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Quesito

Caro Padre Angelo,
La volevo ringraziare per la sua gentilezza e disponibilità nello spiegare i miei dubbi scritti nella mia ultima mail.
Ora volevo chiederle questo: perchè il cristiano deve mantenersi vergine prima del matrimonio? Secondo me il sesso senza amore non vale granché, anzi spesso si trasforma in un vero proprio sfruttamento del proprio corpo.
Però penso che se due fidanzati, dopo un lungo cammino di conoscenza e soprattutto di rispetto e amore reciproco, possano donarsi amore, anche prima del matrimonio.
Da quel poco che so (e mi corregga se sbaglio) l’atto sessuale per il cristianesimo è diretto solo alla procreazione. Ma non è una limitazione? Cioè due persone possono amarsi anche senza procreare un figlio? E le coppie sterili possono avere una vita sessuale non considerata peccaminosa?
Mi chiarisca per favore questi dubbi e mi scuso già da subito se non mi sono spiegato bene.
Grazie per la disponibilità
Matteo


Risposta del sacerdote

Caro Matteo,

1. Non soltanto il cristiano, ma di per sé ogni uomo dovrebbe mantenersi vergine prima del matrimonio per il significato intrinseco del gesto sessuale.
Infatti se questo gesto è vero, e cioè espressivo del fatto che uno dona tutto se stesso all’altro, può donarsi corporalmente solo quando è già avvenuta la donazione vicendevole attraverso il consenso nuziale.
Il sì che un uomo e una donna si dicono nel momento del matrimonio è un sì che li cambia in profondità: essi diventano uno proprietà dell’altro, diventano un noi per sempre.
E questo avviene anche all’interno di un quadro giuridico che da una parte serve a garantire i diritti e i doveri vicendevoli e dall’altra a difendere questo patto da qualsiasi interferenza esterna.
Finché non c’è questo sì, i due non sono ancora una cosa sola, non sono ancora uno dell’altro.

2. Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Familiaris consortio ha detto che “la donazione fisica totale sarebbe menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente: se la persona si riservasse qualcosa o la possibilità di decidere altrimenti per il futuro, già per questo essa non si donerebbe totalmente” (FC 11).
Analizziamo i vari elementi dell’ultima parte di questa affermazione.

Se la persona si riservasse qualcosa… non si donerebbe totalmente”.
Qui il Papa fa riferimento alla contraccezione, che è il metodo più comune dei rapporti prematrimoniali.
La contraccezione è il segno più evidente che i due non si donano in totalità, perché di fatto escludono di donarsi la capacità di diventare padre e madre.
Sempre in Familiaris consortio Giovanni Paolo II aveva detto: “Al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè di non donarsi all’altro in totalità.
Ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale” (FC 32c).
Mi pare allora come sia abbastanza chiaro che la persona in un rapporto prematrimoniale finga di donarsi in totalità, proprio perché esclude volutamente la totalità del dono.

“(Se la persona si riservasse)… la possibilità di decidere altrimenti per il futuro… non si donerebbe totalmente”.
I fidanzati, proprio perché sono fidanzati e non sposati, sono consapevoli di non appartenersi ancora totalmente e definitivamente. Sono consapevoli di essere liberi di decidere altrimenti per il futuro e di potersi lasciare senza alcun onere.
E questo indica che la donazione non è stata ancora effettuata.
Talvolta si giustificano questi gesti dicendo che la celebrazione del matrimonio sarebbe una pura formalità, perché la cosa che più conta è l’affetto vicendevole.
È vero certamente che l’affetto o volontà di essere insieme è elemento di primaria importanza perché, se manca, il matrimonio sarebbe nullo.
Ma non è vero che il consenso matrimoniale (la celebrazione) sia solo una formalità perché è un momento decisivo per la vita dei due: prima del consenso sanno di essere liberi e di non appartenersi ancora definitivamente; dopo il consenso sono e sanno di essere ormai una cosa sola e di non essere liberi di tornare indietro.

Ecco dunque i due motivi per cui Giovanni Paolo II dice che i rapporti prematrimoniali sono una menzogna o una bugia.
I due si trattano come marito e moglie mentre sanno di non esserlo. È come se un seminarista, che non è ancora ordinato sacerdote, celebrasse la Messa. Sarebbe una Messa finta. Così anche tra i fidanzati. Si potrebbe dire che fingono di amarsi, mentre di fatto sono accecati dalla propria concupiscenza.
Quante volte, Matteo, mi è capitato di sentire da fidanzati: abbiamo capito che non è necessario ricorre a quei gesti per dire che ci vogliamo bene.
Anzi, mi è capitato di domandare a fidanzati che inizialmente avevano avuto rapporti prematrimoniali e poi si sono comportati secondo la legge di Dio: “Che cosa vi pare? Questo cammino di castità ha sbiadito il vostro amore?”. La risposta è stata sempre più o meno questa: “No, il nostro amore è diventato è più forte”.

3. Ma vi sono altre motivazioni che vanno tenute presenti: con i rapporti prematrimoniali i fidanzati si consegnano e si abituano a consegnarsi a chi loro non appartiene.
A un giovane che ha rapporti prematrimoniali con la sua ragazza io dico: se vuoi bene alla tua ragazza e anche a te stesso, abitua la tua ragazza a non consegnarsi a chi non le appartiene.
Perché se la abitui a consegnarsi a chi non le appartiene mediante rapporti prematrimoniali, sarà facile che lei un giorno si consegni ad altri che non le appartengono. La fedeltà coniugale (e anche prematrimoniale) non si improvvisa, ma va preparata. Il fidanzamento serve anche a questo.
I rapporti prematrimoniali costituiscono una premessa per l’infedeltà successiva e lo sfascio del vincolo.
Ricordo di un giovane che mi diceva piangendo: “Padre, io voglio i rapporti sessuali con la mia ragazza, perché temo di perderla. Con i rapporti sessuali sarà mia”.
Gli ho risposto: “Guarda, proprio perché agisci così, stai mettendo le premesse perché la tua ragazza si consegni ad altri e tu la perda”.
E così avvenne nell’arco di brevissimo tempo.
In genere dico anche: un grattacielo, per rimanere in piedi, ha bisogno di fondamenta proporzionate.
Ugualmente anche il matrimonio: per resistere a tutte le intemperie e anche ai terremoti ha bisogno di fondamenta solide.
Ora con i rapporti prematrimoniali si mette come fondamento del matrimonio il capriccio e la superficialità. Mentre il futuro matrimonio ha bisogno della solidità e della fermezza di carattere dei due.

4. Non va dimenticato che i rapporti sessuali sono potenzialmente procreativi.
Questo significa che il rapporto sessuale, a differenza di altre manifestazioni di affetto che investono solo i due che si amano, coinvolge potenzialmente una terza persona che ha il diritto di nascere in una unione stabile e che fuori del matrimonio viene procreata irresponsabilmente.
Pertanto il gesto che compiono è gravemente irresponsabile verso il bambino.
E non è sufficiente che i fidanzati dicano: “Il nostro rapporto è protetto, è sicuro”.
Tutti sanno che qualsiasi metodo contraccettivo non è sicuro al cento per cento.
Perciò, oltre alla menzogna che compiono mediante la contraccezione, vi aggiungono l’irresponsabilità.
Giovanni Paolo II dice: “Ciò che viene presentato come un amore coniugale non potrà, come dovrebbe essere, espandersi in un amore paterno e materno; oppure se questo avviene, risulterà a detrimento della prole, che sarà privata dell’ambiente stabile nel quale dovrebbe svilupparsi per poter in esso trovare la via e i mezzi per il suo inserimento nell’insieme della società” (FC 11).
Perché la relazione genitale sia seria e responsabile si richiede un legame oggettivo preesistente. E questo proprio perché l’atto ha una intrinseca destinazione a suscitare la vita.

Ecco, caro Matteo, le ragioni principali che stanno a fondamento della verginità prematrimoniale.
Per questo un documento autorevole del Magistero della Chiesa ha affermato che i rapporti prematrimoniali sono “in contrasto con la dottrina cristiana, secondo la quale ogni atto genitale umano deve svolgersi nel quadro del matrimonio” (Persona humana, 7).

5. Mi domandi ancora: “Da quel poco che so (e mi corregga se sbaglio) l’atto sessuale per il cristianesimo è diretto solo alla procreazione. Ma non è una limitazione?”.

Non è vero, Matteo, che per la dottrina cristiana l’atto sessuale sia diretto solo alla procreazione.
È vero che secondo la dottrina cristiana l’atto sessuale ha vero significato solo all’interno del matrimonio, ma non è vero che sia ordinato solo alla procreazione.
Il Concilio Vaticano II ha ricordato che “gli atti coi quali i coniugi si uniscono in casta intimità, sono onorevoli e degni, e, compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano, ed arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi” (Gaudium et spes, 49).
Ma già Pio XII aveva detto: “Il Creatore stesso… ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro. Tuttavia gli sposi devono saper restare nei limiti di una giusta moderazione” (discorso del 29 ottobre 1951).
Ma poiché questi obiettivi vengono raggiunti mediante atti che di loro natura sono ordinati alla procreazione, la Chiesa insegna che si va contro il comandamento di Dio se questi atti vengono spogliati della loro finalità procreativa.
Paolo VI nell’enciclica Humanae Vitae ha parlato di “connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l’uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo… Infatti, per sua intima natura, l’atto coniugale, mentre unisce con profondissimo vincolo gli sposi, li rende atti alla generazione di nuove vite, secondo leggi scritte nell’essere stesso dell’uomo e della donna” (HV 12).
E ha aggiunto: “salvaguardando ambedue questi aspetti essenziali, unitivo e procreativo, l’atto coniugale conserva integralmente il senso di mutuo e vero amore e il suo ordinamento all’altissima vocazione dell’uomo alla paternità” (HV 12).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “Mediante l’unione degli sposi si realizza il duplice fine del matrimonio: il bene degli stessi sposi e la trasmissione della vita. Non si possono disgiungere questi due significati o valori del matrimonio, senza alterare la vita spirituale della coppia e compromettere i beni del matrimonio e l’avvenire della famiglia.
L’amore coniugale dell’uomo e della donna è così posto sotto la duplice esigenza della fedeltà e della fecondità” (CCC 2363).

6. Chiedi ancora: “… Cioè due persone possono amarsi anche senza procreare un figlio? E le coppie sterili possono avere una vita sessuale non considerata peccaminosa?”.

Già Pio XI, nell’enciclica Casti connubii del 1930, scrive: “Né si può dire che operino contro l’ordine della natura quei coniugi che usano del loro diritto nel modo debito e naturale, anche se per cause naturali, sia di tempo sia di altre difettose circostanze, non ne possa nascere una nuova vita. Poiché nello stesso matrimonio si contengono anche fini, come il mutuo aiuto e l’affetto vicendevole da fomentare e la quiete della concupiscenza, fini che ai coniugi non è proibito volere, purché sia sempre rispettata la natura intrinseca dell’atto e per conseguenza la sua subordinazione al fine principale”.
Pio XII nel discorso alle ostetriche del 29.10.1951 ha detto: “I coniugi possono far uso del loro diritto matrimoniale anche nei giorni di sterilità naturale… Con ciò essi non impediscono né pregiudicano in alcun modo la consumazione dell’atto naturale e le sue ulteriori naturali conseguenze”.
Tale insegnamento è stato ribadito ripreso da Paolo VI nell’Humanae vitae: “Questi atti… non cessano di essere legittimi se, per cause indipendenti dalla volontà dei coniugi, sono previsti infecondi, perché rimangono ordinati ad esprimere e consolidare la loro unione. Infatti, come l’esperienza attesta, non ad ogni incontro coniugale segue una nuova vita. Dio ha sapientemente disposto leggi e ritmi naturali di fecondità che già di per sé distanziano il susseguirsi delle nascite” (HV 11).
Tuttavia, come ricorda Giovanni Paolo II: “la persona non può mai essere considerata un mezzo per raggiungere uno scopo; mai, soprattutto, un mezzo di “godimento”. Essa è e dev’essere solo il fine di ogni atto. Solo allora corrisponde alla vera dignità della persona” (Gratissimam sane, lettera alle famiglie, 12).

Spero di essere stato esauriente.
Ti ringrazio che la domanda che mi hai posto. Interessa te e interessa moltissimi altri.
Se posso darti un consiglio: fidati della legge del Signore. Il Signore non è nemico o geloso del nostro amore.
È Lui che ha scelto che le persone si amino.
Se dice dei no, è solo ed esclusivamente per proteggere la purezza dell’amore. Lui sa molto bene che le contraffazioni dell’amore hanno l’effetto di rendere meno bello l’amore e molto spesso anche di spegnerlo.
Ti saluto, ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo