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Quesito

Caro Padre Angelo,
Avrei bisogno di alcuni chiarimenti circa ciò che si intende per "contro natura" e circa le unioni omosessuali. 
Innanzitutto: gli atti omosessuali sono condannati perché "contronatura". Però, anche se per molti questo è un vero e proprio vizio di perversione, per coloro che si trovano senza averne colpa in questa condizione non si può parlare di "natura"? Per esempio, anche avere un figlio down, non è naturale, però succede senza che alcuno ne sia colpevole, per cui in un certo senso è "naturale", cioè, arriva e basta…
Gli stessi atti impuri, dice la Chiesa, sono un bisogno naturale del corpo. Ma con la nostra volontà siamo tenuti a combatterli per un Fine Superiore. Come la scelta del sacerdozio, in cui si sceglie la via del celibato ("contronatura"), per qualcosa di immensamente Superiore.
Per cui, perché si dice che una cosa contronatura è peccato? Non è peccato ciò che Dio ci indica come tale, indipendentemente dalla "natura"?
Per il caso degli omosessuali, perché non si può dire "scelgo questa via contronatura, per qualcosa di superiore, che è l’amore per una persona dello stesso sesso?" magari questo amore può anche essere sentito sinceramente da questi…
Può spiegarmi le differenze tra queste cose e perché non si può affermare questo?
Messa in questo modo riesce difficile condannare la pratica omosessuale perché "contro natura". Piuttosto è invece chiaramente da condannare in quanto lo dice Dio nella Sacra Scrittura.
Inoltre, anche gli atti sessuali compiuti da un uomo e una donna fuori dal matrimonio sono da condannare, per cui sotto questo aspetto non vi è questa grande differenza: un uomo e una donna non sposati non possono, cosi come due persone dello stesso sesso non possono, e poiché non gli è lecito sposarsi non potranno mai.
Quanto maggiore è la gravità di un atto sessuale tra due persone dello stesso sesso, rispetto a quello tra un uomo e una donna non sposati?
La ringrazio per la disponibilità e la ricordo nella preghiera.
Luca


Risposta del sacerdote

Caro Luca,
1. gli organi sessuali hanno una loro precisa finalità. Sono stati strutturati da Dio nella loro mascolinità e nella loro femminilità in ordine ad un obiettivo ben chiaro ed evidente: la riproduzione.
Tutto quanto vi è in essi è ordinato a questo. In anatomia, quando si giunge a studiare queste determinate parti del corpo, si legge “Apparato riproduttivo”.
Sono ordinati alla riproduzione nel medesimo modo in cui gli occhi sono stati strutturati per vedere e gli orecchi per sentire.

2. Questa finalità riproduttiva si raggiunge mediante la compenetrazione dei due sessi.
Questa compenetrazione avviene in un determinato modo, quello stabilito dalla natura, quello per il quale i due sessi sono differenziati.
Quando invece attraverso i sessi si realizza una compenetrazione che è fittizia e che in nessun modo può suscitare la vita si dice che si tratta di un uso della sessualità contro natura, e cioè contro l’obiettivo per cui la sessualità è stata così strutturata dal Creatore.
Non è necessario scomodare la sacra Scrittura per dire che si tratta di atti contro natura.

3. Mi parli di alcuni che si trovano con tale inclinazione senza averne colpa.
Sì, è vero, ma questo non significa che gli atti di omosessualità compiuti da queste persone raggiungano l’obiettivo inscritto nella natura.
Anzi questi atti rimangono privi del loro intrinseco significato e continuano ad essere fuori posto, contro natura.
La sessualità maschile e femminile delle persone omosessuali non è fatta per congiungersi tra persone dello stesso sesso.

4. Mi dici: “Avere un figlio down non è naturale, però succede senza che alcuno ne sia colpevole, per cui in un certo senso è "naturale", cioè, arriva e basta…”
Qui, come vedi, si equivoca sul significato di “naturale”.
Tu per naturale intendi ciò che comunemente avviene.
E allora sotto questo aspetto è naturale che alcuni nascano ciechi, zoppi, ecc…, perché succede.
Ma il dato sociologico non si identifica col dato ontologico, e cioè quello iscritto nella struttura stessa di determinati organi o facoltà.
Se il dato sociologico si identificasse con quello ontologico non potresti più parlare di malformazioni, perché anche queste avvengono in natura.
Si parla di malformazioni invece perché l’organo o la facoltà non hanno quello che dovrebbero avere.
Non dobbiamo dunque dimenticare che quando parliamo di omosessualità ci troviamo dinanzi ad un’inclinazione che vorrebbe portare l’uso della sessualità verso un obiettivo che è diverso da quello scritto nella sua stessa struttura.

5. Essere ciechi è un difetto della natura. Quando arriva, lo si subisce. Come hai detto tu: “arriva e basta…”.
È un difetto fisico, che non toglie nulla alla dignità della persona.
E come non si può ridere sulla cecità di una persona, così è fuori posto l’irrisione delle persone omosessuali, molte delle quali – tra l’altro – vivono questo difetto con vera sofferenza.

6. Ora non qui non parliamo del rispetto che si deve a tali persone, questione che è fuori discussione.
Ma ci chiediamo se gli atti di omosessualità abbiano la medesima valenza degli atti con cui normalmente si congiungono marito e moglie.
Indubbiamente c’è una differenza: gli uni sono espressi secondo il linguaggio inscritto nella sessualità maschile e femminile, e normalmente estuano nella procreazione perché sono interiormente strutturati verso di essa.
Gli altri invece sono una palese contraffazione del dato della natura. Non sono ordinati verso l’obiettivo scritto nella loro stessa struttura.
È vero che alcune persone sono inclinate verso lo stesso sesso indipendentemente dalla loro volontà. Ma le azioni di omosessualità rimangono ugualmente prive del loro intrinseco significato: non ci sarà mai quella donazione di sé che aiuta l’altro a diventare padre o madre. E questo non perché si è vecchi o per qualche incidente di percorso, ma perché non ci sono le premesse.

7. Ti porto un esempio. Vi sono delle persone che sono cleptomani perché l’occasione le ha fatte diventare tali e altre che lo sono per inclinazione sbagliata della natura.
Ne ho incontrate alcune in confessionale. Talune sono ricche, non hanno bisogno di nulla. Eppure quando sono al supermercato, pur sapendo che si tratta di un’azione brutta e particolarmente disonorante, la compiono ugualmente e in maniera potrei dire compulsiva. Queste persone detestano la loro azione, se ne confessano, e non la giustificano in nessuna maniera.
Ugualmente vi sono persone con inclinazione omosessuale che talvolta commettono atti impuri, e tuttavia non li giustificano, non se ne vantano, ne avvertono il disordine e domandano perdono a Dio.
È quello che si dovrebbe fare.
Altre invece se ne fanno un vanto e reclamano come un diritto di ciò di cui tutti si vergognerebbero.

8. Scrivi: “Gli stessi atti impuri, dice la Chiesa, sono un bisogno naturale del corpo”.
No, questo la Chiesa non lo dice e non l’ha mai detto.
L’esercizio della sessualità, intesa come genitalità, non è un bisogno fisiologico.
Coloro che si votano alla castità per il Signore non vanno contro natura, non combattono contro la sessualità, ma la vivono nella sua dimensione tipicamente personale e spirituale astenendosi dall’aspetto genitale.
Nessuno può votarsi alla castità se non la sente come un’esigenza dell’anima, a motivo di un amore più grande e più fecondo.

9. Mi piace ricordare quanto scrisse il Maatma Gandhi che era un indù e non un cristiano, circa il voto solenne e perpetuo di castità che fece con sua moglie all’età di trentanni: “Quando io guardo indietro mi sento pieno di gioia e di meraviglia. La libertà e la gioia che mi riempirono dopo aver fatto il voto di castità, non l’avevo mai sperimentata prima del 1906 (data del suo voto solenne).
Prima di fare il voto io ero in balìa di ogni tentazione impura a ogni momento. Ora il voto diventò per me uno scudo sicuro contro la tentazione.
La grande potenza della castità divenne in me sempre più palese. Ogni giorno che è passato mi ha sempre fatto comprendere di più che la castità è una protezione del corpo, della mente, dell’anima.
Il praticare la castità non diventò il praticare un’ardua penitenza, fu invece una consolazione ed una gioia. Ogni giorno mi svelava una fresca bellezza: è stata per me una gioia sempre crescente” (GANDHI, La mia vita per la libertà, pp. 193-194).
Ed ecco come è nata nell’anima di Gandhi la decisione per la castità: “Io vidi con chiarezza che uno che aspira a servire gli altri in modo totale non può non fare a meno di fare il voto di castità. Il voto di castità mi diede la gioia: diventai libero e disponibile a ogni servizio del prossimo” (Ib.).

10. Chiedi “perché si dice che una cosa contronatura è peccato? Non è peccato ciò che Dio ci indica come tale, indipendentemente dalla "natura"?”.
Alla persona omosessuale non è proibito amare, non è proibito avere e coltivare amicizie anche con persone della stessa inclinazione.
Anche tra omosessuali ci possono essere autentiche amicizie. Chi lo può negare?
Ma il compimento di atti omosessuali rimane sempre un uso improprio della genitalità.
Di fatto è un uso egoistico e umiliante della sessualità, la quale invece è fatta per donarsi, per immolarsi in maniera vera come avviene nel matrimonio, nella generazione, nell’educazione e nella santificazione dei figli.
Pertanto gli atti di omosessualità non sono peccati solo perché Dio li ha proibiti, ma Dio li ha proibiti perché sono dannosi per l’uomo, non lo fanno crescere, non lo santificano, ma anzi lo disonorano e avviliscono.

11. In tal modo ho risposto alle altre domande che ti sei fatto.
Un conto dunque dono le amicizie tra persone omosessuali.
Un altro conto invece è l’uso della genitalità al di fuori del suo intrinseco obiettivo.
La Chiesa distingue fra gli atti omosessuali e le tendenze omosessuali.
“Riguardo agli atti, insegna che, nella Sacra Scrittura, essi vengono presentati come peccati gravi.
La Tradizione li ha costantemente considerati come intrinsecamente immorali e contrari alla legge naturale.
Essi, di conseguenza, non possono essere approvati in nessun caso” (CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali, n. 2).

12. Ancora: “gli atti sessuali compiuti da un uomo e una donna fuori dal matrimonio sono da condannare”, sì, ma non perché siano peccati contro natura, bensì perché sono privi di quell’autentico amore per il quale ci si dona per sempre e perché espongono i bambini a nascere al di fuori del quadro sicuro e benefico del matrimonio.

13. Come ultima domanda chiedi se sia più grave un peccato al di fuori del matrimonio o un peccato di sodomia.
Sant’Agostino dice che "tra tutti questi peccati", cioè tra quelli di lussuria, "il peggiore è quello contro natura" (De adulterio).
E ancora: “I peccati contro natura quali quelli dei Sodomiti, sono sempre degni di detestazione e di castigo: e anche se fossero commessi da tutte le genti, queste sarebbero ree di uno stesso crimine di fronte alla legge di Dio, la quale non ammette che gli uomini si trattino in quel modo. Così infatti viene violata la società che deve esistere tra noi e Dio, profanando con la perversità della libidine la natura di cui egli è l’autore" (Confessioni 3,8).

14. San Tommaso dal canto suo dice che “come in campo speculativo l’errore circa i principi noti per natura è quello più grave e vergognoso; così in campo pratico agire contro ciò che è determinato per natura è il peccato più grave e più nefando. E poiché nel vizio contro natura si trasgredisce ciò che è determinato per natura nell’uso dei piaceri venerei, ne segue che questo è il peccato più grave in tale materia” (Somma teologica, II-II, 154, 12).

Ti ringrazio per il ricordo nella preghiera, lo contraccambio di cuore e ti benedico.
Padre Angelo