Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Caro Padre Angelo,
è meglio pregare in chiesa o a casa propria?
Ovviamente se non si riesce in chiesa lo si fa a casa; ma se potessi fare entrambi, quale sarebbe meglio fare?
E vorrei anche chiederLe: La chiesa è più la casa di Dio oppure un ritrovo comune del suo popolo? Oppure entrambi?
La ringrazio per la futura risposta, ricambio le sue preghiere.
G.O.
Risposta del sacerdote
1. Chiedi se sia meglio pregare in chiesa o a casa propria.
Bisogna fare l’una e l’altra cosa.
2. Certo pregare in Chiesa offre molti vantaggi.
Innanzitutto il sacrificio di uscire di casa per compiere un piccolo pellegrinaggio. Già questo è meritorio.
Entrando in Chiesa, poi, si intinge nell’acqua benedetta e ci si segna con il segno della croce facendo memoria del nostro battesimo. Il segno di croce fatto con devozione e con l’acqua benedetta cancella i peccati veniali.
Inoltre, come diceva il Santo Curato d’Ars, infilando la mano nell’acqua benedetta, segnandosi con il segno della croce, guardando il tabernacolo e inginocchiandosi ci si attira la benevolenza di Gesù il quale in quel momento dischiude quella porticina e ci benedice. E la sua benedizione non è mai inefficace.
Sono così preziosi tutti questi atti che meriterebbe proprio uscire di casa per andare a prendere quella benedizione per noi stessi o per qualcuno dei nostri cari.
3. Successivamente si va a prendere posto, in genere su una panca, e lì ci si mette in ginocchio.
Iniziando le proprie preghiere, si continua a tenere lo sguardo fisso sul tabernacolo e si comincia ad adorare e a ringraziare il Signore che è lì presente con le mani cariche di grazie.
In Chiesa si gode della presenza di Gesù nel sacramento. È una presenza che non ha uguali.
4. Se poi si prega con il Santo Rosario o con la lettura di qualche preghiera o pensiero spirituale ci si accorge che dopo un po’ di tempo il cuore comincia ad ardere.
Se la preghiera è devota e in chiesa c’è silenzio, si viene favoriti nel raccoglimento. In casa invece non è mai così perché ci sono i rumori fatti degli altri nel compimento del loro dovere. Ci può essere il sottofondo del televisore acceso, il disturbo del telefono, di chi squilla alla porta o dell’intervento degli altri componenti della famiglia che chiamano perché hanno bisogno di un’informazione o di una mano.
Se si provvede a spegnere il cellulare, non c’è niente che possa paragonarsi alla quiete che si sperimenta in Chiesa tanto che alcune persone usano dire: sto bene solo quando sono in Chiesa.
5. Non va neanche dimenticato che in Chiesa si gode dell’assistenza non soltanto del proprio angelo custode ma anche di quello della chiesa.
Quando il santo curato d’Ars giunse in paese per assumere l’incarico della parrocchia, come prima cosa si inginocchiò davanti alla Chiesa e chiese l’intercessione e la protezione dell’angelo tutelare di quella chiesa.
Si pensa infatti piamente che anche le chiese, soprattutto se sono consacrate, abbiano il loro angelo tutelare. Il santo curato ci credeva. Nessuno può dire che sia sbagliato credervi.
6. La Chiesa è così convinta delle tante grazie che si ricevono pregando in un luogo sacro che per favorire questo avvantaggiamento dei fedeli concede l’indulgenza parziale ai fedeli che visitano il Santissimo Sacramento.
E concede l’indulgenza plenaria per chi lo adora plenaria per circa mezz’ora.
7. La preghiera in Chiesa in ogni caso non sostituisce quella fatta in casa sia individualmente che comunitariamente.
È necessario che ognuno abbia degli spazi per la propria preghiera personale, per la meditazione, per il raccoglimento.
E non solo perché non si può avere ad ogni momento una Chiesa a portata di mano, ma soprattutto per il proprio ristoro personale.
Ad esempio, la preghiera fatta al mattino presto appena svegli, soprattutto se non si esaurisce nel “Ti adoro, mio Dio, ti amo…” Nel Padre nostro e nell’Ave Maria ma si prolunga per qualche tempo (soprattutto con il Santo Rosario) è particolarmente efficace.
Ugualmente è un autentico ristoro la preghiera fatta al rientro dal lavoro o prima di cena. Si pensi ad esempio alla meditazione o alla lettura spirituale.
Succede così che poi si mette a tavola caricati interiormente senza alcuna voglia di andare dietro al vuoto e all’effimero propalato da vari strumenti di comunicazione sociale.
Come del resto è di grande preziosità la preghiera fatta comunitariamente, soprattutto quella del Santo Rosario. Ed è proprio per questo che la Chiesa la favorisce concedendo l’indulgenza plenaria a chi recita il Santo Rosario in famiglia.
Con l’augurio di essere sempre unito addio mediante la preghiera, ti benedico e ti ricordo davanti al Signore.
Padre Angelo