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Quesito
Carissimo Padre,
sono tante le volte che Le scrivo e tante le volte che La ringrazio perchè mi aiuta a comprendere le "Vie di Dio" su noi poveri uomini…
la mia domanda è la seguente: è contro Dio astenersi per vari motivi (oggi forse il più ricorrente è quello economico, dato la grave crisi in cui oggi molte famiglie riversano) nel periodo di fertilità della donna proprio per paura di avere un figlio?
Forse a questa domanda si può rispondere "No, Dio vede e provvede!", ma a quanti si può chiedere un grado di fede così eroica (perchè oggi come oggi, dato il momento storico di crisi è fede eroica, magari concepire un figlio avendo un solo stipendio e una busta paga che fa miseria)? Cioè Dio vuole lo stesso grado di fede magari mio a quello dei grandi Santi che hanno fatto opere di Dio meravigliose, pur non avendo un centesimo?
Allora data la fede che per molti è una cosa difficilissima (per motivi che non voglio elencare perchè la casistica è veramente copiosa), si giustifica l’astinenza (intesa nel giusto termine di astenersi dal rapporto e non di alterare o impedire la nascita con contraccettivi di qualsiasi genere) dei rapporti coniugali nel periodo di fertilità della donna per questi casi?
Grazie in anticipo per la risposta, e chiedo preghiere per la mia famiglia.
Simone
Risposta del sacerdote
Caro Simone,
1. quando la Chiesa parla di paternità responsabile sottintende questo: che i genitori siano in grado di assicurare per i figli tutto ciò che è loro richiesto per raggiungere il loro perfezionamento temporale ed eterno.
Per perfezionamento temporale s’intende anche che i figli siano in grado di essere provvidenti a se stessi e di costituire a loro volta una famiglia.
Ora perché i figli siano in grado di essere provvidenti a se stessi si richiede, oggi in particolare, che abbiano studiato, si siano perfezionati in qualche competenza e possano avere un lavoro che assicuri il dovuto sostentamento.
2. Per questo Paolo VI pone come terzo criterio della paternità responsabile il tener conto delle “condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali”.
E in base ad esse formulare un giudizio sul numero dei figli: “sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato una nuova nascita” (Humanae vitae, 10).
3. Il Concilio Vaticano II ricorda che “questo giudizio (sul numero dei figli) in ultima analisi lo devono formulare, davanti a Dio, gli sposi stessi” (Gaudiun et spes 50).
I quali devono tenere conto delle condizioni della loro famiglia e anche di quelle della società e della Chiesa: “I coniugi adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità e, con docile riverenza verso Dio con riflessione e impegno comune si formeranno un retto giudizio, tenendo conto sia del proprio bene personale che di quello dei figli, tanto di quelli nati che di quelli che si prevede nasceranno, valutando le condizioni di vita del proprio tempo e del proprio stato di vita, tanto nel loro aspetto materiale che spirituale; e in fine, salvaguardando la scala dei valori del bene della comunità familiare, della società temporale e della stessa Chiesa” (GS 50).
4. Mi piace sottolineare che Paolo VI nella paternità responsabile ha inteso includere sia la deliberazione ponderata e generosa di accrescere il numero dei figli sia il loro contenimento.
Ed è per questo che la Chiesa ha sempre preferito la dizione di paternità responsabile a quella di controllo della natalità, che sembra avere un’unica direzione, quella di limitare il numero dei figli.
Opportunamente Giovanni Paolo II ha affermato che “la paternità responsabile, come espressione di un alto valore etico, in nessun modo è unilateralmente diretta alla limitazione ed ancor meno all’esclusione della prole: essa significa anche la disponibilità ad accogliere una prole più numerosa” (5.9.1984).
5. In virtù di questo il Concilio ha sempre avuto espressioni di elogio per la famiglia numerosa, voluta responsabilmente: “I coniugi cristiani, confidando nella divina Provvidenza e coltivando lo spirito di sacrificio (1 Cor 7,5), glorificano il Creatore e tendono alla perfezione in Cristo quando adempiono alla loro funzione di procreare con generosa, umana e cristiana responsabilità.
Tra i coniugi che in tal modo soddisfano alla missione loro affidata da Dio, sono da ricordare in modo particolare quelli che con decisione prudente e di comune accordo, accettano con grande animo anche un gran numero di figli da educare convenientemente” (GS 50).
6. Avrai notato le varie espressioni tutte ben misurate del Magistero:
“confidando nella divina Provvidenza e coltivando lo spirito di sacrificio”
“procreare con generosa, umana e cristiana responsabilità”.
E poi anche: “con decisione prudente e di comune accordo”.
7. Tutti dobbiamo avere fiducia nella divina Provvidenza.
Senza dimenticare tuttavia che Dio, avendoci dotato di intelligenza e volontà, ha voluto che diventassimo provvidenza a noi stessi e di non aspettare che tutto piova dal cielo.
Alcuni santi, come San Giuseppe Benedetto Cottolengo, hanno avuto una fiducia eroica e quasi carismatica nella Provvidenza. Questo Santo non ha mai cercato soldi e altre beni necessari per le sue istituzioni. Ha aspettato che gli arrivassero.
Ma altri Santi, come il suo contemporaneo e conterraneo San Giovanni Bosco, aveva fiducia nella Provvidenza in altro modo: bussando e andando a cercare.
7. Tutti dobbiamo avere fiducia illimitata nella Divina Provvidenza, ma ognuno secondo le esigenze del proprio stato.
Anche ai genitori il Signore chiede una fiducia illimitata nella Provvidenza, ma tenendo conto – come è proprio di un padre di famiglia – delle “condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali”.
Come del resto tutti dobbiamo avere il cuore distaccato dai beni materiali: ma un conto è essere distaccati come francescani e un altro conto è quello di chi nel contempo deve provvedere a dei bambini e a dei giovani in tutte le loro necessità.
Ti auguro un Santo Natale, ricco di grazia e di pace.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo