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Quesito
Gentilissimo padre Angelo Bellon,
le scrivo per parlare di due argomenti che riguardano l’etica sessuale e matrimoniale ed in particolare il ricorso ai metodi contraccettivi.
Permesso che d’ora in poi farò riferimento ad atti sessuali (leciti) consumati nel matrimonio, le chiedo gentilmente di esprimere il suo parere.
Come ho già letto precedentemente nel sito, ricorrere ai contraccettivi è l’anticamera dell’interruzione di gravidanza.
Molti vi fanno ricorso erroneamente convinti del fatto che, con tutta probabilità, non avverrà nessun concepimento. Ovviamente questo è vero nella maggior parte dei casi, ma talvolta può anche avvenire l’opposto. Con la scusa “Noi non volevamo questo figlio” si ricorre alla drammatica scelta di interrompere una vita in formazione. Credo quindi che ricorrere ai metodi contraccettivi sia molto pericoloso perchè “dispone” ad un’azione successiva negativa.
Vorrei fare però un passo avanti. La morale cattolica in relazione ai contraccettivi infatti non mi soddisfa. Qualora vi sia la necessità di evitare una gravidanza (per ragioni di salute, ad esempio, ma anche solo perchè una famiglia in un certo momento della sua vita non può permettersi un passo simile) si parla esplicitamente di ricorso a”metodi naturali”.
Lei dirà che tali metodi NON devono considerarsi contraccettivi perchè permettono alla sessualità umana di esprimersi in maniera corretta, e cioè aperta alla vita. Sono d’accordo, ma in parte soltanto.
Fuor d’ipocrisia, parlando di “metodi maturali” si dimentica di aggiungere un aggettivo: contraccettivi. Metodi naturali per cosa? Per coltivare? Per curarsi? Purtroppo si scade spesso nell’ipocrisia. Si deve dire “metodi contraccettivi naturali e quindi leciti”. Vede, spesso alla domanda “Non posso avere un figlio perchè…., come devo fare?” si risponde con “ricorri ai metodi naturali”. E allora non si tratta di contraccezione? L’intento è quello di evitare una gravidanza per le più nobili ragioni (paternità e maternità responsabile): perchè non si ammette il fatto che il ricorso ai metodi naturali non è altro che un ricorso a CONTRACCETTIVI naturali? La risposta più ovvia è che in questo modo il rapporto avviene in maniera naturale (senza aggiunta di profilattici, agenti ormonali,ecc) e che rimane aperto alla vita. L’apertura alla vita, secondo me, sta nell’intenzione di accettare una gravidanza nel caso questa si verifichi, non nel meccanismo col quale si vuole evitare che ciò avvenga. Se un marito ed una moglie si donano in un periodo chiaramente non fertile perchè sanno che non possono permettersi una gravidanza, seppur aperti alla vita, compiono contraccezione. Esattamente come due persone che fanno uso del preservativo ma che, nel caso questo metodo non funzioni, sono disposte a portare avanti la gravidanza.
In conclusione, io sarei dell’idea di giudicare un atto sessuale aperto alla vita dalla disposizione dei due coniugi di fronte alla possibilità di avere un figlio, non dai metodi cui ricorrono per evitare un concepimento. Dire che fare l’amore nei periodi infertili è lecito perchè secondo il disegno naturale è un’affermazione che, da un punto di vista logico, è debole. Io credo che un atto si possa definire “aperto alla vita” solo se i coniugi lo intendono tale, indipendentemente dal fatto che si usi o meno un preservativo. Il preservativo, infatti, LIMITA, ma non azzera la possibilità di avere un figlio. Allo stesso modo i metodi naturali.
Grazie per la pazienza e l’attenzione.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. la contraccezione si caratterizza per l’intenzione e i mezzi usati.
2. I metodi naturali sono naturali proprio perché intrinsecamente diversi dalla contraccezione.
Sono diversi nelle intenzioni (si accetta il rischio del figlio, mentre nella contraccezione non lo si accetta) e nei metodi.
3. Sono metodi naturali, e pertanto compiuti secondo il disegno di Dio, perché attuano una donazione totale di sé, cosa che vistosamente non avviene nella contraccezione.
4. Sono naturali e pertanto benefici, mentre la contraccezione in ogni caso fa pagare qualcosa a lui, a lei o al rapporto di coppia.
I metodi naturali non hanno nessuna conseguenza negativa, mentre la contraccezione le conseguenze negative se le porta sempre dietro.
5. Infine è un grave errore giudicare le azioni solo in base all’intenzione. Perché una buona intenzione potrebbe giustificare tutto.
È il contrario di quanto ha insegnato Giovanni Paolo II nell’enciclica Veritatis splendor, dove afferma che il primo criterio per discernere la bontà di un’azione si desume dal suo obiettivo intrinseco. Poi anche dall’intenzione e infine nelle circostanze.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo