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buon pomeriggio, reverendo padre Angelo!
Le chiedo: da dove ha origine e qual è il significato spirituale e teologico del culto delle reliquie?
E ancora: Quali sono i criteri che, la Chiesa ha stabilito nel corso dei secoli, per verificare se, una reliquia, è autentica, oppure è falsa?
Un caro saluto e continui a pregare per me!!!
Luca


Caro Luca,
1. la parola reliquia designa ciò che resta del corpo di un Santo oppure di  beni che gli appartenevano o realtà con le quali è venuto a contatto.

2. Si può dire con certezza che il culto delle reliquie sia attestato nella Sacra Scrittura stessa.
Negli Atti degli Apostoli si legge a proposito di San Paolo quando si trovava ad Efeso: “Dio intanto operava prodigi non comuni per mano di Paolo, al punto che mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano” (At 19,11-12).
Queste reliquie non erano del corpo di san Paolo, ma di oggetti venuti a contatti con le vesti o il corpo di san Paolo.

3. Certo non è san Paolo che ha questi poteri, ma è la virtù di Cristo che opera in lui.
La virtù di Cristo era così potente anche in san Pietro che perfino le persone coperte dalla sua ombra venivano sanate: “Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.
Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro.
Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti” (At 5,12-16).

4. Fin dall’inizio la Chiesa accolse la pratica di custodire e venerare le reliquie.
Vennero considerati preziosi i corpi dei martiri.
La Chiesa di Smirne considerò le spoglie del suo vescovo e martire Policarpo più preziose dell’oro e si propose di celebrare l’anniversario del suo martirio sul suo sepolcro (Martyrium Policarpi, 18, 1, 2).
Nella seconda metà del secolo II il presbitero Caio parla dei “trofei, e cioè dei sepolcri di Pietro e di Paolo che si trovavano sul colle Vaticano oppure sull’ostiense”. Segno dunque che essi erano oggetto di pellegrinaggio e di venerazione.
Fin dall’antichità la Chiesa edificò altari sopra i sepolcri dei martiri, con riferimento a quanto si legge in Ap 6,9: “Vidi sotto l’altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano reso”.

5. Sant’Agostino difende questa pratica.
Parlando del vescovo Teogene, che fu suo predecessore come vescovo di Ippona nel 255-256, dice: “Ma quando noi offriamo il Sacrificio presso i sepolcri dei martiri, non è forse a Dio che l’offriamo?
Senza dubbio i santi martiri hanno un posto d’onore.
Notatelo nelle letture fatte davanti all’altare di Cristo, di essi vien fatta una menzione onorevole.
Tuttavia essi non sono adorati al posto di Cristo.
Avete mai inteso dire presso la memoria di San Teogene da me o da uno dei miei fratelli e colleghi o da un prete qualunque: io ti offro il Sacrificio, o San Teogene? oppure: io ti offro il Sacrificio, o Pietro; o: io ti offro il Sacrificio, o Paolo?
Voi non avete mai inteso espressioni simili, perché ciò non si fa e non è permesso» (Sermo, 273).
Nel trattato contro Fausto ripete lo stesso concetto: “Non ai martiri ma a Dio noi innalziamo gli altari. Qual è quel vescovo che in presenza di corpi santi abbia osato dire: Noi offriamo a voi, Pietro o Paolo o Cipriano? Quello che noi offriamo è offerto a Dio, che corona i martiri” (Contra Faustum, 20,21).

6. L’autenticità delle reliquie viene formulata attraverso la cosiddetta “ricognizione delle reliquie”.
Tale ricognizione viene fatta dall’autorità competente e cioè dall’Ordinario del luogo oppure da chi designato dalla Congregazione del culto divino.
Le reliquie stesse devono essere accompagnate dall’autentica che è un documento scritto che garantisce la veridicità.
Devono anche essere custodite in una teca chiusa con sigillo in cera lacca.

7. Colgo l’occasione per ricordare quanto il Direttorio su pietà popolare e liturgia dice sul culto delle reliquie:
“Il Concilio Vaticano II ricorda che «la Chiesa, secondo la tradizione, venera i Santi e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini».
L’espressione «reliquie dei
Santi» indica anzitutto i corpi – o parti notevoli di essi – di quanti, vivendo ormai nella patria celeste, furono su questa terra, per la santità eroica della vita, membra insigni del Corpo mistico di Cristo e tempio vivo dello Spirito Santo.
Poi, oggetti che appartennero ai Santi, come suppellettili, vesti, e manoscritti, e oggetti che sono stati messi a contatto con i loro corpi o i loro sepolcri, quali oli, panni di lino, ed anche con immagini venerate” (n. 236).

8. “Il rinnovato Messale Romano ribadisce la validità dell’«uso di collocare sotto l’altare da dedicare le reliquie dei Santi, anche se non martiri».
Poste sotto l’altare, le reliquie indicano che il sacrificio delle membra trae origine e significato dal sacrificio del Capo, e sono espressione simbolica della comunione nell’unico sacrificio di Cristo di tutta la Chiesa, chiamata a testimoniare, anche con il sangue, la propria fedeltà al suo Sposo e Signore.
A questa espressione cultuale, eminentemente liturgica, se ne aggiungono molte altre di indole popolare. I fedeli infatti amano le reliquie. Ma una pastorale illuminata sulla
venerazione dovuta ad esse non trascurerà di:
– assicurarsi della loro autenticità; là, dove essa sia dubbia, le reliquie dovranno, con la dovuta prudenza, essere ritirate dalla venerazione dei fedeli;
– impedire l’eccessivo frazionamento delle reliquie, non consono alla dignità del corpo umano; le norme liturgiche, infatti, avvertono che le reliquie devono essere «di grandezza tale da lasciare intendere che si tratta di parti del corpo umano»;
– ammonire i fedeli a non lasciarsi prendere dalla mania di collezionare reliquie; ciò nel passato ha avuto talvolta conseguenze deprecabili;
– vigilare perché sia evitata ogni frode, ogni forma di mercimonio, e ogni degenerazione
superstiziosa.
Le varie forme di devozione popolare alle reliquie dei Santi, quali sono il bacio delle reliquie, l’ornamento con luci e fiori, la benedizione impartita con esse, il portarle in processione, non esclusa la consuetudine di recarle presso gli infermi per confortarli e avvalorarne la richiesta di guarigione, devono essere compiute con grande dignità e per un genuino impulso di fede. Si eviterà in ogni caso di esporre le reliquie dei Santi sulla mensa dell’altare: essa è riservata al Corpo e al Sangue del Re dei martiri” (n. 237).

Con l’augurio che il culto delle reliquie dei santi allontani da te ogni spirito cattivo e ogni male ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo