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Quesito
Buongiorno padre,
ho fatto una ricerca nel sito tramite il motore di ricerca (davvero utilissimo e efficacissimo, mi sta aiutando molto a tarare la mia bussola morale, grazie grazie grazie) ma ho un piccolo dubbio su cui spesso con altri si innescano grandi discussioni.
Capita di vedere una persona, amico, conoscente ma anche può essere un parente o un familiare comportarsi in un modo che non si approva/condivide e parlandone con altri in sua assenza, esprimere delle critiche, dei giudizi sul suo comportamento, anche con affermazioni: “è un maleducato, non è modo di comportarsi…”; “guarda come va vestita in giro…”
A questo punto chi magari non condivide queste critiche mosse verso quella persona perchè magari non vede così sbagliato quel comportamento e/o (spesso) ritiene che ognuno abbia il diritto di fare come crede, risponde dicendo “questo è giudicare gli altri, basta con questo ergersi al di sopra degli altri, credersi migliori, il Signore ha detto non giudicate e non sarete giudicati!”
Io a questo punto dentro di me mi innervosisco perchè penso “ma se quello è stato un maleducato, è stato un maleducato, è un fatto! se si sta comportando male, si sta comportando male, mica tutto è una opinione” possibile che non sia giusto dirlo e che anzi sia un peccato agli occhi di Gesù?! Possibile che così facendo io sia troppo rigida, intransigente e bacchettona?
Possibile che non si possa esprimere una critica sull’operato degli altri senza sentirsi dire che si sta giudicando e che non bisogna farlo?! Così sembra che tutto sia relativo ogni volta! A volte, penso anzi che sia un dovere giudicare. Però se si prova a dire qualcosa…sei zittita, etichettata negativamente come quella che giudica.
Come se ne esce? Come si può far capire all’interlocutore che ciò che si sta facendo non è contro il comandamento del Signore? Oppure sto sbagliando io e allora le chiedo, quando è peccato e quando non lo è?
Non bisogna giudicare il cuore dell’altro, per cui quando si dice “è un maleducato” potendo suonare come una condanna, più correttamente si dovrebbe dire “si è comportato in maniera maleducata”, esprimendo quindi un giudizio non sulla persona ma solo sul suo comportamento, però mi sembra di ridurre il tutto a discorsi di lana caprina: se una persona in ogni occasione si è comportata in maniera maleducata, possibile che non si possa dire che è una maleducata? uno non è che può soppesare ogni secondo esattamente le parole, la sostanza resta quella.
Se una va in giro vestita come una poco di buono, perchè se ci si permette di dire che è vestita come una poco di buono, subito si viene bacchettati come fossi una bigotta, una che sta offendendo, una che va in Chiesa e poi è la prima a non rispettare il comandamento di non giudicare?
Mi aiuta padre a fare ordine sul significato esatto di quelle parole di Gesù, su come comportarmi per non sbagliare e su come rispondere?
La ringrazio molto e la saluto con affetto
Raffaella
Risposta del sacerdote
Cara Raffaella,
1. vediamo di fare ordine alla luce della scuola di San Tommaso.
Ebbene, San Tommaso insegna che il nostro modo di conoscere passa attraverso tre atti.
Il primo consiste nel cogliere una cosa.
Il secondo nell’esprimere un giudizio,
Il terzo nel raziocinio o ragionamento.
2. Facciamo un esempio a proposito di una bestemmia.
Innanzitutto la sentiamo con le nostre orecchie. È già una conoscenza. È la prima apprensione di una determinata realtà.
In secondo luogo diciamo che si tratta di una bestemmia, emettendo così un giudizio.
In terzo luogo analizziamo i motivi: ma perché ha detto una bestemmia?…
3. Come vedi il nostro modo di conoscere passa necessariamente e sempre attraverso il giudizio.
Sicché se si sente uno che dice una bestemmia, la nostra conoscenza ci porta a dire e ad emettere questo giudizio: quel tale ha bestemmiato.
È il nostro modo di conoscere che ci porta a riconoscere se un determinato comportamento è giusto e conveniente oppure no.
4. Fin qui dunque è tutto chiaro e corretto.
Il problema nasce quando il giudizio lo si approfondisce attraverso il raziocinio e magari se ne manifestano le conclusioni agli altri.
Intanto va detto che a volte è doveroso formarsi un giudizio e parlarne con altri.
È doveroso ad esempio che due genitori si confrontino sul comportamento dei loro figli, che giudichino, che facciano osservazioni, che correggano…
Anche San Paolo ha giudicato il comportamento di un tale nella comunità di Corinto e l’ha messo fuori.
Del resto Nostro Signore ha giudicato e corretto il comportamento dei farisei.
Potrei dire che tutti talvolta siamo chiamati a giudicare l’operato altrui, soprattutto di coloro che abbiamo delegato a governarci.
5. Altre volte invece il giudizio e soprattutto l’analisi del comportamento altrui sfocia nella maldicenza perché è inutile, non è ordinato a correggere né a formarsi una legittima e doverosa opinione, e non porta ad altro che alla disaffezione e alla mormorazione verso una determinata persona.
In questo senso non dobbiamo giudicare e dobbiamo essere molto attenti alla nostra lingua.
6. San Tommaso dà alle parole di Gesù “Non giudicate” (Mt 71) vari significati.
Eccoli: “In primo luogo ordina che non vi sia alcun giudizio temerario o che provenga dal risentimento del cuore come dice il profeta Amos “voi esprimete il giudizio con veleno e fate giustizia con assenzio” (Am 6,12).
Oppure non giudicate nella misura in cui quel giudizio non è affidato a voi. È di Dio il giudizio: a noi ha dato il compito di giudicare le realtà esterne, ma ha riservato a sé il giudizio dell’interno di una persona.
Oppure anche non giudicare prima del tempo secondo le parole di San Paolo in 1 Cor 4,5.
O anche “Niente è più infido del cuore… Chi lo può conoscere?” (Ger 17,9) per cui nessuno deve giudicare di un altro che è un uomo malvagio: le cose dubbie vanno sempre interpretate secondo il senso migliore o più positivo.
Ugualmente il giudizio deve essere adatto alla persona che giudica: per cui se uno è nel medesimo peccato o ancora più grave non deve giudicare” (Commento al Vangelo di Matteo 7,1).
7. Ti porto anche il commento di sant’Agostino: “Io non penso che ci sia ordinato altro in questa materia se non di giudicare in bene ciò che è dubbio.
Dio ci permette di giudicare ciò che non può partire da un’anima buona, come le bestemmie, gli oltraggi al pudore e altre cose simili.
Quanto ai fatti dubbi che possono derivare da un’anima buona o cattiva, è temerario giudicarli, soprattutto per condannarli.
Ci sono due cose sulle quali noi dobbiamo guardarci da ogni giudizio temerario: le azioni di cui l’intenzione è dubbia, e ciò che diverrà in avvenire una persona che ora ci sembra buona o cattiva.
Non riprendiamo dunque ciò che ignoriamo con quale animo sia stato fatto, né riprendiamo ciò che è manifesto in modo da disperare della salvezza. Può però colpirci l’espressione: con quel giudizio con cui giudicherete sarete giudicati. Forse che, se noi giudichiamo con un giudizio temerario, anche Dio ci giudicherà temerariamente? O forse che, se avremo misurato con una misura iniqua, anche presso Dio ci sarà una misura iniqua con cui saremo misurati? Infatti penso che con il nome di misura sia indicato il giudizio stesso. Ma ciò viene detto poiché la temerarietà con cui punisci un altro è necessario che punisca te. Infatti l’iniquità spesso non nuoce a colui che riceve l’ingiuria, ma a colui che la fa è necessario che nuoccia” (De sermone Domini in monte).
Ecco, adesso hai un ben ventaglio di interpretazioni che aiutano a verificare caso per caso.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo