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Quesito
Caro Padre Angelo,
le scrivo nuovamente in merito ad una questione di morale.
La menzogna, si dice, non è mai lecita, neanche a fin di bene, in quanto intrinsece malum.
Tommaso, nella Summa, specifica anche come essa non sia lecita nemmeno se finalizzata e necessaria a salvare la vita a qualcuno (II-II, q. 110, a. 3), per quanto sia desumibile dagli articoli successivi che una tale menzogna può configurarsi come peccato veniale e non mortale. Tuttavia il peccato veniale è anch’esso proibito è da evitare assolutamente, senza condizioni. La venialità caratterizza ma non relativizza l’intrinsecità del male.
Chiedo allora: l’azione di Pio XII, aiutato da anche da persone di indubbia moralità come Roncalli, nella falsificazione di documenti, nella produzione di falsi certificati di Battesimo, passaporti ecc. per salvare la vita a moltissimi ebrei è da considerarsi peccaminosa, seppur venialmente?
Nel caso mi si risponda che tali atti sono da assimilare alla simulazione lecita della res absens e non alla menzogna, pongo anche il caso in cui l’autorità nazista avesse chiesto al Papa "avete Voi prodotto documenti che attestano che tizio o caio sono battezzati senza che essi realmente lo siano?", in una forma o con un incalzare tali da non permettere di aggirare il problema con la restrizione mentale, e in una circostanza tale che il capire la verità da parte dei nazisti avrebbe provocato la condanna a morte di moltissime persone (non tanto il martirio del Papa, quanto proprio la condanna di tutti coloro che attraverso invece il perdurare della convinzione sull’autenticità degli atti sarebbe stati salvi). Nel detto caso sarebbe stato comunque peccato rispondere il falso?
La ringrazio anticipatamente, spero in una risposta, e chiedo una benedizione per me.
Cari saluti
Lorenzo
Risposta del sacerdote
Caro Lorenzo,
1. come ricordava Blaise Pascal gli uomini giudicano secondo l’esprit de géométrie e l’esprit de finesse.
2. Con l’esprit de finesse si capisce subito da che parte sta la soluzione del problema.
3. Diventa più difficile tematizzare questa soluzione con l’esprit de géométrie.
Ma anche qui la soluzione non è introvabile.
4. Ricordando che in extremis extrema sunt tentanda, si usa la restrizione mentale fino alla sua massima estensione, come a dire: non ha nessuna importanza ai fini della persona umana se per salvarla da una sentenza iniqua si usa la carta d’identità di un connazionale per salvare uno “di stirpe diversa”.
Come persone, sono perfettamente uguali.
E i diritti di cui gode l’una, deve goderli perfettamente anche l’altra.
5. Sicché se non vi è altro strumento che quello di falsificare (in maniera materiale) la carta d’identità, la si falsificherà.
Qui l’obiettivo non è quello di ingannare, e cioè di fare del male.
Nessuno ne riceve danno.
Come si vede, è ben diversa questa trascrizione dei nomi da chi ne fa uso per delinquere.
Qui vi sono solo benefici.
Con questo si vuole dire che ai fini della salvezza di una persona ingiustamente ricercata e condannata, scrivere un nome al posto di un altro è come dire che la sua dignità è identica all’altro.
E che ci si deve comportare come se ci trovasse in presenza dell’altro.
6. Per un cristiano questo vale ancora di più: perché l’altro nascosto sotto le sembianze di chi ci sta davanti, di qualunque colore sia la sua pelle o qualunque sia la sua razza, è sempre niente di meno che nostro Signore Gesù Cristo, Dio fatto carne: “L’avete fatto a me” (Mt 25,40).
Ti ringrazio anche per questa domanda, ti ricordo al Signore e ti benedico secondo le tue intenzioni.
Padre Angelo