Questo articolo è disponibile anche in:
Italiano
Quesito
Caro Padre Angelo,
Le porto un argomento che temo non servirà a molti altri ma per me è da tempo divenuto importante, Vi seguo da tempo e credo che mi possiate dare una prospettiva.
Alcuni anni fa alla nascita del nostro terzo figlio con mia moglie abbiamo fatto un percorso di fede che continua ancora, un cammino ricco di doni e anche di difficoltà soprattutto per la maggiore consapevolezza che porta arrendersi a l’evidenza di Lui.
Oggi più che mai sono certo, i dubbi e le incertezze sono come schiacciate dalla realtà che mi parla di Lui, come non ero mai riuscito lo vedo anche nelle Croci della vita anzi spesso li Lo abbraccio Lo re incontro.
Giunto per Sua grazia a questo punto della vita mi sorge un’esigenza di Lui che mi porta a chiedermi del perché del creato, Lo ringrazio per tutto eppure non comprendo la necessità di tutto il tempo e lo spazio , di questo vivere che sento un po come un esilio da Lui.
Certo so del peccato originale e qui non riesco ancora ad accettare del tutto che il peccato originale si debba propagare a tutti noi se non per il fatto che ovviamente riconosco me stesso peccatore ma ciò nonostante devo riconoscere anche che siamo tutti anche i più peccatori come me nati, fatti per Lui
Adamo e Eva portano il peccato per la specie umana tutta, Lui solo ci salva tutti, eppure per me la libera scelta dell’animo dell’uomo è Amarlo almeno per quello che ho capito dell’uomo…
E chi non lo Ama è solo perché non lo ha ancora incontrato o perché è stato ingannato!
In somma mi sento Profondamente Amato e sento che Ci Ama tutti, è noi siamo per Lui!
E allora che si aspetta, cosa aspettiamo tutti e Lui cosa aspetta?
Perdoni l’audacia delle parole e del pensare.
La ringrazio per la pazienza e le assicuro una preghiera adesso appena inviata questa email
Grazie
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. è tutto vero quello che hai scritto.
Mi soffermo sulla tua esperienza di sentirti amato da Dio sempre, in ogni momento, anche nelle prove della vita.
I teologi direbbero che quest’esperienza è legata ad un dono particolare dello Spirito Santo. È il dono della scienza, che ci aiuta a vedere tutte le vicende del mondo e anche della nostra vita alla luce di Dio.
Alla luce di Dio con una qualifica particolare, quella che lo dipinge meglio di tutte le altre, quella con la quale Dio ha voluto definire se stesso attraverso l’apostolo San Giovanni: Dio è amore (1 Gv 4,8.16).
Tutto procede dall’amore di Dio e tutto volge all’amore di Dio.
Anche il male, che non procede affatto da Dio, tuttavia da Dio è permesso per essere condannato a servire un bene più grande.
2. È stata questa anche l’esperienza di sant’Agostino il quale ad un certo punto sentì che tutte le creature che procedevano dall’amore di Dio non avevano altro scopo che quello di portarlo ad amare Dio: “E cielo e terra e tutte le creature in essi d’ogni parte mi dicono di amarti”.
E si trattava di un amore così incessante per tutti e così grande che insieme con San Paolo riteneva senza scusa quelli che non l’udivano: “e non cessano di dirlo a tutti affinché “siano senza scusa” (Rm 1,20)” (Confessioni, X,6,8).
3. Santa Caterina da Siena è un testimone meraviglioso nel vedere l’amore sovrabbondante di Dio in ogni vicenda della vita.
Diceva: “Vi ricordo di sperare sempre, e con fiducia d’animo, in qualunque difficoltà vi ponga la divina provvidenza; perché, ammaestrata dalla esperienza, posso assicurarvi che essa è grande, e grande in eccesso, ed estesa sì largamente che non vi è persona né luogo né tempo su cui non diffonda i suoi benefizi e non assista secondo ciò che richiede il bisogno; come voi ed io, nei casi più difficili, abbiamo con evidenza provato, avendo con modi impensati trovato pronto il soccorso ed il rimedio nelle angustie che ci opprimevano e che credevamo insuperabili; così vi prometto che con particolare vigilanza e protezione assisterà e guiderà tutti voi” (Supplemento alla Legenda maior scritto dal b. Tommaso Caffarini, III, 2).
4. “E in particolare nelle tribolazioni: “L’anima che ha viva fede, ha in riverenza ogni pena, considerando chi è colui che le dà, e perché le dà, e a chi le dà.
Chi è colui che le dà? È Dio, somma ed eterna bontà: non per odio, dunque, ma per singolare amore. Così disse ai suoi discepoli: «lo vi mando ad essere perseguitati e martirizzati nel mondo, non per odio, ma per singolare amore. Di quello stesso amore con cui il Padre mi ha amato, io amo voi. Infatti, benché mi amasse di singolare amore, nondimeno mi mandò a patire la pena obbrobriosa della santissima croce» (Cf. Lc 21,12-19; Mt10,17ss; Gv 15.9.20).
Dico: perché le dà? Per amore, come s’è detto, e per la nostra santificazione, affinché siamo santificati in lui.
E chi siamo noi, ai quali sono date queste pene e fatiche? Siamo coloro che non siamo; che, anzi, per colpa nostra siamo degni di cento migliaia di inferni, se tanti ne potessimo ricevere. Infatti, offendendo il bene infinito, dovremmo ricevere pena infinita. Dio, invece, per sua misericordia, ci punisce nel tempo finito, dandoci pena finita” (Lettera 110 a Monna Stracca).
5. Dice anzi di accogliere le pene con lo stesso amore con cui Dio ce le permette: “Dio le permette per amore, e non per odio. Riceviamole dunque con quello stesso affetto con cui vediamo che ci sono date” (Lettera 220 a Suora Maddalena di Alessia).
“Come colui che ama, quando giunge l’amico con un presente non guarda alle mani di lui a causa del dono che reca, ma apre l’occhio dell’amore e guarda al cuore e all’affetto dell’amico; così vuole Dio che facciamo quando la somma eterna e sopra-dolce sua bontà visita con il dolore l’anima nostra” (Lettera 146 a frate Bartolomeo Dominici).
Se fossimo capaci di permanere sempre in questo sguardo di fede, illuminato dal dono dello Spirito Santo della scienza, saremmo sempre ottimisti, più rassegnati e più lieti.
Ti auguro di permanere sempre in questo sguardo, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo