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Quesito
Buongiorno, ho letto le risposte che lei fornisce a i diversi lettori sostenendo che le persone che commettono peccati gravi provano un senso di disagio, tristezza e impoverimento legata agli atti che compiono :
guardi, io sono una persona che bestemmia, si masturba 7 – 8 volte al giorno e scarica immagini di donne nude da internet (nel mio computer possiedo circa 7000 immagini di donne nude), e via e-mail ho anche spedito messaggi ingiuriosi a persone poco gradite.
Lei ovviamente mi risponderà che sono destinato alla dannazione eterna (le solite cose), ma a me interessava la risposta sulla tristezza, disagio, ecc…
Le devo comunicare che dopo aver pronunciato bestemmie e compiuto azioni impure mi sento perfettamente tranquillo e normale e per nulla impoverito da queste azioni, per cui alcune persone come me non rientrano in una certa casistica di disagio e dolore morale.
Che cosa ha da rispondermi in proposito (a parte il fatto che sono destinato alla dannazione eterna se non confesso i miei peccati) ?
Saluti
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. se una persona è sana avverte disagio e dolore quando viene colpita da infermità.
Ma se uno è paralizzato in tutto il corpo può anche non avvertire niente, perché è come morto.
2. Può succedere la stessa cosa anche per la coscienza. Può rendersi insensibile nei confronti del bene e del male.
Probabilmente i criminali nazisti erano così inveterati nella perversione della loro coscienza da non avvertire un minimo di compassione per le persone che ormai trattavano molto peggio che le cose.
3. Qualcosa di analogo può succedere anche per la lussuria.
Un antico filosofo pagano, Aristotele (IV secolo a. C.) diceva che la lussuria corrompe il giudizio di coscienza.
Non solo lo corrompe, ma per alcune persone addirittura fa perdere la testa.
È questo il motivo per cui qualcuno o qualcuna sfascia tranquillamente il matrimonio, insensibile al dolore del coniuge tradito, ferito e umiliato. E insensibile anche di fronte alle lacrime o alle implorazioni dei figli.
C’è dunque la possibilità di una corruzione grave della propria coscienza, il cui compito nativo è quello di mormorare contro il male che si compie (rimorso) e di spronare a compiere il bene.
4. San Paolo dice la stessa cosa quando afferma che per alcuni “il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra” (Fil 3,19).
Vedi dunque a quale punto si può giungere: ci si può vantare di ciò che è aberrante.
Sant’Agostino dice di se stesso che quando era ancor immerso nel peccato provava fastidio nel sentire certi discorsi nel medesimo modo in cui chi è malato agli occhi prova fastidio per la luce.
Chi è malato negli occhi sta bene solo se è al buio e proprio per questo alcune persone portano lenti molto scure o nere.
5. Tu ti vanti di aver scaricato settemila donne nude.
È questo l’orgoglio di una persona umana?
E se uno ne avesse scaricato diecimila sarebbe più uomo di te?
È questo l’obiettivo che proponi ai tuoi figli o alle tue figlie, se ne hai e se sei sposato?
Senza dire delle impurità che compi molte volte al giorno, che hanno forse più del patologico che del colpevole.
In ogni caso, sarebbe questo il traguardo cui dovrebbe mirare una persona?
6. La tua situazione è simile a quella descritta da San Paolo.
C’è una cecità pressoché totale nella tua coscienza, almeno su determinati versanti.
È questa cecità che non ti fa vedere ciò che è buono o cattivo sotto il profilo morale ed è pure questa cecità che ti rende insensibile e incurante della tua sorte eterna, di cui sembri disprezzarne anche il solo pensiero.
Tuttavia la realtà non esiste in dipendenza da quello che noi crediamo o non crediamo!.
7. Per questo concordo con te quando scrivi: “per cui alcune persone come me non rientrano in una certa casistica di disagio e dolore morale”.
Concordo, anche se per motivi del tutto opposti ai tuoi.
Ti assicuro la mia preghiera, sebbene non è richiesta, perché quello che mi hai scritto non mi lascia insensibile. Ne provo amarezza.
Ti abbraccio e ti benedico.
Padre Angelo