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Quesito
Caro Padre Angelo,
Le scrivo questa mail per porLe dei miei dubbi:
Io ogni giorno, da tre anni, finita scuola passo in chiesa e ogni volta mi inchino davanti alla statua della Madonna, quella del Beato Claudio e altri.
Ma ho pensato: Perché dovrei farlo, non sono mica reali, sono solo “statue”, non avrebbe alcun senso, e poi non ha molto senso pregare lì davanti, mica il Santo/Beato risiede in quella statua, è in Cielo; quindi non ho bisogno di fermarmi ogni giorno, posso tranquillamente farlo a casa.
Sbaglio dicendo questo?
Lo faccio anche con la statua di San Pio (al quale sono devoto) che è in un giardino davanti casa mia. La stessa cosa vale anche per lui?
La ringrazio per la futura risposta, ricambio le sue preghiere.
G.O.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. è vero che i santi non sono nella statua, ma ne sono un richiamo.
Proprio perché non siamo fatti soltanto di anima, ma di anima e di corpo, e il nostro corpo è dotato di sensi, abbiamo bisogno di vedere, di toccare…
Quante volte la vista dell’immagine di un santo o della Beata Vergine o di Nostro Signore sono stati per noi l’occasione per prorompere in un’invocazione di aiuto o in un atto di lode e di ringraziamento. Cosa che non avremmo fatto se non fossimo stati stimolati dall’immagine.
2. Anche gli antichi sentivano il bisogno di fare le immagini degli eroi per perpetuarne la memoria. Il loro ricordo era prezioso.
Lo sentivano come un gesto di riconoscenza per il bene fatto e come un segno e un richiamo per tutti ad imitare le loro gesta.
3. Per noi invece c’è qualcosa di ben di più perché le immagini dei santi non sono immagini di defunti, ma di coloro che vivono per sempre e sono ardenti di amore nei nostri confronti.
San Paolo ricorda che siamo diventati concittadini dei santi e familiari di Dio (cfr. Ef 2,19). C’è un legame profondo ci mette in una comunione di vita con loro.
Questo legame è la carità che è un amore soprannaturale che ci unisce a Dio e nello stesso tempo ci apre e ci unisce gli uni gli altri, e in particolare con gli abitanti del cielo.
È come un acquedotto che fa passare le nostre preghiere e i nostri desideri nel loro cuore e nello stesso tempo fa giungere a noi le grazie che ci ottengono con la loro intercessione.
4. A questo proposito piace ricordare quanto Papa san Gregorio magno fece in un momento in cui Roma era flagellata e decimata dalla peste.
Prese un’immagine della Madonna che secondo il sentire comune era stata dipinta da San Luca e la portò in processione. Man mano che la processione avanzava, la peste spariva. E quando arrivarono presso Castel Aurelio tutti videro un angelo che metteva la spada nel fodero. La peste era debellata per sempre. Da quel giorno Castel Aurelio fu chiamato Castel Sant’Angelo.
5. La vista di quell’immagine rendeva presente nella mente e nel cuore di tutti la Madonna, la Madre di Dio.
Anzi, non solo la rendeva presente, ma la rendeva anche operante.
E tutti ne sentirono il beneficio.
6. Questo è il senso delle immagini sacre custodite nelle nostre case e anche nei nostri giardini. Si tratta di un legame che rende presenti e operanti i Santi nella nostra vita, nelle nostre attività e nelle nostre case.
Se, come ricorda San Paolo, i principati e le potestà delle tenebre vagano in mezzo a noi (cfr. Ef 6,2), non è consolante e prezioso avere segni che ravvivano una comunione con i nostri santi e li rendono presenti e operanti?
7. Le immagini e le statue non sono dunque il nostro Dio, ma sono segni cari e preziosi.
Fermarsi davanti all’immagine e dire una preghiera è la stessa cosa che rendere attiva la carità e rendere attivo l’acquedotto.
Dio stesso nell’Antico Testamento ha comandato di fare immagini, di angeli e di cherubini perché la loro vista ci mettesse in comunione con loro e potessimo godere della loro protezione e della loro intercessione.
L’ha comandato, potrei dire, a dispetto di coloro che anche oggi leggono la Bibbia solo a metà stravolgendone il significato e continuano a ripetere che Dio ha proibito di fare immagini.
Ecco il passo in cui Dio ha comandato di fare immagini: “Farai due cherubini d’oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del propiziatorio. Fa’ un cherubino a una estremità e un cherubino all’altra estremità. Farete i cherubini alle due estremità del propiziatorio. I cherubini avranno le due ali spiegate verso l’alto, proteggendo con le ali il propiziatorio; saranno rivolti l’uno verso l’altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il propiziatorio” (Es 25,18-20).
Con l’augurio di vivere sempre in comunione con i santi, che indubbiamente sono i nostri amici più preziosi, più fedeli e più potenti, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo