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Quesito
Carissimo padre Angelo
Sono di nuovo qui a scocciarlo, ma così facendo sono sicuro che gli faccio acquisire meriti davanti al Signore.
Ho letto il post a cui lei ha risposto, come sempre, impeccabilmente, ma vorrei dire anche la mia. Se toppo mi bacchetti pure.
Parto da un’affermazione di Gesù quando dice che non vi è amore più grande di colui che dona la propria vita per un suo fratello.
Ora Dio non ha bisogno di nulla, non ha bisogno di noi. Eppure ci ha creati e ci ama in un modo che noi non possiamo nemmeno intendere.
Non può essere che Dio che è Amore assoluto abbia bisogno di essere amato come tutti noi?
Per questo ha generato il Figlio perché procedendo per entrambi lo Spirito Santo che è Amore li "avvolgesse" di amore sublime.
Ora per rimettere i nostri peccarti Dio non aveva bisogno di nulla e men che meno del sangue del Figlio fattosi carne, ma ha gradito certamente l’amore che il Figlio ha avuto per noi facendosi inchiodare sulla croce. Quel Amore grande stupendo assoluto ci ha salvati in eterno.
Può essere?
Grazie padre, una Sua benedizione. Ora vado a Messa alla Consolata di Torino dedicherò la mia Eucarestia a lei.
Mauro
Risposta del sacerdote
Caro Mauro,
1. Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est ha rilevato che secondo la filosofia greca, che trova il suo culmine in Aristotele, dice che Dio “è per ogni essere oggetto del desiderio e dell’amore (…) ma essa stessa non ha bisogno di niente e non ama, soltanto viene amata” (DCE 9).
La rivelazione biblica invece sottolinea qualcosa di nuovo e anche di impensabile: “l’unico Dio in cui Israele crede, invece, ama personalmente” (Ib.).
Dice anzi che “il suo amore, inoltre, è un amore elettivo: tra tutti i popoli Egli sceglie Israele e lo ama — con lo scopo però di guarire, proprio in tal modo, l’intera umanità. Egli ama” (Ib.).
2. Anche a san Tommaso d’Aquino non è sfuggita questa caratteristica di Dio: non soltanto si lascia ama, ma ama.
Partendo dalla Sacra Scrittura nella quale si legge: "Ami gli esseri tutti, e nulla abomini di quanto hai fatto" (Sap 11,24), San Tommaso sottolinea in quale modo Dio ami.
Dice che Dio ama in maniera diversa da quella con la quale noi amiamo.
Noi amiamo perché siamo affascinati dal bene che c’è in un determinato essere: quel bene lo vogliamo conservare o accrescere oppure lo volgiamo per noi.
Dio invece amando, infonde il bene nelle creature, mette in esse ciò che le rende amabili.
3. Ecco le sue precise parole: “Dio ama tutti gli esseri esistenti, perché tutto ciò che esiste, in quanto esiste, è buono; infatti l’essere di ciascuna cosa è un bene, come è un bene del resto ogni sua perfezione.
Ora, sopra si è dimostrato che la volontà di Dio è causa di tutte le cose: e per conseguenza ogni ente ha tanto di essere e di qualsiasi bene nella misura che è oggetto della volontà di Dio.
Dunque ad ogni essere esistente Dio vuole qualche bene.
Perciò, siccome amare vuol dire volere a uno del bene, è evidente che Dio ama tutte le cose esistenti. Dio però non (ama) come noi.
La nostra volontà, infatti, non causa il bene, che si trova nelle cose; al contrario è mossa da esso come dal proprio oggetto; e così il nostro amore con il quale vogliamo del bene a qualcuno, non è causa della sua bontà, ma piuttosto la sua bontà, vera o creduta tale, provoca l’amore, che ci spinge a volere che gli sia mantenuto il bene che possiede e acquisti quello che non ha: e ci adoperiamo a tale scopo.
L’amore di Dio invece infonde e crea la bontà nelle cose” (Somma teologica, I, 20,2).
4. Dio, poi, ama gli uomini in maniera diversa da come ama le altre realtà di questo mondo.
Con l’uomo infatti stringe un’amicizia, vuole avere corrispondenza di affetti con ognuno di noi. Questo amore tutto particolare è la carità.
Ed essa “può sussistere soltanto tra creature ragionevoli, perché solo tra esse vi può essere amore reciproco e comunanza di vita; ed esse sole possono sperimentare il bene e il male nell’alternarsi delle disgrazie e della fortuna; come soltanto tra esse propriamente può esistere la benevolenza.
Le creature irragionevoli, invece, non possono arrivare ad amare Dio, né a partecipare alla vita intellettuale e beata che Dio vive.
Perciò Dio, a parlare propriamente, non ama le creature irragionevoli di amore di amicizia; ma le ama di un amore quasi di concupiscenza, in quanto le fa servire alle creature ragionevoli ed anche a se stesso; non perché ne abbia bisogno, ma per la sua bontà e la nostra utilità. Infatti possiamo avere concupiscenza di qualche cosa per noi stessi o per altri” (Somma teologica, I, 20, 2, ad 3).
5. In questa amicizia soprannaturale Dio chiede il nostro affetto.
Non però perché ne abbia bisogno, altrimenti non sarebbe più perfettissimo. In questo senso Aristotele aveva visto giusto.
Chiede invece il nostro amore perché noi possiamo aprirgli ancora di più la porta del nostro cuore per essere ulteriormente colmati della sua pienezza.
Pertanto la sua amicizia è tutta a nostro vantaggio: a Dio non aggiunge nulla, mentre a noi dà tutto.
6. La tua ultima riflessione inclina a pensare che Dio abbia generato il Figlio per poter amare con lo Spirito Santo.
Il tuo modo di parlare rischia di essere imperfetto perché Dio è Figlio ab aeterno.
Non c’è stato prima il Padre, poi il Figlio e poi lo Spirito Santo.
Le tre Persone divine sono l’unico Dio, che nella sua essenza è amore e che nelle tre Persone è comunione perfetta della medesima e unica sostanza.
Quando parliamo della vita della SS. Trinità dobbiamo essere molto sobri e non andare al di là di quanto non dica la Chiesa nel suo Magistero.
Ti ringrazio del quesito e anche della preziosissima Comunione che farai per me alla Consolata di Torino.
Ricambio con un particolare ricordo nella Messa e ti benedico.
Padre Angelo