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Padre,
volevo chiederle come si fa a essere distaccati da se stessi, per mettere Dio al primo posto anche in una forse eccessiva confidenza con una donna, cristiana sì, ma pur sempre donna. Io penso che la vita non sia fatta per cercare di piacere alle persone. E ho letto in santa Caterina da Siena nei Dialoghi che Dio vuole tutto il cuore e non una parte. Faccio il rosario intero ogni giorno e so che Dio parla nel silenzio, nell’adorazione e nel distacco. Non so come gestire la cosa. Io ho pensato di parlare lo stretto necessario e per inerzia e reazione. Temo l’attaccamento del cuore. Il bello è che prima mi lamentavo di solitudine e noia.
Cordialmente,
Michele


Caro Michele,
1. visto che nella tua mail hai citato Santa Caterina da Siena ti rispondo nel medesimo modo in cui ti risponderebbe la nostra Santa.
In una lettera scritta ad una donna sposata, ad una certa “monna Mellina, donna di Bartolomeo Balbani in Lucca” dice:
“Io Caterina scrivo a te con desiderio di vederti talmente unita e trasformata nel fuoco della divina carità che nessuna creatura o cosa ti separi mai da questa carità.
Sai bene che affinché due cose siano fra loro perfettamente unite bisogna che nulla vi sia in mezzo ad esse: se ci fosse in mezzo qualche cosa non ci potrebbe essere perfetta unione.
Ora, pensa che proprio così Dio vuole l’anima: senza alcun amore di sé o di creatura che si frapponga fra lei e il creatore.
Dio infatti ci ama senza che fra lui e noi si frapponga una terza cosa: il suo amore è largo e liberale, pienamente gratuito, amandoci prima d’essere amato. E’ vero, come abbiamo detto, che l’uomo non può amare di questo amore perché è sempre tenuto ad amare Dio per obbligo di riconoscenza a motivo dei continui benefici che riceve e partecipa da lui: ma nondimeno il suo amore deve essere così netto e libero da far sì che non ami alcuna cosa fuori di Dio, né persona né cosa, né spiritualmente né temporalmente.
Per questo ti dissi che tu e le altre mie figliuole dovete essere unite e trasformate in Dio per amore, togliendo via ogni mezzo che impedisca la perfetta unione; ma dovete essere unite solo col mezzo della divina carità: questo è il glorioso mezzo che non divide mai, ma sempre
unisce.
Il maestro muratore quando vuole edificare un muro fa così: raduna molte pietre e le fa combaciare insieme per mezzo della calcina: se non ci mettesse questo mezzo le pietre cadrebbero, si sconnetterebbero e si spezzerebbero.
Ugualmente deve fare l’anima nostra, ossia radunare tutte le creature e unirsi a loro per amore e desiderio della loro salvezza, perché siano partecipi del sangue dell’Agnello.
Allora questo muro fatto di tutte le creature unite insieme si conserva e rimane compatto perché le creature sono molte e nel medesimo
tempo sono una sola.
Ma tu mi potresti dire: «Ci dici che Dio non vuole mezzo fra noi e lui, e ora dici che dobbiamo porci il mezzo». Ti rispondo dicendoti che devi andare solo col mezzo del fuoco della divina carità, la quale è un mezzo che non è propriamente mezzo che si frapponga, ma un mezzo che ci fa diventare una sola cosa con Dio, come il legno che si mette nel fuoco.
Forse che il legno rimane legno? No, ma diventa una cosa sola col fuoco. Ma se si frapponesse fra noi e Dio il mezzo dell’amor proprio, questo sì che sarebbe un mezzo che vi toglierebbe Dio.
Perciò ti dissi che Dio non vuole alcun mezzo e ogni amore che non è fondato nel vero mezzo non dura” (Lettera 164).

2. In altre parole dobbiamo amare il prossimo in Dio e per Dio, perché Dio sia in lui e lui in Dio.
Nel caso specifico dell’amore matrimoniale gli sposi devono amarsi in Dio e cioè con il suo stesso amore.
E poiché Dio ama per donare tutto se stesso, marito e moglie si devono amare per donarsi a vicenda Dio e al fine che tutto concorra ad alimentare, custodire e incrementare quest’unione.

3. I genitori di Santa Teresina del Bambin Gesù, che sono stati dichiarati santi dalla Chiesa, si amavano proprio così.
Una loro figlia, Maria, ha detto nel processo per la beatificazione di Teresa: “Mio padre e mia madre avevano una fede profonda e, sentendoli parlare insieme dell’eternità, ci sentivamo disposte, pur così giovani come eravamo, a considerare le cose del mondo come una pura vanità”.

4. La mamma di santa Teresina, Zelia, scriveva così al fratello Isidoro di cui la comune sorella Sr Dositea si affliggeva per i suoi rovesci economici: “Le ho detto di non lambiccarsi il cervello per tutto ciò, che non vi era che una cosa da fare: pregare il buon Dio, perché né lei né io potevamo aiutarti in altra maniera.
Ma Lui saprà ben trarci fuori di qui, quando troverà che abbiamo sofferto abbastanza, ed allora tu riconoscerai che non è né alle tue capacità, né alla tua intelligenza che devi la riuscita, ma solo a Dio, come accade a me con il mio punto d’Alençon: questa convinzione è molto salutare, l’ho provato di persona.
Tu sai che siamo tutti portati all’orgoglio ed io noto spesso che coloro che hanno fatto fortuna sono, per la maggior parte, di una presunzione insopportabile.
Non dico che sarei divenuta così, e nemmeno tu, ma saremmo stati più o meno macchiati di questo orgoglio; poi, è certo che la costante prosperità allontana da Dio.
Non ha mai condotto i suoi eletti per quella strada, essi sono passati prima per il crogiuolo della sofferenza, per purificarsi.
Tu dirai che ti faccio la predica, ma tuttavia non ne ho l’intenzione; penso a queste cose molto spesso e te le dico; ora, chiama questo una predica, se vuoi!”

5. Quello che tu chiami “essere distaccati da se stessi” e che può apparire come una grande forma di povertà coincide per un cristiano nel volere a se stesso il più grande bene, perché ama se stesso in Dio e per Dio.
E amandosi in Dio e per Dio possiede tutto.

Ti auguro di crescere sempre più in questa strada.
Per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo