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Quesito

Buongiorno Padre, 
Io sono evangelico Pentecostale (trinitario), e vorrei sapere le posizioni della chiesa cattolica al riguardo. 
Vorrei farle un’altra domanda: perché i testi dei teologi e dei santi possono essere usati per la dottrina, e perché la Bibbia non basta. 
Grazie in anticipo
Dio la benedica


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. il motivo è semplice: i teologi sono stati capaci di penetrare più a fondo nel significato delle Scritture. I Santi meglio di altri le hanno vissute.

2. Penso anzitutto ai Santi Padri,
Nella tradizione cattolica si chiamano Padri quegli scrittori che si caratterizzano simultaneamente per queste tre note: la loro antichità, la loro santità e la loro dottrina. Se ne manca una di queste, non sono considerati Santi Padri.
Tra i santi padri emergono i discepoli degli Apostoli. Certo, non furono ispirati come gli scrittori sacri del Nuovo Testamento, ma sentirono il beneficio di essere vicini all’evento della Redenzione, di avere ricevuto il magistero di coloro che furono inviati da Gesù e di essere stati a contatto con le sorgenti.
Nella risposta alla mail precedente ti ho ricordato che Sant’Agostino diceva che per conoscere la verità della dottrina è necessario riferirsi alle chiese dove hanno insegnato gli apostoli e dove è stata custodita la loro dottrina.

3. I Santi Padri hanno trasmesso ciò che a loro volta avevano ricevuto.
Da loro ricaviamo il canone delle Scritture.
Sono stati i primi a fissare le verità centrali della nostra fede nelle diverse professioni di fede (il credo).
Hanno precisato la dottrina quando cominciarono a serpeggiare serpeggianti eresie ed errori.
Sant’Agostino dice che gli eretici con i loro errori hanno reso indirettamente un grande servizio alla chiesa perché hanno stimolato ad esaminare le verità rivelate più diligentemente, a capirle più chiaramente, a predicarle più insistentemente in modo che gli errori seminati diventano per tutti occasione di imparare più profondamente (cfr. De civitate Dei 16,2).

4. Se rimanessimo solo alla Sacra Scrittura, staremo quasi ancora come sulla superficie. È il pensiero dei Santi Padri che ci permette di penetrarla.
Ti indico soltanto alcuni esempi: prova a leggere il commento al Vangelo Matteo di San Giovanni Crisostomo, oppure il commento al Vangelo di Giovanni di Sant’Agostino. O anche i commenti di San Tommaso al Vangelo di Matteo e al Vangelo di Giovanni.
Rimarresti a bocca aperta e avresti l’impressione di aver capito finora ben poco, mentre pensavi di aver capito tanto.

5. San Francesco di Sales dice che “fra la Sacra Scrittura e la dottrina dei Padri passa la differenza che c’è fra una mandorla intera e una mandorla schiacciata di cui tutti possono mangiare il gheriglio, o fra un pane intero e un pane spezzato e distribuito. Bisogna dunque servirsi dei Padri perché essi sono stati lo strumento con cui Dio ci ha fatto conoscere il vero senso della sua Parola” (Lettera n. 235, a Mons. Andrea Fremiot).
Il loro consenso unanime esprime quello che la Chiesa fin dall’inizio ha sempre creduto e predicato.

6. Passando alla vita e agli scritti dei Santi Ecco il pensiero di San Tommaso: “Il senso della Sacra Scrittura si comprende attraverso le azioni dei santi poiché lo stesso Spirito con il quale sono stati scritti i libri sacri guida gli uomini santi ad agire; San Paolo infatti dice che: “Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio”Rm 8,14)” (Commento alla Lettera ai Romani 1,9).

7. E ancora: “Le affermazioni e i precetti della sacra Scrittura vanno interpretati e compresi in base al comportamento dei santi; poiché è identico lo Spirito Santo che ha ispirato i Profeti e gli altri autori della Scrittura Sacra, e lo Spirito che ha spinto i santi ad agire. Poiché è vero quanto dice Pietro che mossi dallo Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio (2 Pt1,21); così come è vero quanto dice Paolo: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio costoro sono figli di Dio. Perciò la Sacra Scrittura va intesa nel modo in cui hanno agito Cristo e gli altri santi” (Commento al Vangelo di san Giovanni, XVIII,23).

8. Ecco, ad esempio, che cosa San Bonaventura ha scritto di San Francesco d’Assisi: “La dedizione instancabile alla preghiera, insieme con l’esercizio ininterrotto delle virtù, aveva fatto pervenire l’uomo di Dio a così grande chiarezza di spirito che, pur non avendo acquisito la competenza nelle sacre Scritture mediante lo studio e l’erudizione umana, tuttavia, irradiato dagli splendori della luce eterna, scrutava le profondità delle Scritture con intelletto limpido e acuto.
Il suo intelletto, puro da ogni macchia, penetrava il segreto dei misteri, e dove la ricerca dei maestri resta esclusa, egli entrava con l’affetto dell’amante.
Leggeva di tanto in tanto i libri sacri e riteneva tenacemente impresso nella memoria quanto aveva una volta assimilato: giacché ruminava continuamente con affettuosa devozione ciò che aveva ascoltato con mente attenta” (San Bonaventura, Leggenda maggiore, XI,1; fonti francescane,1187).

9. San Francesco di Sales dice che “fra il Vangelo e le vite dei santi non passa maggiore differenza di quella che scorre fra una musica scritta e una musica cantata” (op. cit.). 
La musica letta fa intuire qualcosa. Ma la musica cantata, soprattutto se ben eseguita, fa vibrare la persona in tutti i suoi sentimenti.
In altre parole, le vite dei Santi sono il Vangelo vissuto nella maniera più vera e più santa.
Molti non sono capaci di leggere la musica. Tutti però sono a capaci di intenderla e di rimanerne incantati, a meno che non vi siano difetti d’udito.

10. Il mio consiglio: prova ad ascoltare la melodia che esce dalle vite dei Santi. Scoprirai nel Vangelo tante cose alle quali non avevi pagato

Mentre ti porgo l’augurio di nutrirti abbondantemente a questi pascoli sostanziosi e rigogliosi, ti assicuro il mio ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo