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Quesito
Buonasera Padre Angelo,
Le scrivo perché ho un dubbio sulla Grazia di Dio.
Premetto che ho 25 anni e per tanti anni sono stato lontano dalla Chiesa, durante tutta la mia adolescenza, e ho compiuto tanti peccati mortali fra quali tante impurità e andando dietro a dottrine false ed eretiche, e in più tante volte mi sono Comunicato senza prima Confessarmi.
Poi, dopo un periodo di depressione, Dio mi ha riavvicinato a Sé, e ho iniziato a fare Adorazione Eucaristica e pregare anche tre volte il Santo Rosario ogni giorno, che mi ha dato la forza di dissipare tanti vizi e smettere di commettere atti impuri. Poi siccome tante Confessioni che avevo fatto erano mal fatte per poca applicazione nell’ esame di coscienza, ho deciso poi di fare la Confessione Generale.
Prima di Natale ho fatto una Confessione generale e il 31 dicembre mi sono sia Confessato che Comunicato, prendendo in ginocchio la Santa Eucaristia e subito dopo per 20 minuti circa ho recitato delle Ave Maria e Padre Nostro, il Te Deum e ho ringraziato il Signore per essere venuto in me. Il fatto che mi preoccupa è che in quel momento non ho sentito nulla. Ho letto e sentito varie testimonianze di persone che sentono la presenza di Gesù e avvertono la gioia ed un aumento di Grazia quando si comunicano a Lui ed è da lì che uno trova la fonte per portare la pace e la gioia agli altri che solo Gesù può dare.
Il problema è che io questo senso di Gioia e aumento di Grazia non l’ho sentito.
Quindi per questo ho dei dubbi sull’essere in Grazia di Dio o meno e quindi ho paura di aver fatto male la Comunione.
Non so se magari questo sia dovuto al fatto che ho compiuto peccati troppo gravi e sto subendo le loro conseguenze o forse altre cose che ignoro.
Vorrei sapere se possibile un suo parere a riguardo, se lei magari prova gioia dopo essersi accostato all’Eucaristia e se magari riesce a sentire Gesù durante l’adorazione.
La ringrazio molto per la sua disponibilità, che Dio la benedica.
Lorenzo
Risposta del sacerdote
Caro Lorenzo,
1.non si deve confondere lo stato di grazia con il sentimento.
Il sentimento è una realtà sensibile, potrei dire materiale, perché tocca la nostra corporeità.
La grazia invece è una realtà non solo di ordine spirituale, e quindi al di sopra dei sensi, ma addirittura di ordine soprannaturale.
2. È vero che il Signore ci attira con legami di dolcezza, come dice il profeta Osea (cfr. Os 11,4). Ed è pur vero che le consolazioni sensibili che si possono provare nella preghiera o nella celebrazione dei sacramenti sono una grazia.
Tant’è che la Chiesa domanda a Dio di donarci anche la consolazione dello Spirito Santo. La preghiera che si recita dopo il Veni Creator Spiritus si conclude proprio così: donaci la grazia di godere sempre della sua consolazione” (et de eius semper consolatione gaudere).
3. Ma molto spesso questa consolazione, che possiamo chiamare anche fervore, non c’è per i più svariati motivi.
Alcuni sono di ordine materiale: stanchezza, sonnolenza, disagi fisici di vario genere.
Altri sono di ordine spirituale perché non c’è stata sufficiente preparazione, oppure a motivo dei peccati veniali, che fanno perdere il fervore.
Altre volte queste consolazioni non ci sono per un particolare disegno di Dio che intende purificare le persone perché cerchino lui non tanto per le consolazioni che ricevono, ma molto più per attendere alla santificazione.
Madre Teresa di Calcutta ha detto che per trent’anni non ha provato nulla sotto il profilo sensibile. È quella che San Giovanni della croce chiamerebbe notte oscura dei sensi oppure anche notte oscura dello spirito.
4. Va detto anche che tante volte al momento degli eventi più alti non si prova nulla. Jean Guitton, celebre pensatore francese cattolico, diceva che mentre riceveva la Santa Comunione non sentiva nulla, ma lo sentiva dopo.
Credo che questo avvenga molto spesso per molti.
Il fervore si accende dopo, stando con il Signore, come dice la sacra scrittura: “et in meditatione mea exardescet ignis” (nella meditazione è divampato il fuoco, Sal 38,4).
Per questo viene consigliato di stare il più a lungo con il Signore nel cosiddetto ringraziamento alla Santa Comunione.
Non si tratta solo di ringraziare il Signore per esser venuto con le mani piene di grazie nella nostra vita, ma di stare con lui, nella sua conversazione, riprendendo quando ci ha detto nelle letture ascoltate nella Messa e soprattutto nel Vangelo.
È in questa comunione che si sente riscaldare il cuore, come avvenne per i discepoli di Emmaus, i quali dopo che Gesù aveva spezzato il pane davanti a loro, e cioè dopo aver celebrato l’Eucaristia, si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore mentre lui ci parlava?” (Lc 24,32).
5. Se vuoi un suggerimento concreto per sentir divampare qualcosa all’interno della tua anima, quando te ne stai quieto e raccolto insieme al Signore, anche una volta terminata la Messa, prova a chiedere a Gesù di donarti quello stesso spirito che lo ha spinto a donarsi sulla croce per noi.
Digli che non ti muovi finché non ha acceso qualcosa dentro il tuo cuore.
Sono convinto che di fronte ad un’invocazione così ardente, il Signore ti verrà incontro e sentirai che quel momento sarà uno dei più belli e più indispensabili della tua giornata e della tua vita.
6. Va aggiunto infine che non si tratta di sentire chissà quale emozione. Anzi sembra quasi di non sentire niente e invece è proprio la quiete e la serenità che si prova ad essere la consolazione che il Signore ci dona. È come una specie di brezza leggera, di riposo interiore, di quiete spirituale.
7. È chiaro che se appena finisce la Messa ci si mette a parlare di tutt’altro e non si desidera stare con il Signore, non si sente niente.
È proprio perché non si sta con il Signore che non si sente niente.
Impegnati pertanto a non tralasciare mai il raccoglimento dopo la Messa. E se non puoi farlo subito dopo perché devi salutare persone oppure organizzare qualcosa, lo farai successivamente. Ma non tralasciarlo.
Se lo tralasci inesorabilmente non sentirai nulla.
Con l’augurio che il Signore possa sempre inondare di consolazione spirituale la tua anima e la tua vita, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo