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Quesito

Salve!
Tantissime grazie per il lavoro lodevole che fa per chiarire la
fede a tante persone!
Per favore, come si potrebbe rispondere a questa
affermazione: “Il modo di celebrare la Penitenza ecclesiale ha cambiato tanto nel
tempo, che non si può dire che ci siano appena elementi essenziali in
questo sacramento voluti da Cristo quando lo ha istituito. Aspetti come
la confessione al sacerdote o la soddisfazione sono stati istituiti
dalla Chiesa lungo la Storia e, perciò, non sono fondamentali”?
Grazie mille!


Risposta del sacerdote

Carissimo (visitatore di nazionalità africana),
1. il nucleo essenziale del sacramento è rimasto intatto.
Anche in antico, quando il sacramento della penitenza si celebrava una sola volta e si faceva la penitenza in maniera pubblica, il fedele diceva segretamente il proprio peccato al vescovo, il quale poi provvedeva ad inserirlo nella categoria dei penitenti.
Solo la penitenza era pubblica. L’accusa invece era segreta e personale.

2. Anche oggi il nucleo essenziale è il medesimo: il fedele accusa segretamente i propri peccati al debito ministro, e cioè al sacerdote.
Ciò che è cambiata è la forma esteriore della penitenza, che viene fatta privatamente.

3. Il nucleo essenziale del sacramento è di diritto divino e non può cambiare.
Tale nucleo compare dalle parole con le quali Gesù lo ha istituito la sera del giorno della sua risurrezione: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv 20,23).

4. Partendo di qui, Giovanni Paolo II in Reconciliatio et Paenitentia (esortazione post sinodale sul sacramento della penitenza) ha detto: “Tribunale di misericordia o luogo di guarigione spirituale, sotto entrambi gli aspetti, il sacramento esige una conoscenza dell’intimo del peccatore per poterlo giudicare e assolvere, per curarlo e guarirlo.
E proprio per questo implica da parte del penitente un’accusa sincera e completa dei peccati, che ha pertanto ragion d’essere non solo ispirata a motivi ascetici (quale esercizio di umiltà e mortificazione), ma inerente alla natura stessa del Sacramento” (RP 31,II).

5. “Per questo la Chiesa, fin dai primi tempi cristiani, in collegamento con gli apostoli e con Cristo, ha incluso nel segno sacramentale della penitenza l’accusa dei peccati.
Senza di essa il sacerdote non potrebbe svolgere il suo ruolo di giudice e di medico” (cfr. Ib.).

6. Le parole di RP fanno eco a quelle del Concilio di Trento il quale ha dichiarato che “la confessione integra dei peccati è stata istituita dal Signore e che è necessaria per diritto divino a quanti sono caduti in peccato dopo il Battesimo” (DS 1679).
Il medesimo Concilio ha affermato che il sacramento della riconciliazione è stato istituito ad modum iudicii (Gv 20,22-23) e che “i sacerdoti non potrebbero né esercitare questo potere giudiziale senza conoscere la causa né osservare l’equità nell’imporre le pene se i fedeli stessi non dichiarassero prima i loro peccati non solo in genere ma anche in specie e singolarmente” (DS 1679).
Per questo proclama: “Se qualcuno affermasse che la confessione sacramentale non è stata istituita o non è necessaria alla salvezza di diritto divino; oppure che il modo di confessarsi in segreto al solo sacerdote, che la Chiesa cattolica ha sempre osservato e osserva, è contrario all’istituzione e al comando di Cristo, ed è un’invenzione umana, sia anatema” (DS 1706).

7. Giovanni Paolo II nel Motu proprio Misericordia Dei (7.4.2002) ribadisce questa dottrina dicendo: “Il Concilio di Trento dichiarò che è necessario ‘per diritto divino confessare tutti e singoli i peccati mortali’ (DS 1707).
La Chiesa ha visto sempre un nesso essenziale tra il giudizio affidato ai sacerdoti in questo Sacramento e la necessità che i penitenti dichiarino i propri peccati (DS 1679, 1323), tranne in caso di impossibilità.
la confessione completa dei peccati gravi per istituzione divina parte costitutiva del Sacramento, essa non resta in alcun modo affidata alla libera disponibilità dei Pastori”.

Con l’augurio di ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo