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Quesito

Reverendo Padre,
ho un’altra domanda per la quale ho atteso tanto prima di decidermi a scriverle, ed eccomi qui.
La pazienza che deve avere lei è tanta a leggere tutti i dubbi, le lamentele, le provocazioni, le confusioni dei fedeli. Per questo la ringrazio moltissimo da subito.
Siamo poca cosa noi esseri umani, siamo fragili, fallibili, deboli, ignoranti e questo lo sappiamo. Io, almeno, mi ci ritrovo pienamente in questa piccola carrellata di termini che mi dipingono bene.
Tuttavia il desiderio di migliorare, di non abbandonarsi, c’è ed è molto.
Sono sposato da alcuni anni ed ho un figlio che è un gioiello.
Non lo dico perchè sono il papà, e quindi lo vedo con occhi particolarmente benevoli, ma perchè vedo in lui un essere che è davvero bello nel suo complesso.
Un dono speciale che Dio ha fatto a noi, i genitori, ma anche a lui stesso.
Ora vengo al mio problema, diciamo pure così.
Nella vita le cose si comprendono, tuttavia non sempre, soltanto col passare del tempo.
Quando mi sono sposato volevo una moglie con determinati requisiti economici e lavorativi.
Ho incontrato una donna, per la cui attività potrei definire un professionista, che rispondeva a questi requisiti e che, lì per lì, mi sembrava anche una persona buona, semplice, una persona senza fronzoli e idee strane per la testa. E così si è dimostrato. Mia moglie è una brava donna. Una donna che non corre dietro alle mode, alle sciocchezze o altro.
Prega, è praticante e si interessa molto delle cose della Chiesa.
Però forse per lei non c’era quell’attrazione (è la parola giusta?) o quel desiderio che solitamente dovrebbe accendere un rapporto che poi possa portare al matrimonio. C’era amore quando ci siamo conosciuti? E cosa è davvero l’amore?
Amore è volere il bene dell’altro, lo so, ma senza uno stare bene anche nostro… diventa solo sacrificio. Mi chiedo chi farebbe un qualsiasi passo se non ci fosse anche un senso almeno di benessere personale. Di gioia.
E così mi sono accorto, nel tempo, che per lei non provavo quel desiderio che ci dovrebbe essere tra due coniugi. Il desiderio di un abbraccio, di una carezza, di sentirla se magari è lontana…. Purtroppo questa è la realtà.
Ovviamente ci si vuole bene, c’è reciprocità, si fanno piani assieme, anche per nostro figlio. C’è la famiglia. Però dentro di me, e non posso negare l’evidenza, non c’è quella felicità o quella gioia che forse c’è in altre coppie che si vogliono bene, che si sentono fatti l’uno per l’altra. Anche l’intimità è praticamente quasi scomparsa. Ma se non c’è il desiderio che si deve fare? Devo fingere? Non posso. O forse dovrei fare uno sforzo verso la persona che mi è accanto per mostrare che quasi quasi sono più bravo ancora di quanto si possa pensare e l’amo di più perchè mi sacrifico per lei?
Non so se sono riuscito a spiegarmi, forse sì.
E così parlo spesso a Dio e Lui sa come stanno le cose. Io cerco di fare qualcosa di buono, mi si passi il termine, ma la realtà non la posso cambiare.
Se a me piace la pizza è certo che la mangio volentieri. Se qualcosa invece non mi piace… (de gustibus) non la mangio, o devo mangiarla per forza?
Lei mi dirà che quando ci siamo sposati abbiamo siglato un contratto, liberamente, e che c’è un accordo, nel bene e nel male, e che quindi un cristiano deve darsi o anche soffrire? per l’altro. Capisco, e  per questo vado avanti, e faccio del mio meglio, ci mancherebbe ma di più… non riesco.
Sono nell’errore?
La ringrazio per quello che potrà dirmi.
Un cordiale saluto.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. Oggi i matrimoni, in genere, sono preceduti dall’innamoramento.
In passato, e in molte parti del mondo ancor oggi, il matrimonio è un contratto. In genere il volersi bene, anche se non si giungesse all’innamoramento viene fuori dopo.
In ogni caso non vi è alcun dubbio sulla validità del tuo matrimonio, perché matrimonium facit voluntas.
È sufficiente dunque l’atto della volontà con il quale hai espresso liberamente il tuo consenso davanti all’altare.

2. La vita matrimoniale poi prende il suo corso e questo non sempre è secondo le nostre attese.
Ma anche Abramo quando partì dopo aver sentito la voce di Dio che gli parlava parti per un paese che non conosceva. Questo paese gli si è rivelato cammin facendo.
Penso che ognuno di noi, nel bene o nel male, debba dire che la sua vita si è sviluppata senza sapere che cosa gli dovesse accadere e ciò che concretamente l’avrebbe determinata o segnata.

3. Può capitare dunque di ritrovarsi a fianco una moglie o un marito che rivela aspetti dei quali non si era fatto sufficientemente conto.
Tua moglie svolge un’attività da professionista, un’attività che richiede una particolare esattezza, che coinvolge la sua vita, la sua passione e la sua dedizione e che la prende anche quando è a casa con te e con tuo figlio.
Non mi stupisco se, per questo suo dedicarsi, chi si trova a fianco a lei si senta come un po’ dimenticato e avverta anche per il figlio che, più che aver una madre, ha accanto a sé un professionista.
Non mi stupisco neanche che la tua reazione nei suoi confronti sia in qualche modo bloccata e quasi sulla sua stessa lunghezza d’onda.

4. Penso che questo sia un debito che si paga nei confronti della società, quando un coniuge è coinvolto in un lavoro, in un’attività o in una professione che lo impegna non soltanto un tot di ore al giorno, ma sempre.

5. In questa situazione ti propongo una duplice riflessione.
La prima: da parte tua non deve mancare nulla, anche sotto l’aspetto affettivo, di quanto è richiesto ad un marito nei confronti della propria moglie.
Le manifestazioni affettive, a partire dalle dedizioni, dalle attenzioni e dalle premure, devono essere costanti.
In ogni famiglia, ma in modo particolare nella tua, l’amore va continuamente ravvivato e risvegliato.
Le parole di San Paolo: “E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” (Ef 5,25) non sono di semplice consiglio, ma esprimono un comando ben preciso.
Prima, al tempo del fidanzamento, il  vostro amore reciproco era come un regalo. Non avevate il preciso obbligo morale di continuare ad amarsi.
Dopo il matrimonio il vostro amore è diventato qualcosa di dovuto. Con il patto coniugale vi siete vincolati reciprocamente e vi siete promessi amore e rispetto.
Questo obbligo, secondo una bella espressione del Concilio Vaticano II, esige “che il mutuo amore dei coniugi abbia le sue giuste manifestazioni, si sviluppi (proficiat) e arrivi a maturità (et maturescat)” (GS 50).
Ora questo non avviene automaticamente, ma richiede l’impegno costante di entrambi i coniugi che sono chiamati a rinnovare continuamente l’amore attraverso il rispetto reciproco, le piccole manifestazioni quotidiane di affetto, le attenzioni ai desideri dell’altro e la dedizione reciproca.
Nello stesso tempo è impegno a superare le insidie dell’egoismo, perennemente in agguato.
In una parola, nell’amore coniugale non devono mancare quelle che secondo San Tommaso sono le quattro caratteristiche dell’autentico amore di amicizia: l’unione reale fra i due, e cioè lo stare insieme; la condivisione dei pensieri, dei sentimenti, delle fatiche e delle gioie; l’essere più dietro alla persona amata che a se stessi; il perdersi per lei (Somma teologica, I-II, 28, 2).

4. Mentre la prima riflessione tocca direttamente tanto te quanto tua moglie, la seconda invece riguarda personalmente te.
Anche nel caso che tua moglie non svolga il proprio dovere di sposa e di madre, perché troppo coinvolta in un’attività esterna alla famiglia che le assorbe pensieri e dedizione, mentre da una parte tu non devi venir meno ai doveri che ho menzionato, dall’altra sei invitato a cercare in Dio, in Gesù Cristo, quello che tua moglie non ti può dare.
Questo è non è un ripiego né una semplice sublimazione nei confronti di qualcosa che non ti viene dato, ma tocca il centro del matrimonio cristiano.
Sappiamo tutti che il matrimonio cristiano è un sacramento, e cioè un segno sacro di un altro Amore, quello di Dio e di Gesù Cristo per ognuno di noi.
Il marito o la moglie che ci stanno accanto, mentre sono una bella realtà, nello stesso tempo sono segno e richiamo di un’altra realtà, di un altro sposalizio, di un’altra intimità: quella di Dio e di Gesù Cristo con ognuno di noi.
Anche nel caso migliore che tua moglie cominci ad essere particolarmente affettuosa e si accendesse fra voi due un autentico innamoramento rimarrebbe sempre vero che nessuna persona umana può prendere il posto di Dio.
San Tommaso ricorda che solo Dio sazia e che tutto ciò che è meno di Dio non sazia.
Anche nel matrimonio meglio riuscito ogni singola persona rimane una solitudine intatta, come ha detto Jacques Maritain, che pure aveva con Raissa sua moglie una comunione spirituale meravigliosa al punto da dire che il meglio dei suoi pensieri e delle sue intuizioni l’aveva ricevuto da lei.
Pertanto ti esorto a coltivare molto la tua comunione col Signore, attraverso l’ascolto della sua parola, la preghiera, la partecipazione ai sacramenti, soprattutto alla Santa Comunione.
Vedrai che questa più profonda comunione col tuo Sposo ti sazierà nel più profondo e nello stesso tempo ti svelerà tante nuove vie per comunicare con tua moglie: la amerai infatti con il cuore stesso di Dio, riversando su di lei tesori di grazia, di meriti, di sapienza e di dedizione.

Ti saluto, ti auguro ogni bene, ti ricordo nella preghiera e ti benedico con tutta la tua famiglia.
Padre Angelo