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Quesito

Caro Padre Angelo,
in una Catechesi un Sacerdote ha detto che in Purgatorio si purificano solo i peccati veniali, perchè qualunque peccato mortale ha per pena l’Inferno.
Se uno confessa i peccati mortali gli viene rimessa sia la colpa che la pena.
Dato che i peccati mortali sono più gravi di quelli veniali non sarebbe più giusto purificare anche quelli nel Purgatorio? Altrimenti non si corre il rischio che se uno ha fatto più peccati mortali che veniali, faccia un Purgatorio più breve di uno che ha fatto pochi peccati mortali e molti veniali? In tal caso chi è maggiormente colpevole paga una colpa inferiore di chi lo è meno.
Grazie per la risposta.
La ricordo nella preghiera.
Giovanni


Risposta del sacerdote

Caro Giovanni,
se il sacerdote che hai ascoltato ha detto quanto mi riferisci si è sbagliato.

1. Quando si confessano i peccati mortali viene rimessa la colpa e viene rimessa anche la pena eterna, ma rimane una pena temporale da scontare.
Un pò di pena temporale rimane anche dopo aver confessato solo peccati veniali.
Il motivo è semplice: purtroppo anche dopo la confessione rimangono in noi quelle disposizioni che precedentemente ci avevano portato a peccare. Sono le cosiddette scorie del peccato.
Giovanni Paolo II in Reconciliatio et penitentia ha scritto che le stesse penitenze date dal sacerdote confessore “ricordano che anche dopo l’assoluzione rimane nel cristiano una zona d’ombra, dovuta alle ferite del peccato, all’imperfezione dell’amore nel pentimento, all’indebolimento delle facoltà spirituali, in cui opera ancora un focolaio infettivo di peccato, che bisogna sempre combattere con la mortificazione e la penitenza. Tale è il significato dell’umile, ma sincera soddisfazione” (RP 33).

2. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “Il peccato grave ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la «pena eterna» del peccato.
D’altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio.
Tale purificazione libera dalla cosiddetta «pena temporale» del peccato. Queste due pene non devono essere concepite come una specie di vendetta, che Dio infligge dall’esterno, bensì come derivanti dalla natura stessa del peccato.
Una conversione, che procede da una fervente carità, può arrivare alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1712-1713; 1820], (CCC 1472).
“Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato.
Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato.
Il cristiano deve sforzarsi, sopportando pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il giorno, affrontando serenamente la morte, di accettare come una grazia queste pene temporali del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere di misericordia e di carità, come pure mediante la preghiera e le varie pratiche di penitenza, a spogliarsi completamente dell’«uomo vecchio» e a rivestire «l’uomo nuovo» [Cf Ef 4,24]” (CCC 1473).

3. Se fosse vero quanto il sacerdote ha detto nella catechesi da te ascoltata ne deriverebbero le assurdità che tu giustamente rilevi e che mai la Chiesa ha insegnato.
Per questo la Chiesa prega anche per i defunti che prima di morire hanno ricevuto l’assoluzione sacramentale. Per quanto siano rimesse la colpa e la pena eterna, rimane sempre la pena temporale da scontare, a meno che uno non abbia emesso un atto di pentimento così profondo da eliminare anche le cattive disposizioni.

Ti ringrazio, ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo