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Quesito
Salve P. Angelo,
la contatto perché mi sono imbattuto in una domanda per quanto riguarda l’eternità dell’inferno: Dio può permettere all’uomo, sua creatura, una pena eterna?
Non riesco a comprendere se, come e perché l’inferno è eterno.
Mica mi può aiutare ad avere più chiarezza?
Anche facendo dei riferimenti a ciò che afferma la Chiesa e i padri della Chiesa.
Grazie anticipatamente
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. l’eternità dell’inferno è una verità che spaventa e sembra contraria alla misericordia di Dio.
Per questo ci sono sempre stati pensatori che hanno ipotizzato la possibilità di una reintegrazione.
Si domandano: Dio non potrebbe liberare dall’inferno dopo una congrua pena?
Sì, potrebbe liberare. Questa è la risposta. Ma c’è la volontà ostinata del peccatore, del dannato, che non vuole amare Dio e vuole rimanere all’inferno.
Ora chi può essere costretto ad amare?
2. J. Maritain dice che coloro si trovano all’inferno non lo vogliono lasciare: “preferiscono soffrire tutto piuttosto che abbandonare se stessi come fine ultimo; il loro orgoglio si esalta di soffrire così, e in questo senso non vogliono lasciare I’inferno, né cambiare il loro desiderio malvagio in buon desiderio.
Essi sono colmi di pentimenti, di rimorsi; non aspirano al cielo, preferiscono costantemente l’inferno. La loro scelta è fatta; hanno riposto la loro beatitudine nel loro orgoglio.
Non chiedono a Dio di uscire di là, non glielo chiederanno mai, vogliono restare nell’inferno.
Non vogliono vedere Dio, benché un tempo, sulla terra, molti di loro abbiano avuto in loro la grazia e le aspirazioni della grazia.
Ma odiano Dio e la beatitudine dei santi, ne ridono; ed invidiano i santi, li odiano perché hanno un bene che essi non hanno e che odiano.
La pena del danno, la privazione della vista di Dio li tortura, non perché aspirino alla visione senza potervi arrivare, ma perché sanno che tale visione è il bene supremo, che invidiano perché deifica, che detestano perché è santo, e che non vogliono a nessun prezzo.
Soffrono di averlo perduto per loro colpa; e non cessano di rifiutarlo con il loro odio” (Le cose del cielo, pp. 72.73).
3. Ma vediamo che cosa diceva Sacra Scrittura.
Vi troviamo le affermazioni di Gesù che parlano di una esclusione definitiva dalla vita eterna: “Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena” (Lc 14,24);
“E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, doveil loro verme non muore e il fuoco non si estingue” (Mc 9,47-48);
“Se la tua mano o il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno” (Mt 18,8),
“Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt 25,41); “E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna»” (Mt 25,46).
4. Il parallelismo con la vita eterna non lascia dubbi e proprio per questo viene rigettata l’opinione di coloro che dicono che eterno sta per tempo lunghissimo.
Sant’Agostino dice: “O sono ambedue eterni o non lo è nessuno dei due”.
Nell’Apocalisse troviamo delle affermazioni che non lasciano adito al pensiero che si tratti di un tempo lunghissimo: “Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome” (Ap 14,11).
L’espressione “nei secoli dei secoli” non viene mai usata per indicare un tempo finito e ha lo stesso significato che si riscontra quando viene applicata a Dio, che vive in eterno: “E ogni volta che questi esseri viventi rendono gloria, onore e grazie a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli” (Ap 4,9).
5. I Santi Padri hanno recepito l’eternità dell’inferno usando le medesime espressioni della Scrittura e affermano che le pene dell’inferno non finiranno mai, che sono eterne come la vita eterna, che il corpo sarà incorruttibile per i patimenti.
Qualcuno ai quei tempi, come Origene, pensò che l’eternità dell’inferno fosse una semplice minaccia di valore pedagogico, per ritrarre dal peccato quelli che non ne sarebbero stati ritratti in altro modo.
Ma quest’opinione fu duramente contrastata da Sant’Agostino, come abbiamo visto e da quasi tutti gli altri Padri e si attirò numerose e gravi condanne da parte del Magistero, così da essere definitivamente svanita, almeno nell’ambito cattolico.
6. Sotto il profilo teologico c’è da ricordare che l’inferno si situa nell’eternità e pertanto in una situazione in cui non c’è né un prima né un poi. Si tratta di un istante che non passa.
Giustamente è stato scritto che “i dannati… non si pentono perché non hanno tempo di pentirsi, e non hanno tempo di pentirsi perché sono usciti dal tempo e prigionieri di un istante, cui non fa seguito nessun altro istante” (G. Biffi, L’al di là, p. 88).
7. Desidero riportare infine alcune affermazioni del Catechismo della Chiesa Cattolica: “La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità.
Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, «il fuoco eterno». La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira” (CCC 1035).
“Le affermazioni della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa riguardanti l’inferno sono un appello alla responsabilità con la quale l’uomo deve usare la propria libertà in vista del proprio destino eterno. Costituiscono nello stesso tempo un pressante appello alla conversione: «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla Vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!» (Mt 7,13-14).
Siccome non conosciamo né il giorno né l’ora, bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito l’unico corso della nostra vita terrena, meritiamo con lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati tra i beati, né ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori dove «ci sarà pianto e stridore di denti».(” (CCC 1036).
“Dio non predestina nessuno ad andare all’inferno; questo è la conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in cui si persiste sino alla fine. Nella liturgia eucaristica e nelle preghiere quotidiane dei fedeli, la Chiesa implora la misericordia di Dio, il quale non vuole «che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi» (2 Pt 3,9)” (CCC 1037).
Ti ricorderò nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo