Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Buonasera Padre Angelo,
sono alla ricerca della seguente risposta che forse nessuno mi potrà fornire in maniera esaustiva ma la pongo a lei: Perché Gesù o la Madonna nelle rivelazioni private, porto ad esempio il caso di Faustina Kowalska perché sto leggendo il suo Diario, vorrebbe delle preghiere schematiche, dove bisogna ripetere determinate invocazioni per un numero preciso di volte (coroncina della Divina Misericordia)?
Questo è solo un esempio di tanti, anche il Rosario è una preghiera con uno schema ben preciso! Perché Dio vorrebbe da noi una relazione dove un atto cadenzato e ripetitivo avrebbe un posto predominante? In fondo l’unica preghiera trasmessaci dal Vangelo è il Pater dove viene espresso in una forma semplice, scorrevole e totale l’anelito di chi cerca Dio! Sono convinto che la preghiera costituisca un momento fondamentale del colloquio con Dio. (…).
Forse la logica che cerco è la conseguenza della mia umanità che vorrebbe ridurre sotto l’egida della ragione elementare cose che non possono ricadere in tale ambito! Perdoni se ho fatto solo dello sproloquio e accolga il mio augurio di pace e salute
Giovanni
Risposta del sacerdote
Caro Giovanni,
1. Giovanni Paolo II nella lettera Rosarium Virginis Mariae risponde alla tua domanda.
Ecco che cosa dice: “La meditazione dei misteri di Cristo è proposta nel Rosario con un metodo caratteristico, atto per sua natura a favorire la loro assimilazione.
È il metodo basato sulla ripetizione.
Ciò vale innanzitutto per l’Ave Maria, ripetuta per ben dieci volte ad ogni mistero” (RVM 26).
2. Aggiunge: “Se si guarda superficialmente a questa ripetizione, si potrebbe essere tentati di ritenere il Rosario una pratica arida e noiosa.
Ben altra considerazione, invece, si può giungere ad avere della Corona, se la si considera come espressione di quell’amore che non si stanca di tornare alla persona amata con effusioni che, pur simili nella manifestazione, sono sempre nuove per il sentimento che le pervade” (RVM 26).
Non capita così anche tra le persone innamorate?
3. Lo scrittore cristiano Lattanzio (III secolo) narra che l’imperatore Licinio faceva pregare le sue truppe prima di attaccare battaglia con una certa preghiera litanica (De mort. persec, 46,6).
Aveva lo scopo di rinforzare la preghiera moltiplicando le lodi a quel Dio dal quale si impetrava aiuto.
Anche quando si fa l’elogio di una persona si torna talvolta con cadenza ritmica a ripetere le medesime parole.
4. Trasferito tutto questo alla vita cristiana, va detto che amente la preghiera non serve a Dio per conoscere le nostre intenzioni, ma serve a noi per accrescere la nostra devozione e il nostro amore.
Scrive Giovanni Paolo II nella citata lettera sul Rosario: “In Cristo, Dio ha assunto davvero un «cuore di carne».
Egli non ha soltanto un cuore divino, ricco di misericordia e di perdono, ma anche un cuore umano, capace di tutte le vibrazioni dell’affetto.
Se avessimo bisogno in proposito di una testimonianza evangelica, non sarebbe difficile trovarla nel toccante dialogo di Cristo con Pietro dopo la Risurrezione: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Per ben tre volte è posta la domanda, per ben tre volte è data la risposta: «Signore, tu lo sai che ti voglio bene» (cfr Gv 21, 15-17).
Al di là dello specifico significato del brano, così importante per la missione di Pietro, a nessuno sfugge la bellezza di questa triplice ripetizione, in cui l’insistente richiesta e la relativa risposta si esprimono in termini ben noti all’esperienza universale dell’amore umano.
Per comprendere il Rosario, bisogna entrare nella dinamica psicologica che è propria dell’amore” (RVM 26).
5. E quasi venendo a rispondere direttamente alla tua domanda, Giovanni Paolo II dice: “Che il rapporto con Cristo possa avvalersi anche dell’aiuto di un metodo non deve stupire. Iddio si comunica all’uomo rispettando il modo di essere della nostra natura ed i suoi ritmi vitali” (RVM 27).
È fuori di dubbio che questa ripetitività, mentre attenua l’attenzione sulle parole che vengono preferite, favorisce la contemplazione, la dilatazione del nostro animo, l’effusione da cuore a cuore.
Si può scorgere questo ad esempio nelle litanie, alcune delle quali sono assunte nella liturgia della Chiesa, come le litanie dei santi che vengono cantate nei riti dell’Ordine sacro.
6. Infine va notato: “La spiritualità cristiana, pur conoscendo le forme più sublimi del silenzio mistico, nel quale tutte le immagini, le parole e i gesti sono come superati dall’intensità di una unione ineffabile dell’uomo con Dio, è normalmente segnata dal coinvolgimento totale della persona, nella sua complessa realtà psico-fisica e relazionale.
Questo appare in modo evidente nella Liturgia. I Sacramenti e i sacramentali sono strutturati con una serie di riti, che chiamano in causa le diverse dimensioni della persona. Anche la preghiera non liturgica esprime la stessa esigenza. Lo conferma il fatto che, in Oriente, la più caratteristica preghiera della meditazione cristologica, quella centrata sulle parole: «Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di me peccatore» è tradizionalmente legata al ritmo del respiro, che, mentre favorisce la perseveranza nell’invocazione, assicura quasi una densità fisica al desiderio che Cristo diventi il respiro, l’anima e il ‘tutto’ della vita” (RVM 27).
Non c’è da meravigliarsi dunque che nelle rivelazioni private vengano raccomandate da Cristo e dalla Madonna preghiere apparentemente ripetitive, come ad esempio il Rosario e la Coroncina della divina misericordia.
Nella loro stessa struttura queste preghiere rispondono ad esigenze di alcuni dinamismi umani.
A loro modo sono un segno della prossimità di Dio nei nostri confronti.
Ti ringrazio per il quesito, ti benedico e ti ricorderò nel santo Rosario che tra breve reciterò anche per te.
Padre Angelo