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Quesito

Carissimo p. Angelo,
ho appena iniziato a leggere le lettere di San Giovanni apostolo.
Mi ha incuriosito nel primo capitolo della prima lettera la frase che dice se confessiamo i nostri peccati Egli che è giusto ci perdonerà.
La mia domanda è se già allora fosse in uso la confessione come la facciamo ora e come si è sviluppata nella storia.
Grazie mille!


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. l’espressione di San Giovanni alla quale fai riferimento è la seguente: “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi”.
Qui San Giovanni parla del riconoscimento dei peccati in generale.
Già nel libro dei Proverbi si legge: “Chi nasconde le proprie colpe non avrà successo, chi le confessa e le abbandona troverà misericordia” (Pr 28,13).

2. San Giovanni, l’autore di questa prima lettera intitolata con questo nome è lo stesso autore del quarto vangelo: San Giovanni.
La Bibbia di Gerusalemme dice che le tre lettere attribuite a Giovanni “presentano una tale parentela letteraria e dottrinale con il Vangelo nella sua forma attuale che è difficile non attribuirle allo stesso autore” (Introduzione al Vangelo di Giovanni).
Ebbene, proprio San Giovanni parla dell’istituzione del sacramento della riconciliazione, della confessione attuata nella sera del giorno della risurrezione del Signore (cfr. Gv 20,23).

3. Nel versetto da te menzionato, sebbene si alluda al riconoscimento generale dei propri peccati, non va escluso quanto San Giovanni ha detto nel capitolo 20º del suo Vangelo: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv 20,23).
Pertanto la confessione cui si accenna nel primo capitolo della prima lettera di Giovanni, per quanto sia intesa in senso generico, include anche la confessione sacramentale.

4. D’altra parte non va ignorato un altro testo e precisamente quello che si trova in Giacomo 5,16: “Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri”.
Benché gli interpreti più recenti dicano che si fa riferimento ad un’accusa generica dei peccati in spirito di umiltà al fine di stimolare il pentimento e ottenere l’aiuto delle preghiere degli altri fratelli, gli autori medievali, ma già prima Origene e San Giovanni Crisostomo, dicono che qui si allude della confessione fatta il sacerdote proprio perché nel versetto precedente si dice che chi è malato chiami presbiteri della chiesa, lo ungano con olio e gli saranno perdonati peccati.
Tra questi San Tommaso d’Aquino: “San Giacomo parla presupponendo l’istituzione divina (della confessione). E poiché tale istituzione della confessione da farsi ai sacerdoti era stata compiuta quando il Signore diede loro nella persona degli Apostoli il potere di rimettere i peccati, come risulta dal Vangelo di Giovanni, le parole di San Giacomo vanno intese nel senso di un ammonimento a confessarsi dai sacerdoti” (Supplemento alla somma teologica, 8,1, ad 1).

5. In un testo nella seconda metà del I secolo, la Didaké, si fa menzione della confessione dei peccati prima dell’eucaristia. Vi si legge: “Nell’assemblea farai l’exomologesi (il riconoscimento o accusa”) dei tuoi peccati e non ti recherai alla preghiera con cattiva coscienza”.
È stato notato che tanto nella prima lettera di Giovanni quanto nella Didaké non si parla del peccato in generale, ma al plurale: di peccati. Ciò suppone una confessione particolareggiata delle proprie colpe e non soltanto una confessione generica di essere peccatori.

6. Circa la storia del sacramento della penitenza nella Chiesa antica, come si è già evidenziato in altre risposte, quando si trattava di peccati gravi, il penitente andava ad accusarli segretamente al vescovo, il quale inseriva nella categoria dei penitenti e cioè di coloro che pubblicamente espiavano i propri peccati.
Pertanto nella Chiesa primitiva si faceva la penitenza pubblicamente, ma l’accusa dei peccati era fatta segretamente, come facciamo noi oggi.
D’altra parte l’accusa pubblica dei peccati sarebbe stata di scandalo e in taluni casi anche di umiliazione nei confronti di persone innocenti, come nel caso di un coniuge che avesse compiuto adulterio. 

7. Sembra che la confessione auricolare fatta segretamente al sacerdote con la penitenza individuale e segreta si sia sviluppata innanzitutto nell’ambiente monastico e poi dal VI secolo si sia diffusa progressivamente in tutta la Chiesa. 
Nel medioevo questo modo di confessarsi era già la forma comune di celebrazione del sacramento, mentre la penitenza pubblica progressivamente venne meno fino all’estinzione.

Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.

Padre Angelo