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Quesito
Caro Padre Angelo,
sono uno studente di liceo. Da qualche mese ho iniziato la lettura dell’antico testamento che trovo molto interessante.
Mi trovo però in difficoltà a capire il vero significato di quello che leggo.
Per es. riguardo alla creazione di Adamo e Eva non ho difficoltà ad accettare che si tratta di un fatto storico, come dice la Chiesa.
Riguardo invece alla tentazione del demonio, la disobbedienza di Eva e Adamo e la cacciata dal paradiso terrestre, se ho capito bene, per la Chiesa non si tratta di fatti realmente accaduti. La narrativa insegna che i nostri progenitori hanno perpetrato un misterioso atto di superbia e ribellione a Dio.
Quindi in certi casi trattasi di fatti realmente accaduti, mentre in altri casi trattasi di narrazioni simboliche.
Mi chiedo allora come faccio a distinguere?
Sono tentato di accettare semplicemente l’interpretazione della Chiesa per evitare di pormi problemi.
Ho l’impressione però che se si accetta l’idea che parecchie narrazioni siano simboliche alla fine si può travisare il significato della Bibbia.
Gradirei ricevere il Suo aiuto per risolvere questo dilemma per me piuttosto difficile.
Grazie.
Francesco
Risposta del sacerdote
Caro Francesco,
1. nella lettura dell’Antico Testamento, soprattutto dei primi undici capitoli della Genesi, è necessario distinguere tra il fatto storico e l’immagine o il modo in cui questo fatto è stato descritto.
2. Ad esempio, quando si legge che Dio ha creato l’uomo si deve intendere questo come un reale intervento di Dio che in quel momento ha dato un’anima razionale ai nostri due progenitori, Adamo ed Eva.
Non solo, ma li ha anche elevati all’ordine soprannaturale, perché fin dall’inizio furono dotati della grazia santificante, con la presenza personale di Dio dentro la loro anima.
3. Nel 1948 il segretario della Pontificia Commissione Biblica, in una lettera molto autorevole scritta al Card. Suhard, arcivescovo di Parigi, scriveva: “I primi undici capitoli della Genesi… riferiscono in un linguaggio semplice e figurato, adattato alle intelligenze di un’umanità meno progredita, le verità fondamentali presupposte all’economia della salvezza e in pari tempo la descrizione popolare delle origini del genere umano e del popolo eletto” (16.1.1948).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica nella medesima linea, parlando della creazione dell’uomo, dice: “Il racconto biblico esprime questa realtà con un linguaggio simbolico, quando dice che «Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita, e l’uomo divenne un essere vivente» (Gn 2,7)” (CCC 362).
4. Ancora è un fatto storico che proveniamo tutti da un medesimo ceppo, e cioè da una coppia originaria, alla quale la Scrittura dà i nomi di Adamo ed Eva.
A questo medesimo e unico ceppo è legato il dogma del peccato originale, che si trasmette per propagazione di generazione in generazione.
5. È ugualmente un fatto storico che all’origine del peccato dei nostri progenitori c’è stata una tentazione da parte del demonio, che è una realtà esistente.
Questa presenza malefica è stata descritta attraverso un linguaggio semplice e figurato, l’immagine del serpente.
Si tratta di un essere, già ribelle a Dio e dannato eternamente, che tenta l’uomo perché anch’egli venga colmato di tutti i mali di cui egli è pieno e sia privato di tutti i beni di cui si è defraudato.
Inoltre il demonio viene presentato come un essere che agisce in opposizione a Dio, che presenta Dio come un nemico dell’uomo, come se Dio volesse nascondere all’uomo qualche cosa, ciò che sarebbe successo qualora avessero disobbedito.
6. Il testo sacro rappresenta questa tentazione attraverso il dialogo tra il serpente e i nostri progenitori.
Anche qui si raffigura il dialogo con linguaggio semplice e figurato, perché il demonio è un essere spirituale, un angelo decaduto, che ha tentato l’uomo attraverso la coscienza.
7. Ugualmente la disobbedienza dei nostri progenitori è un fatto storico.
Tuttavia è descritta con linguaggio semplice e figurato: hanno voluto mangiare dell’albero della scienza del bene e del male.
Intanto la Scrittura parla di un albero particolare: della scienza del bene e del male.
Quella dell’albero è un’immagine, ma rimanda ad una realtà: l’uomo è libero, è stato posto come signore del creato, ma la sua libertà non è una libertà illimitata, una libertà che possa decidere ciò che è bene e ciò che è male.
È la libertà di un essere creato.
Dicendo creato, vengono indicati i limiti di questa libertà: non è libero nei confronti del proprio essere e della propria natura, che ha ricevuto da Dio.
E non è libero nei confronti del fine per cui Dio l’ha creato: la felicità.
8. Anche l’iconografia cristiana si è servita di un linguaggio semplice e figurato per rappresentare l’albero della scienza del bene e del male. L’ha indicato come una mela.
Ma da nessuna parte della Sacra Scrittura si parla di mela come disobbedienza a Dio. Si dice piuttosto che si tratta dell’albero della scienza del bene e del male.
9. Anche la cacciata dal paradiso terrestre è un fatto realmente accaduto, ma presentato con linguaggio semplice e figurato.
Con la disobbedienza Adamo ed Eva hanno perso la presenza personale di Dio mediante la grazia santificante, l’amicizia con Dio, il tesoro meraviglioso che possedevano nel proprio cuore.
Hanno perso i doni preternaturali, quali l’immunità dalla malattia e dalla morte e si sono trovati inclinati male.
La cacciata esprime in termini spaziali (di nuovo il linguaggio semplice e figurato) l’allontanamento dell’uomo da Dio.
I cherubini posti a custodire l’albero della vita, che è l’albero dell’immortalità, stanno a significare che l’uomo che si è allontanato da Dio non può nutrirsi in della vita di Dio.
Ha bisogno di essere redento e purificato.
Solo con la morte e risurrezione di Cristo potrà di nuovo mangiarne e diventare partecipe della vita di Dio.
10. In conclusione, soprattutto per la Genesi e i suoi primi undici capitoli, è necessario distinguere tra evento e cornice simbolica con cui l’evento stesso viene descritto.
La cornice simbolica rimanda all’evento e lo spiega ulteriormente.
La Chiesa dunque non ci chiede di attenerci alla pura materialità del testo, ma di comprenderlo.
Ti auguro ogni bene per i tuoi studi e per il tuo futuro, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo