua lunga discussione con l’ex testimone di Geova che si è fatto ebreo, ho estrapolato due affermazioni sulle quali desidero soffermarmi.
La prima: il tuo interlocutore dice che Gesù è stato un ebreo perfetto e non ha voluto ribaltare la legge ebraica, ma l’ha portata a compimento.
La seconda riguarda la divinità di Gesù Cristo.
Poiché il tuo interlocutore fa le sue affermazioni stando al Vangelo, il nostro comune punto di riferimento deve essere il Vangelo.
2. Gesù nel suo primo grande discorso, quello della montagna, dice chiaramente: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti; non sono venuto ad abolire ma a dare pieno compimento” (Mt 5,17).
Gesù pertanto non abolisce l’Antico Testamento che conserva tutto il suo significato, che è quello di parlare di Cristo e di portare a Cristo.
Dice infatti: “Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me” (Gv 6,46).
Ed è proprio in riferimento a questo che purifica la concezione tutta esteriore di giustizia (che qui è sinonimo di santità) dicendo: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei sei non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 5,20).
3. Tuttavia va riconosciuto che con il suo ripetuto scandire “avete inteso che fu detto… Ma io vi dico…” intende superare la legge del taglione (“occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido” Es 21, 24-25) per sostituirla con la legge della carità.
4. Inoltre va riconosciuto che nel suo insegnamento porta delle correzioni alla legge di Mosè, come nel caso del divorzio, tanto che dice: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio” (Mt 19,8-9).
La stessa cosa si può dire anche per il giuramento poiché si legge: “Avete anche inteso che fu detto agli antichi: «Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti». Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno” (Mt 5,33-37).
5. Circa il precetto che molti ebrei consideravano il più grande, quello di recarsi a Gerusalemme per il culto pasquale, va detto che Gesù l’ha osservato sempre, anche nel periodo della vita cosiddetta nascosta perché il Vangelo preferisce che i suoi genitori erano soliti andare a Gerusalemme per la Pasqua (cfr. Lc 2,41).
Tuttavia Gesù relativizza questo precetto affermando che è più importante l’amore di Dio e del prossimo (Mc 12,28-34).
Inoltre, conversando con la samaritana Gesù, annuncia che è finito il tempo di andare a Gerusalemme perché il culto che il Padre gradisce è quello in spirito e verità: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. (…). Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità” (Gv 4,21.23-24).
Pertanto, circa la prima domanda Gesù era un ebreo ma non si è fermato all’ebraismo. Ha iniziato qualcosa di nuovo.
6. Venendo al secondo punto, circa la sua divinità, Gesù non ha detto esplicitamente “Io sono Dio. Adoratemi come tale”.
L’ha detto in maniera più credibile attraverso affermazioni che lo manifestano chiaramente e soprattutto attraverso le opere.
Ha detto invece: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,30).
A Filippo che gli domanda: «Signore, mostraci il Padre e ci basta», Gesù risponde: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere” (Gv 14,9-10).
E poi l’affondo: “Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro,credetelo per le opere stesse” (Gv 14,11).
7. E infatti le opere che ha compiuto manifestano la sua natura divina perché esprimono la sua assoluta signoria sulla natura, tanto che la gente si domanda: “Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?” (Mt 8,27).
Esprimono la sua assoluta signoria sulla materia: senza nessun artifizio o opera magica, Gesù moltiplica pani e pesci e converte l’acqua in vino con un solo atto della sua volontà.
Esprimono la sua assoluta signoria sulla morte, non soltanto dicendo: “Io sono la resurrezione e la vita” (Gv 11,25), ma risuscitando morti per virtù propria.
Esprimono la sua assoluta signoria sui demoni e questi gli obbediscono: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo dato con autorità. Comanda persino gli spiriti impuri e gli obbediscono!” (Mc 1,27).
Soprattutto lo esprime con la sua risurrezione perché nessuno è mai risorto da se stesso ed è risorto per una vita nella quale la morte non ha più alcun potere. E tutto questo conformemente alle parole che aveva detto: “Io ho il potere di dare la vita e di riprenderla di nuovo” (Gv 10,18).
Con l’augurio che tu riesca a persuadere il tuo interlocutore a comprendere il Vangelo in maniera più vera, assicuro la mia preghiera per te e per lui e ambedue vi benedico.
Padre Angelo