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Caro padre Angelo,
sono un giovane cattolico e vorrei porle una domanda riguardante un argomento che sto approfondendo negli ultimi tempi: per quale motivo la Chiesa ritiene le persone omosessuali non adatte al sacerdozio?
In particolare mi sono risultate utili, per la mia ricerca sulla questione, le dichiarazioni che Benedetto XVI ha fatto nel libro-intervista Luce del Mondo, pubblicato nel 2010:
“L’omosessualità non è conciliabile con il ministero sacerdotale; perché altrimenti anche il celibato come rinuncia non ha alcun senso. Sarebbe un grande pericolo se il celibato divenisse motivo per avviare al sacerdozio persone che in ogni caso non desiderano sposarsi, perché in fin dei conti anche il loro atteggiamento nei confronti dell’uomo e della donna è in qualche modo alterato, disorientato, ed in ogni caso non è in quell’ordine della creazione del quale abbiamo parlato. Alcuni anni fa la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha emanato una disposizione per la quale candidati omosessuali non possono diventare sacerdoti perché il loro orientamento sessuale li distanzia dalla retta paternità, da ciò che nel profondo definisce l’essere sacerdote. La scelta dei candidati al sacerdozio deve perciò essere molto accurata. Bisogna usare molta attenzione affinché non si introduca una simile confusione ed alla fine il celibato dei preti non venga identificato con la tendenza all’omosessualità”.
Mi interesserebbe approfondire queste affermazioni.
In particolare, per quale motivo si ritiene che l’omosessualità distanzi un prete dalla retta paternità? Il fatto che la Chiesa ritenga la tendenza omosessuale “oggettivamente disordinata” mi è chiaro, ma in che senso l’atteggiamento di una persona omosessuale nei confronti dell’ uomo e della donna è alterato e disorientato? Come influisce l’orientamento sessuale nella vita di un uomo che sceglie il celibato?
Ci tengo a precisare che la mia domanda non è in tono polemico, semplicemente, da cattolico, penso che la risposta a tali domande mi possa aiutare a comprendere meglio il significato della vocazione sacerdotale in generale e quale sia il compito che la Chiesa affida ai propri ministri.
La ringrazio per il suo tempo e il suo aiuto,
Davide
Caro Davide,
1. ti ripropongo quanto dice un documento un documento della Congregazione per l’educazione cattolica del 4 novembre 2005.
Si tratta di un’Istruzione che indica alcuni criteri per il discernimento vocazionale di persone con tendenze omosessuali.
Nel n. 2 di tale Istruzione si legge:
“2. L’omosessualità e il ministero ordinato dal Concilio Vaticano II ad oggi, diversi documenti del Magistero – e specialmente il Catechismo della Chiesa Cattolica – hanno confermato l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità.
Il Catechismo distingue fra gli atti omosessuali e le tendenze omosessuali.
Riguardo agli atti, insegna che, nella Sacra Scrittura, essi vengono presentati come peccati gravi.
La Tradizione li ha costantemente considerati come intrinsecamente immorali e contrari alla legge naturale. Essi, di conseguenza, non possono essere approvati in nessun caso.
Per quanto concerne le tendenze omosessuali profondamente radicate, che si riscontrano in un certo numero di uomini e donne, sono anch’esse oggettivamente disordinate e sovente costituiscono, anche per loro, una prova. Tali persone devono essere accolte con rispetto e delicatezza; a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Esse sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare.
Alla luce di tale insegnamento, questo Dicastero, d’intesa con la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ritiene necessario affermare chiaramente che la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay.
Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne.
Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che possono derivare dall’Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate.
Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l’espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un’adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell’Ordinazione diaconale”.
2. Mi limito solo a questo.
Tu sai bene che parlare di omosessualità in ambiente laico (e talvolta anche cattolico) è oggi un terreno minato.
Si può scatenare una bufera da un momento all’altro.
Per cui mi limito a riportare quanto dice il Magistero.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo