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Quesito

Caro padre,
seguo spesso la tua rubrica e le faccio i complimenti per il suo servizio.
Mi convince sempre sulle risposte che da’ ai lettori,soprattutto su quelle riguardanti l’infallibilità del Papa in tema di fede e morale.
Per questo ho capito le sue esclusioni da questo ambito delle Crociate,di Galileo, mi resta solo un dubbio a proposito della pena di morte durante l’Inquisizione.
GESU’ ha chiesto di superarla attraverso l’episodio dell’adultera manifesta, perciò le chiedo come è possibile che i papi medievali l’abbiano permessa, in risposta agli eretici.
Anche se il contesto storico era favorevole alla pena di morte, questi papi avevano l’insegnamento di GESU’ che era anche basato sul perdonare 70 volte e sul porgere l’ altra guancia.
La saluto e la ringrazio anticipatamente.
Che GESU’ la illumini.
Nicola


Risposta del sacerdote

Caro Nicola,
1. bisogna riconoscere che la Chiesa ha faticato nel comprendere il messaggio di Gesù sulla pena di morte.
D’altra parte l’Antico Testamento la prevedeva per moltissimi casi.
Era prevista e comandata per l’idolatria (Es 22,19), la bestemmia (Lev 24,15), la profanazione del sabato (Es 31,14), i peccati contro i genitori (Es 21,15), per l’adulterio e altri disordini sessuali (Lev 20,10ss), per peccati contro il prossimo: “Chi avrà percosso un uomo con la volontà di ucciderlo, sia messo a morte” (Es 21,12).

2. Tutte le società del tempo, basate fortemente sulla legge del taglione, la prevedevano. Si pensava che fosse l’unico mezzo per difendere gli innocenti.
San Paolo, quando scrive: “ma se fai il male, allora temi, perché non invano l’autorità porta la spada” (Rm 13,4), lascia capire che questa era la mentalità e la prassi comune.
Il Catechismo olandese (1969), che a suo tempo ricevette diverse riserve da parte della Santa Sede per non essere fedele alla dottrina cattolica, su questo punto scrive: “non si può sostenere che Cristo abbia abolito esplicitamente la guerra o la pena di morte. Altrimenti il Vangelo l’avrebbe registrato. Ciò non vuol dire però che guerra e pena di morte siano necessariamente cristiane”.
Non gli si può non dare ragione.
Se la gente avesse capito che era Gesù apertamente la pena di morte avrebbe suscitato un vespaio a non finire.
Giustamente però il Catechismo olandese annotava: “Ciò non vuol dire però che guerra e pena di morte siano necessariamente cristiane”.

3. Gesù aveva previsto che i suoi, con l’aiuto dello Spirito Santo, sarebbero giunti alla conoscenza della verità tutta intera: “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future “ (Gv 16,13).
Lo Spirito Santo ci ha fatto capire che nell’Antico Testamento, sebbene le società non fossero ancora stati di diritto come lo sono oggi, vi erano già le premesse per il superamento della pena di morte: Dio non vuole che Caino venga ucciso e gli impone un segno perché chiunque l’avesse incontrato non lo uccidesse (Gn 4,15). E attraverso i profeti dice: “Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (Ez 33,11).
Nel Nuovo Testamento le cose sono ancora più esplicite, come nel caso dell’adultera: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei” (Gv 8,7).

4. Non possiamo pertanto prendercela con i Papi del passato: sono vissuti in situazioni culturali per le quali sembrava addirittura un’ingiuria verso gli innocenti dichiarare illecita la pena di morte.
Il Catechismo Romano del Concilio di Trento si esprimeva così: “Rientra nei poteri della giustizia condannare a morte una persona colpevole. Tale potere, esercitato secondo la legge, serve di freno ai delinquenti e di difesa agli innocenti
Fine della legge, infatti, è tutelare la vita e la tranquillità degli uomini; pertanto i giudici, che con la loro sentenza puniscono il crimine, mirano appunto a tutelare e a garantire, con la repressione della delinquenza, questa stessa tranquillità della vita garantita da Dio” (n. 328).

5. Ci vorrà del tempo perché le mentalità maturino e i sistemi di sicurezza da parte degli stati diventino più efficaci.
Con Giovanni Paolo II ormai le cose sono chiare, almeno a livello di dottrina: “La dignità della vita umana non deve essere mai negata, nemmeno a chi ha fatto del grande male. La società moderna possiede gli strumenti per proteggersi, senza negare ai criminali la possibilità di ravvedersi. Rinnovo quindi l’appello… per abolire la pena di morte, che è crudele e inutile” (Cfr. L’Osservatore Romano, 29 gennaio 1999, p. 4).
Un mese prima, nel messaggio di Natale, aveva auspicato la crescita del consenso sulle misure in favore dell’uomo, e tra quelle più significative aveva indicato quella di “bandire la pena di morte” (Cfr. L’Osservatore Romano, 28-29 dicembre 1998, p. 7).

6. Avrai notato che ho scritto “ormai le cose sono chiare, almeno a livello di dottrina”.
Perché a livello di prassi e di mentalità comune in moltissime parti del mondo si agisce in maniera diversa, convintissimi che l’istituzione della pena di morte sia lecita e addirittura doverosa. Tra i paesi più popolati del globo c’è in primis la Cina.
C’è da sperare che anche in quelle nazioni si comprenda finalmente che il deterrente non è efficace, che l’eliminazione del colpevole non rimedia il male commesso ma ne aggiunge un altro e che la società può avvantaggiarsi nel generare uomini nuovi nella mente, nel cuore e nell’operare.

Ti saluto cordialmente, ti assicuro un ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo