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Quesito

Caro Padre Angelo,
non sono mai stata brava nello scrivere e infatti non so come iniziare questa lettera e me ne scuso.
L’unica cosa che vorrei è poter tornare indietro per non commettere gli stessi errori ma non si può….mi sono condannata da sola a vivere una vita di rimpianti, tormenti e paure con la consapevolezza di essermi condannata alle fiamme dell’inferno senza poter rimediare.
Ci sono alcuni peccati che, anche se la legge umana non punisce, non possono essere cancellati o perdonati.
Le scrivo non per avere parole di conforto perchè non le merito ma per sfogare finalmente con qualcuno i miei tormenti e dare una testimonianza a chi è nelle mie stesse condizioni.
Qualche anno fa sono rimasta incinta e per non creare problemi in una famiglia piuttosto violenta ho abortito.
Sì, ho abortito per non creare problemi e sa quale è il risultato? non ho creato un problema è vero…ma mille!!!….. la coscienza non ti lascia mai!
Il tempo non è galantuomo anzi…passi il tempo ad immaginarti come sarebbe potuto essere e come invece è e sarà….
Non posso non pensare quotidianamente a questo bimbo che ho ucciso e che per colpa dei miei egoismi non ha potuto vivere e quanto disprezzo merito per questo…
Non posso non pensare che un giorno morirò ed espierò le mie colpe una volta per tutte senza potermi nascondere…
Ho paura!!!
Chiedo scusa a tutti e in primis al mio angelo…
So che non basta…. ma ora è troppo tardi non posso fare altro….
Se potesse non rendere pubblico il mio nome sarebbe molto gentile..
Un caro abbraccio


Risposta del sacerdote

Carissima,
1. capisco quello che provi interiormente perché come sacerdote e sacerdote domenicano (che ha la facoltà di assolvere anche dal peccato di aborto) so che cosa passano le donne che hanno abortito.
Non c’è esperienza peggiore, anche perché non si riesce a dimenticare e si viene oppressi da un senso di colpa.
Inoltre l’accompagnamento col pensiero di questo bambino nelle varie fasi del suo sviluppo fa sì che il tormento non finisca.
Non vuoi consolazione. Lo capisco.
Ricordo di una donna che aveva abortito, una delle prime che ho confessato, che diceva: chiedo al Signore di essere punita di qua e di là.
Ricordo anche che questa donna, quando poco dopo si è trovata in fin di vita, volle solo me come sacerdote, il primo e l’unico al quale aveva confidato questa suo dramma.
Per questo capisco almeno in parte quello che puoi provare.

2. Tuttavia il sacrificio che Gesù ha compiuto in espiazione dei nostri peccati è stato così sovrabbondante che ha espiato anche al posto tuo.
Ha versato il suo sangue per te.
Durante la sua passione e morte ti teneva personalmente presente, perché ti vedeva in tutta l’interezza della tua vita.
L’amore che aveva per te, per la redenzione tua, per la tua salvezza eterna, è stato la molla che gli dava la forza di accettare tutto senza lamentarsi.
“Offrendosi liberamente alla sua passione”. Liberamente e cioè con amore.
Adesso non lasciare che il suo sangue sia stato versato invano.
Vai a confessarti. Gesù ti attende per rinnovarti, per farti nuova, nonostante tutto.

3. Questo è quanto ha chiesto il beato Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium vitae quando si è rivolto alle donne che hanno abortito.
E mi piace ritrascrivere questa pagina perché è veramente bella, degna di lui.
“Un pensiero speciale vorrei riservare a voi, donne che avete fatto ricorso all’aborto.
La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi s’è trattato d’una decisione sofferta, forse drammatica.
Probabilmente la ferita nel vostro animo non s’è ancor rimarginata.
In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto.
Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza.
Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità.
Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione.
Allo stesso Padre e alla sua misericordia potete affidare con speranza il vostro bambino.
Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti, potrete essere con la vostra sofferta testimonianza tra i più eloquenti difensori del diritto di tutti alla vita.
Attraverso il vostro impegno per la vita, coronato eventualmente dalla nascita di nuove creature ed esercitato con l’accoglienza e l’attenzione verso chi è più bisognoso di vicinanza, sarete artefici di un nuovo modo di guardare alla vita dell’uomo” (EV 99).

4. Potrei dire che con quest’email ha già iniziato ad impegnarti per l’accoglienza  della vita.
Questa tua testimonianza aiuta molti a pensare.

5. Tra qualche giorno è Natale.
L’esortazione che ti faccio è quella di accogliere Dio dentro la tua vita.
Lo farai anzitutto con una sincera confessione sacramentale nella quale domanderai perdono, certo al tuo angelo (al quale fai menzione come per avvertire la tua indegnità di rivolgerti a Dio Padre), ma anche a Dio che ti attende a braccia aperte.
Domanderai perdono anche al tuo bambino, che, conformato ai sentimenti di Cristo in croce, non ti condanna, ma ti perdona.
Gesù nell’ultima cena ha detto ai suoi: “Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada” (Gv 16,7).
A me pare che il tuo bambino ti dica: “Mamma, non piangere. È migliore cosa per me essere di qua”.
Non tutto è perduto dunque.
Gesù ti vuole rialzare e vuole dirti che dove è abbondato il peccato vuole che sovrabbondi la grazia, a beneficio tuo e della Chiesa e dell’umanità intera.
Da quello che è successo deve cominciare dunque una stagione nuova, ricca di frutti.

Ti abbraccio anch’io e vorrei che quest’abbraccio fosse un’eco dell’abbraccio che Gesù stende per te quando ti accosterai ai Sacramenti della Chiesa e anche un’eco dell’abbraccio che il tuo bambino ti dà dal cielo.
Contemplalo là dove si trova, in Cielo, vicino a Dio, vicino alla Madonna.
Ti auguro un santo Natale, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo


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