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Caro padre Angelo,
vorrei innanzitutto ringraziarla per il servizio che svolge, e complimentarmi per la chiarezza e completezza delle sue risposte, che mi hanno permesso di venire a capo a molti miei dubbi. Le faccio due domande di carattere astratto, che non hanno mai messo in pericolo la mia fede ma che tengono impegnato il mio intelletto. Mi scuso in anticipo per eventuali imprecisioni dovute alla mia ignoranza in fatto di teologia.
Prima di accettare le verità rivelate, il fedele cattolico è in grado giungere con la sola ragione ai preambula fidei, tra i quali c’è l’esistenza di un essere che è atto puro, un essere necessario la cui essenza è esistere, che possiamo chiamare Dio. Una volta arrivati a Dio, ogni ulteriore “perchè?” è insensato, perchè la spiegazione di Dio è in Dio stesso. Io invece non riesco a smettere di chiedermi perchè esiste l’essere e non il nulla. Per quale motivo il nulla (non un universo vuoto, ma il Nulla con la N maiuscola) sarebbe intrinsecamente contraddittorio? Se lo fosse dovremmo riuscire a provare l’esistenza di Dio tramite la pura logica, ma, da quanto mi risulta, la prova ontologica di Sant’Anselmo è stata rigettata dal più autorevole San Tommaso. Invece, se non vado errato, le Cinque Vie dimostrano che, se esiste il mondo, si può risalire di causa in causa fino a un essere che è causa di sè stesso. L’implicazione logica va dall’esistenza del mondo all’esistenza di Dio, mentre quella causale va dall’esistenza di Dio all’esistenza del mondo. Ma così abbiamo dimostrato che l’esistenza di Dio e l’esistenza del mondo si co-implicano, e anche se il loro legame può essere necessario, l’esistenza della coppia Dio + mondo può essere contingente. Continuo a non vedere alcuna contraddizione nel Nulla.

La seconda domanda è sempre legata alle prove dell’esistenza di Dio. Cosa ci assicura che Dio sia dimostrabile? E’ possibile che un giorno riusciremo a formulare una dimostrazione logicamente perfetta, ma che comunque Dio non esista (o viceversa). Mi spiego meglio: lungo la storia della scienza moderna è accaduto più volte che si è stati costretti a ripensare da capo la realtà perchè l’esperienza si è scontrata con le nostre teorie. Penso alla rivoluzione scientifica di inizio Novecento, che ha portato, con la relatività e la meccanica quantistica, all’abbandono di principi che fino a pochi anni prima erano così solidi da essere ritenuti metafisici. Perchè dunque dobbiamo ritenere i principi metafisici su cui si basa la teologia naturale così inviolabili da sentirci liberi di utilizzarli per dimostrare l’esistenza di Dio? Non c’è anche la possibilità (anche solo teorica) che in futuro qualche fatto li smentisca?

La ringrazio in anticipo per la risposta e per la pazienza. La ricorderò nelle mie preghiere.
Cordiali saluti
Ciro


Caro Ciro,
1. per i nostri visitatori che non conoscessero il latino desidero ricordare che i preamboli della fede sono quelle premesse razionali che non sono oggetto della fede perché l’uomo vi giunge con le sole risorse della ragione.
Tali sono ad esempio la dimostrazione razionale dell’esistenza di Dio, dell’immortalità dell’anima e della libertà dell’uomo.

2. Circa la prima domanda hai detto che “il fedele cattolico è in grado giungere con la sola ragione ai preambula fidei”.
Sì, è vero.
Ma ai preambula fidei non giunge solo il fedele cattolico.
Ci sono arrivati ad esempio anche Platone, Aristotele, Cicerone e Sant’Agostino ben prima di ricevere il Battesimo e della sua conversione.

3. Poi aggiungi: “Una volta arrivati a Dio, ogni ulteriore “perchè?” è insensato, perchè la spiegazione di Dio è in Dio stesso”.
L’affermazione “Una volta arrivati a Dio, ogni ulteriore “perchè?” è insensato” è gratuita e andrebbe dimostrata.
Nessun teologo si sognerebbe di dire una cosa del genere.
Tu l’hai detta e dovresti argomentarla.

4. Anch’io mi sono chiesto tanto volte perché l’esistenza degli esseri piuttosto che il nulla.
Nel nostro sito ne ho dato anche una risposta pubblicata il 21 gennaio 2015 e che ha per titolo “Non so se nella storia della Chiesa qualcuno abbia mai tentato di darne una spiegazione o una risposta: Chi ha creato Dio?”.

5. Nel rispondere alla domanda dell’esistenza di Dio noi partiamo da ciò che vediamo e tocchiamo.
Di qui risaliamo alla Causa prima che è necessariamente diversa da ciò che è stato creato.
In quella risposta scrivevo: “Pertanto sappiamo di Dio che è, ma non ciò che è, nell’abisso impenetrabile della sua natura. Dire di lui che esiste, che è causa dell’essere, che non è nulla di ciò che è creato, ma che trascende ogni cosa, non vuol dire sapere quale sia in se stesso il modo dell’essere divino. San Paolo dice in altre parole che “Dio abita in una luce inaccessibile, nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo” (1 Tm 6,16)”.
E aggiungevo: “Qui la nostra mente si ferma in atteggiamento adorante e pieno di stupore.
Domandarsi chi l’abbia fatto o da dove venga fuori è la stessa cosa che dimenticarsi che il Creatore è totalmente altro.
Alla sua esistenza noi risaliamo dalle opere da Lui fatte.
Non possiamo domandarci: perché esiste piuttosto di non esistere? Di fatto esiste.
E lo si evince dalla creazione da lui fatta.
La nostra ragione deve riconoscere il suo limite creaturale”.

6. Come vedi, sto ragionando anch’io ponendomi dei perché ai quali cerco di dare delle risposte razionali.
E giungo a dire razionalmente insieme con Sant’Agostino: “Se lo comprendi, non è Dio” (si comprehendis non est Deus” (Sermo 117,  III,5).
E secondo san Tommaso: “La suprema conoscenza che possiamo avere di Dio mentre siamo nella vita presente è che egli trascende tutti i nostri pensieri, che è al di sopra di tutto quello che possiamo pensare di lui: “haec est summa cognitio quam de ipso in statu viae habere possumus, ut cognoscamus Deum esse supra omne id quod cogitamus de eo” (De veritate, 2,1, ad 9).

7. Per la seconda domanda: cosa ci assicura che Dio sia dimostrabile?
Qui non tieni presente che la metafisica, che è una scienza, è un sapere ed è un sapere certo.
Ma non è scienza nel modo in cui lo sono quelle che oggi comunemente sono chiamate scienze.
A proposito di queste, sì, come tu rilevi, “lungo la storia della scienza moderna è accaduto più volte che si è stati costretti a ripensare da capo la realtà perchè l’esperienza si è scontrata con le nostre teorie. Penso alla rivoluzione scientifica di inizio Novecento, che ha portato, con la relatività e la meccanica quantistica, all’abbandono di principi che fino a pochi anni prima erano così solidi da essere ritenuti metafisici”.
Ma lo statuto scientifico della metafisica non è identico a quelle delle scienze esatte o matematiche.
Esso si fonda su quei primissimi principi che si formano nella nostra intelligenza appena si apre alla conoscenza.
Il primo è quello che si forma subito, appena l’intelligenza si sveglia al pensiero (percipitur statim ab intellectu; s. tommaso, Somma teologica, I-II, 57, 2). È l’abito dei primi principi speculativi e viene detto intellectus ut intellectus. È identico presso tutti e fornisce quelle grandi coordinate della logica che permettono agli uomini di intendersi e di capirsi nonostante le distanze di tempo e di spazio.
È di qui che si parte per ragionare con la metafisica all’interno della quale troviamo quelle verità che ad esempio hanno condotto un filosofo pagano come Aristotele a parlare di Atto puro e di Motore immobile, e cioè di Dio.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo volentieri al Signore e ti benedico.
Padre Angelo