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Quesito
Carissimo Padre Angelo,
senza problemi le dico subito chi sono. Mi chiamo …, ho 2… anni, sono di origini … ed attualmente sono giunto quasi al completamento del mio percorso universitario nel campo dell’ingegneria industriale. In virtù di questo completamento, mi trovo in questo momento all’estero per suggellare il mio percorso con un elaborato prodotto in loco. Che cosa c’entra questo con la mia domanda? Ebbene, questi pochi dettagli celano tutti i problemi che sto vivendo, padre. Dal settembre 2014 ho cominciato un percorso vocazionale in seminario, volto alla ricerca di tante risposte da darmi. Dopo tanti mesi di riflessione, di ricerca ho captato un tipo di vocazione che inizialmente mi ha lasciato interdetto, ovvero il sacerdozio. Subito infatti mi chiesi, perché proprio a me, vivendo male ciò che dovrebbe essere un momento di gioia piena, dal momento che gli occhi del Signore si erano posati su di me. Ho vissuto quindi momenti di pianto, perché mi sono sempre immaginato all’interno di un mio nucleo familiare, con moglie e tanti bambini. Ma tutto questo via. Ad accompagnarmi in questo percorso è stato il passo del giovane ricco, sul quale si erano posati gli occhi tanto desiderati del Signore, ma che faticava a seguirlo, perché era ancorato al superfluo o ad una realtà auto-edificante, ma ben lontana dal progetto di Dio. Le mie ricchezze subito mi sono comparse sotto gli occhi: mia madre. Ho sempre vissuto una vita "dedicata" a lei, volta ad una perfezione scolastica e alla realizzazione di una figura professione di alto livello, quale quella dell’ingegnere volta a saziare la sua brama di soddisfazione personale o per meglio dire orgoglio. Alla luce di questo, la scoperta di questa ricchezza, si è scontrata con l’incontro con Dio che ho realizzato all’interno di quel percorso. "Ecco l’agnello di Dio". Queste parole sono state forti per me. Qualcuno mi aveva indicato la via del Signore, lo vedo, vorrei corrergli incontro ma ho la schiena troppo carica di fardelli, per poterlo raggiungere. Lui è lì che mi aspetta, ma io sono stato e continuo ad esser lento in questo percorso Padre. Ma ecco che in questo periodo all’estero, che equivale a circa nove mesi dopo l’inizio della mia ricerca, decido di buttare qualche fardello e di uscire allo scoperto per ciò che sono (soltanto con gli amici). Qualcuno ha capito da sé la mia scelta, per esempio zio che è l’unico parente che sa della mia vocazione, altri hanno provato a farmi riflettere un pò per capire loro stessi se fossi realmente convinto, un pò perché non sono grandi praticanti religiosi e non sono felici della mia scelta. Sta di fatto che con questa dichiarazione ho espletato un mio modo di essere al servizio del prossimo. Fino a qui tutto in regola, se non fosse che molti miei coetanei mi stanno emarginando per la mai scelta. Il Signore mi ha riempito di tanti doni e di tanta grazia soprattutto in questo periodo, ma quando guardo il mio telefono e lo trovo senza messaggi, oppure quando nelle giornate di festa mi ritrovo da festeggiare da solo, sprofondo in un grande sconforto e mi sento schiacciare dal peso della Croce. Padre io amo la Croce, con tutto il cuore, ma perché non riesco a sostenerla. Ho paura di esser stato dimenticato dal Signore. Perché quando mi avvicino a Lui, perdo altro? All’inizio sono riuscito ad accettare una vita di solitudine per il Signore, ma sembra che le persone che incontro approfittino della mia bontà, servendosi di me quando hanno bisogno e mettendomi da parte quando hanno espletato il loro vantaggio. Padre ho tentato di reggere il peso della Croce, ho chiesto al Signore una mano, ma sembra troppo pesante anche per me. Forse ho sbagliato tutto. Forse tutto questo è stato causato da una scelta di vita troppo bramosa per me. Ma Padre, io amo il Signore, lo vorrei servire, donargli ciò che Lui stesso mi ha donato con amore, ma i problemi a volte appaiono insormontabili. Tra l’altro dovrei dire a mia madre che non vorrei fare l’ingegnere nella vita, ma il sacerdote, ma ho paura, paura di perderla e di non rivederla. Ed ecco che riemerge in me quel giovane ricco, che torna sconsolato a casa. Padre la voglia c’è, ma mi manca la forza, che è Gesù Cristo il Nazareno. Ho bisogno tantissimo di Lui. Che posso fare per accettare, ma soprattutto per non farmi schiacciare dal peso della solitudine e dell’Amore? Qualcuno mi ha detto in passato, se ami la meta, ama anche la via, ma purtroppo Padre, le dico con profonda umiltà, che sono fermo nel buio del sepolcro e sto perdendo di vista la gioia pasquale del Cristo Risorto.
Padre carissimo, la ringrazio tanto per avermi ascoltato e vi chiedo, se è possibile, una preghiera per me, perché ho tantissimo bisogno del Signore. Grazie ancora.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. hai fatto bene a riscrivermi, perché sono giunto a rispondere alle mail del 28 gennaio. Avresti atteso ancora tanto tempo.
Ed eccomi a te.
Se io fossi stato il tuo accompagnatore nel discernimento vocazionale ti avrei detto di non dire nulla a nessuno per il momento.
E questo sia perché nessuno ti tratti come uno che è già perso per loro (gli amici) sia per discernere con maggiore libertà di spirito.
Ma ormai le cose sono andate così. Ci conforta il convincimento che il Signore si serve di tutto, anche dei nostri errori, per un bene più grande.
2. Nella solitudine che avverti col cellulare che non manda messaggi o nell’assenza di amici devi avvertire un’altra chiamata: quella del Signore a stare con Lui.
Questa è la più grande compagnia, che non lascia nessuna amarezza.
Quante cose il Signore ha da dirti e da darti soprattutto nei giorni di festa.
San Giovanni Crisostomo diceva che il Signore la sera delle feste si appartava con gli apostoli e ne spiegava il significato.
E mentre spiegava riempiva la loro anima di grazia.
3. La compagnia degli amici nel giorno di festa non è una brutta cosa. Anzi.
È talvolta il momento che si attende per tutta la settimana per stare insieme.
Ma ho l’impressione che il Signore ti chiami in disparte per stare con Lui.
È Lui l’Amico della tua vita: non un amico episodico, quello della domenica, ma l’Amico al quale doni tutta la vita, tutto il tuo tempo, tutta la tua conversazione.
In una parola, il Signore vuole che tu approfondisca la tua amicizia con Lui, viva con Lui e per Lui.
4. Non sono le cose e neanche le persone che riempiono il nostro cuore.
Poco sopra ti ho detto che soprattutto nei giorni di festa il Signore ha tante cose da dirti e da darti.
La gente lo dimentica.
E purtroppo anche i preti, col gran daffare che hanno di domenica, rischiano di scordarselo.
E questo diventa un disastro non solo per loro, ma anche per la gente che non viene educata a godere della compagnia di Gesù che si concede.
Il testo sacro dice: “perché la sua compagnia non dà amarezza, né dolore il vivere con lei, ma contentezza e gioia” (Sap 8,16).
5. Anche tu devi imparare a godere di Gesù. In particolare della sua presenza che sazia il cuore, che si concede a te senza riserve e non ti nega nulla.
In quei momenti senti che sei prezioso per i tuoi amici che sono lontani perché Gesù si concede a te e non ti nega nulla di quanto domandi per loro.
Così il Signore ti prepara a diventare sua immagine viva di buon pastore.
6. Per quanto concerne tua madre: capisco il dolore iniziale che sarà causato da quella notizia.
Ma subito dopo si riprenderà e capirà che tu, seguendo Cristo nel sacerdozio, non sarai perso per lei, ma ancor più unito.
Anzi, vivrà ancora per te e tu per lei. Cosa che non succederebbe almeno nelle medesime proporzioni qualora tu ti sposassi. Perché necessariamente avresti il cuore diviso.
7. Comunque non sappiamo se le cose andranno nella direzione di una disapprovazione netta di tua madre.
A San Tommaso piaceva citare quanto si legge in Proverbi 21,1: “Il cuore del re è un corso d’acqua in mano al Signore: lo dirige dovunque egli vuole”.
Il Signore può essersi servito del suo grande desiderio che tu diventassi ingegnere anche perché tu imparassi a rendere al meglio, sapendo di dover dare soddisfazione a chi si sottoponeva a tanti sacrifici e a tante ambizioni per te.
Ma adesso, acquisita questa fortezza interiore, sei capace di metterti a servizio di beni più grandi e più duraturi.
8. Perché tua madre sia meglio disposta ad accogliere quanto necessariamente le dirai, ti esorto a una grande preghiera e nello stesso tempo anche a una grande fiducia.
In virtù di questa preghiera potrebbe succedere quello che è successo per la sorella di san Tommaso d’Aquino, sequestrato e chiuso in un castello di famiglia perché non si facesse domenicano. Questa sorella era stata incaricata dalla madre a persuadere Tommaso a soprassedere dal suo proposito.
Ma la conclusione fu che la sorella rimase persuasa dal fratello e si fece monaca.
Sicché per sua madre bisognò rifare tutto da capo, ma con un altro e imprevedibile insuccesso che portò Tommaso a impossessarsi di un formidabile segreto per il suo straordinario profitto nella santità e nella dottrina.
Non dico che in forza di questa grande preghiera tua madre si farà monaca… Ma certamente le capiterà di sentire una particolare vicinanza e parentela con Gesù.
Nei tuoi confronti potrà benissimo parafrasare quello che Jacopo Benincasa disse ai suoi famigliari in riferimento alla libertà di optare per il proprio futuro a S. Caterina da Siena: “Dio ci guardi, dolce figliuola mia, dal contraddire in alcun modo alla divina Volontà, dalla quale vediamo procedere il tuo santo proposito. Ce n’eravamo accorti da tempo, è vero, ma ora lo sappiamo con certezza che non sei mossa a questo da leggerezza di gioventù, ma dall’impulso del divino amore: adempi pure il tuo voto. Fai come ti piace e come ti insegnerà lo Spirito Santo. Da qui in avanti ti lasceremo in pace alle tue sante opere, né impediremo più i tuoi santi esercizi. Prega molto per noi, perchè possiamo esser degni delle promesse del tuo Sposo, che per la sua grazia ti scegliesti fin dai primi anni». Rivoltosi,
quindi, alla moglie ed ai figliuoli, disse loro: «Nessuno dia più noia alla mia dolcissima
figliuola; nessuno ardisca in alcun modo di impedirla; lasciate che serva come le piace al suo Sposo, e che preghi incessantemente per noi. Mai potremmo acquistare una parentela simile a questa; né dobbiamo lamentarci, se invece di un uomo mortale riceviamo un Dio ed un Uomo immortale” (Raimondo da Capua, Legenda maior, 55).
Ti assicuro volentieri la mia preghiera e il mio ricordo nella Messa perché questo si ripeta anche per te e ti benedico.
Padre Angelo