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Quesito

Caro Padre Angelo,

ho la seguente richiesta: due coniugi, di religione cattolica (comunicati e cresimati), sposati con rito civile, all’atto della confessione possono ricevere l’assoluzione?
Possono partecipare alla S. Messa e comunicarsi?
La ringrazio, saluti affettuosi,
Andrea S.


Risposta del sacerdote

Caro Andrea,

1. La Chiesa riconosce come valido tra battezzati solo il matrimonio sacramento.
E il motivo è semplice: con il Battesimo il cristiano viene innestato in Cristo come tralcio alla vite. Con Battesimo ci si impegna ad attingere linfa vivificatrice per i propri pensieri e per i propri affetti da Gesù Cristo.
Sposarsi solo civilmente equivale a dire a Cristo: io non so che farmene del tuo modo di amare e della tua grazia. Basto a me stesso.
Pertanto il battezzato che non intende fruire del sacramento del matrimonio è un irregolare.
Per ricevere l’assoluzione sacramentale deve mettersi a posto con Dio e con la Chiesa.
Il sacerdote non può assolverlo, e, anche se lo assolvesse, questa assoluzione non verrebbe applicata al fedele perché mancano in lui le disposizioni per riceverla, soprattutto quelle che nell’atto di dolore vengono espresse con queste parole: “Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato”. Infatti mentre va a confessarsi, ha la volontà di non essere sposo o sposa come vuole il Signore.

2. Se un tale fedele (cattolico, battezzato e cresimato), come dici tu, ma sposato solo civilmente e tuttavia ha il desiderio di essere assolto dai suoi peccati (questa è davvero una grazia enorme!), perché non regolarizza la propria posizione sposandosi anche sacramentalmente?
Oppure, se non fosse conveniente una celebrazione pubblica del sacramento del matrimonio, perché non chiedere una “sanatio in radice” presso l’Ordinario del luogo?
In tal modo si mette a posto tutto e si appianano tutti i problemi.

3. Mi chiedi anche se possa andare a Messa:
La risposta è senza dubbio affermativa.
Uno che sia sposato solo civilmente, come del resto anche un divorziato risposato, non è scomunicato. È un irregolare.
Pertanto può, anzi deve, nutrirsi di Dio e della sua parola e offrire col sacerdote e con la comunità cristiana il santo sacrificio della Messa che perpetua sui nostri altare la redenzione operata da Cristo sull’altare della croce.

4. Può, anzi, deve partecipare alla Messa (vige anche per lui il terzo comandamento: “Ricordati di santificare le feste”), ma non può partecipare alla Santa Comunione.
Infatti non ha ancora ricevuto l’assoluzione sacramentale dei propri peccati.
E poi perché rimane sempre valido quando lo Spirito Santo ha detto per bocca di Paolo: “Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1 Cor 11, 28-29).
Per fare la Santa Comunione, che esprime la piena conformità della nostra volontà con quella del Signore, è necessario che ci siano le premesse indispensabili perché tale comunione di volontà e di vita si realizzi.
È vero che molto spesso anche chi fa la santa Comunione (senza essere irregolare) non vive secondo gli insegnamenti del Signore. Tuttavia ha le premesse oggettive e indispensabili per poterlo fare.
Invece chi è irregolare, pur avendo buona volontà, non ha però le premesse oggettive e indispensabili. Senza dire che col suo comportamento è come se dicesse: “Il sacramento del matrimonio non serve a nulla, è solo una formalità. Vedete: io posso confessarmi e fare la santa Comunione ugualmente!”.

5. Rimane un’ultima possibilità: se per ora non è possibile regolarizzare la loro situazione, ma hanno intenzione di farlo, e se si impegnano a vivere in continenza come fratello e sorella (e cioè escludendo i rapporti sessuali), possono ricevere l’assoluzione sacramentale e poi fare la Santa Comunione, ma non dove sono conosciuti, per evitare scandalo e confusione presso i fedeli.
Ho detto escludendo i rapporti sessuali: il motivo è semplice, perché non sono marito e moglie. Tali atti, infatti, hanno pieno significato solo nel contesto coniugale.
Ho aggiunto anche: possono fare la Santa Comunione dove non sono conosciuti. Anche qui il motivo è semplice: perché non hanno scritto sulla fronte “noi ci comportiamo come fratello e sorella” né gli altri sono tenuti a crederlo.
Capisci, caro Andrea, che se non ci sono anche questi accorgimenti, la nostra anziché essere una testimonianza resa a Cristo, è una contro-testimonianza.
Ti ringrazio per la fiducia, ti accompagno con la preghiera e benedico te e la tua famiglia.
Padre Angelo