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Quesito
Buona sera,
potrebbe dirmi perchè nelle sale ospedaliere dove le donne possono abortire legalmente non ci siano sacerdoti che possano dare un’estrema unzione al corpicino morto? Che fine fa quel corpo: viene seppellito con rito cristiano?
C’è qualche religioso che si occupa di tutto ciò? o che almeno ci prova? Ho sentito di qualcuno a Brescia: perchè solo in questa città?
Mi chiamo Cristiano M. e sono il coordinatore di un consultorio diocesano in provincia di Bergamo: la ringrazio per il lavoro informativo che sta svolgendo.
Con attenzione
distinti saluti
Cristiano
Risposta del sacerdote
Caro Cristiano,
1. non è possibile dare il sacramento dell’unzione degli infermi, come del resto non è possibile dare alcun sacramento, a chi non è battezzato.
Il battesimo è la porta degli altri sacramenti.
2. Inoltre il sacramento dell’unzione degli infermi, come dice la locuzione stessa, si dà a coloro che sono vivi, non a coloro che sono morti.
3. Ai morti, anche se non sono battezzati, si può dare una benedizione.
4. Mettere dei sacerdoti a lato delle sale in cui si attua un aborto servirebbe a dare un avvallo di liceità all’aborto legale sotto il profilo civile.
Ma l’aborto, in quanto è uccisione di un bambino innocente e indifeso, non è mai lecito, anche se lo stato lo consente. È una legge palesemente iniqua.
5. Secondo il Magistero della Chiesa i corpi dei feti abortiti vanno trattati come i cadaveri di ogni altra persona umana.
La dichiarazione “Donum vitae” della Congregazione per la dottrina della fede dice: “I cadaveri di embrioni o feti umani, volontariamente abortiti o non, devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani. In particolare non possono essere oggetto di mutilazioni o autopsie se la loro morte non è stata accertata e senza il consenso dei genitori o della madre” (DV I, 4).
6. La legislazione italiana distingue tra "organi e parti anatomiche non riconoscibili e "parti anatomiche riconoscibili".
Per queste ultime è previsto nell’art. 24 della legge del 31 luglio 2003, n. 179 che "in caso di amputazione, le parti anatomiche riconoscibili sono avviate a sepoltura o a cremazione a cura della struttura sanitaria che ha curato la persona amputata" e che "la persona amputata può chiedere, espressamente, che la parte anatomica riconoscibile venga tumulata, inumata o cremata con diversa modalità" (co. 3 e 4).
Alla luce di questa determinazione ci si pone l’interrogativo sul trattamento dei feti abortiti quando la morte sia intervenuta anteriormente alle 20 settimane di gestazione.
Se c’è la richiesta di sepoltura da parte dei genitori, non vi è alcun problema.
Ma quando la richiesta non viene fatta si deve riconoscere che il feto abortito non è solo una parte anatomica riconoscibile, ma è un tutto, ben riconoscibile.
Pertanto se alla parte viene riservato quanto disposto dalla legge, a fortiori si deve dire del tutto, del feto abortito.
Per questo è del tutto corretta la soluzione adottata dall’art. 11 del "Regolamento in materia di attività funebri e cimiteriali" della regione Lombardia (Comma introdotto con reg. regionale n. 1/2007), che ha adottato la seguente soluzione: "in mancanza della richiesta di sepoltura [dei prodotti abortivi di età gestazionale presunta inferiore alle venti settimane, da parte dei genitori] si provvede in analogia a quanto disposto per le parti anatomiche riconoscibili".
Pertanto vanno trattato come qualsiasi altro cadavere umano e cioè che venga tumulata, inumata o cremata.
7. Purtroppo la fine che fanno questi corpicini molto spesso è macabra.
Se l’aborto è volontario certamente i genitori non pensano a dare sepoltura ai resti umani di un bambino per il quale hanno chiesto e acconsentito che venisse ucciso nelle maniere più orrende.
Sicché i resti mortali di quel corpicino rimangono nelle mani degli operatori ospedalieri che decidono di farne quello che vogliono.
Anche la cosiddetta “destinazione umanitaria” (preparazione di medicinali) di alcune parti di quel corpo non convince affatto. Sembra voler dire che tutto sommato con quell’uccisione si è fatto del bene!
8. Se l’aborto è involontario, allora è più facile che gli operatori ospedalieri gli diano una sepoltura degna di una persona umana mettendo i resti mortali all’interno di una cassa di un cadavere adulto.
Come vedi, diventa difficile praticare rispetto nei confronti di un cadavere che volutamente si è ucciso.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo