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Quesito
Caro padre Angelo,
le chiedo, se possibile, un’opinione sulla seguente questione ma le premetto che esponendola quasi mi vergogno perché mi sembra una richiesta superficiale rispetto a tanti problemi più seri che si potrebbero avere.
Mi laureerò in medicina e mi trovo a dover fare la scelta della specializzazione, cioè di che tipo di medico sarò nella vita.
Questo mi ha causato uno stato di grande inquietudine perché mi chiedo cosa Dio desideri che faccia. Fin da piccola ho sempre desiderato fare il medico in paesi in via di sviluppo ma mi trovo come tra due fuochi:
interiormente sento come se dovessi scegliere malattie infettive, che mi piace molto e mi permetterebbe di assistere un giorno malati di aids, lebbra, tubercolosi, che purtroppo continuano a morire spesso perché privi di cure in questi paesi.
Ma è molto difficile essere ammessi in questa scuola di specialità perché ci sono pochi posti e dovrei rimanere ancora per più di un anno ad abitare lontana da casa a spese dei miei genitori, con il rischio poi di non entrare tra l’altro e dover tentare l’anno successivo. Allo stesso tempo mi dico che se questa è la mia strada Dio mi aiuterà e sbaglio non confidando in lui. Mi sembra di sentire dentro che questa è la cosa giusta ma al tempo stesso mi chiedo se non si tratti solo di una mia illusione o addirittura una scelta di superbia per voler fare un giorno chissà che. Si sa infatti che non conta cosa uno fa ma l’impegno e lo spirito con cui lo fa.
L’altra scelta è ortopedia, che mi piace di meno, ma mi consentirebbe di avere più possibilità di essere ammessa, avvicinarmi a casa e pesare meno economicamente e comunque mi consentirebbe allo stesso modo di poter fare del volontariato in quei paesi, certo in un ramo medico diverso.
Il giorno del Corpus Domini ho detto: Per il Tuo Corpo Signore, Ti chiedo di indicarmi cosa vuoi che faccia. Così ho scritto le due opzioni su due foglietti, ho pescato a caso ed è uscito malattie infettive. Poi però ho abbandonato questa scelta perché mi sono convinta che è una strada troppo incerta…
I giorni precedenti avevo usato questo metodo altre volte per la stessa scelta ed era uscita una cosa diversa tutte le volte; semplicemente quelle volte pensavo aiutami Gesù, mentre il giorno del Corpus Domini mi è sembrato che la cosa potesse avere più valore perché avevo chiesto ‘‘Per il Tuo Corpo…’
Le chiedo cosa debbo fare? Pecco se non mi attengo a questo risultato, cioè quello avuto nel giorno del Corpus Domini?
O è pura presunzione pensare di ottenere risposta da Dio con un simile gioco di sorte?
Questa indecisione mi turba molto e temo di scegliere per paura e scarsa fiducia una strada che non sia quella che Dio vorrebbe.
Mi scuso ancora per la frivolezza dell’argomento ma è una preoccupazione continua per me.
La ringrazio tanto se vorrà rispondermi.
Che Dio la benedica per quanto fa.
S.
Risposta del sacerdote
Cara S.,
1. certamente tu hai agito in buona fede tirando a sorte, anche dopo aver pregato, come hai fatto nel giorno del Corpus Domini.
Ma questa pratica cui si ricorre per dirimere le questioni, detta anche sortilegio, è condannata dalla Chiesa.
Ma prima che dalla Chiesa è proibita dalla Sacra Scrittura.
Ecco che cosa dice il testo sacro: “Non si trovi in mezzo a te chi esercita la divinazione o il sortilegio o l’augurio o la magia; né chi faccia incantesimi né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore; a causa di questi abomini, il Signore tuo Dio sta per scacciare quelle nazioni davanti a te” (Dt 18,10-12).
Come vedi, la condanna è senza eccezioni.
2. Dice San Tommaso:
“Se da questo giudizio delle sorti si vuol sapere a chi si deve assegnare qualche cosa, cioè beni materiali, onori, dignità… abbiamo la sorte divisoria.
Se invece si vuol sapere il da farsi, abbiamo la sorte consultoria.
Se invece si vuol conoscere il futuro, si ha la sorte divinatoria” (S. Tommaso, Somma Teologica, II-II, 95, 8).
La tua pratica si configura come sortilegio consultorio e viene considerata come una tentazione di Dio, perché pretende di piegare la sua volontà a manifestarsi attraverso mezzi da noi stabiliti e da lui proibiti.
3. Tu hai agito in buona fede, per cui mi pare di poter dire che non hai commesso alcun peccato.
Ma non è un metodo buono.
L’unica via da percorrere è quella del discernimento, che si fa consigliare da chi di dovere (in questo caso i primi interlocutori sono i tuoi genitori), accompagnato da molta preghiera e anche da qualche sacrificio perché tutti si dispongano al meglio per conoscere ciò che più è gradito a Dio.
4. Gli apostoli ricorsero alla sorte per la sostituzione di Giuda e fu eletto Mattia.
S. Beda però nota che “Mattia, ordinato prima della Pentecoste, fu scelto a sorte perché ancora nella Chiesa non era stata infusa la pienezza dello Spirito Santo; dopo invece i sette diaconi furono chiamati all’ordinazione non a sorte, ma mediante la scelta dei discepoli” (S. Beda, Super Actus Apostolorum, 1, 26).
Carissima, l’argomento che mi hai sottoposto non è frivolo. Ti ringrazio di avermi sottoposto questo tuo problema, che ingenuamente può essere di molti altri.
Tutti siamo costretti a riconoscere che quanto ci insegna il Signore e quanto ci trasmette la Chiesa è la via più saggia e più sicura, anche se lì per lì sembra più faticosa.
Ti assicuro una preghiera perché il Signore ti illumini e ti benedico.
Padre Angelo