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Quesito

Caro Padre Angelo,
mi scuso se La interpello ancora un’ultima volta su questo punto che non sono del tutto sicura di avere compreso bene.
Le chiederei un commento sulla nota frase di san Tommaso, riportata anche dal Catechismo: “Nulla si oppone al fatto che la natura umana sia stata destinata ad un fine più alto dopo il peccato”.
I meriti infiniti di Cristo ci hanno procurato la partecipazione alla vita trinitaria (paradiso), che è il massimo bene per noi. Ma anche i nostri progenitori, senza il peccato d’origine, avrebbero avuto questo stesso destino dopo una vita felice trascorsa quaggiù! Faccio fatica a vedere dove sta la sostanziale differenza escatologica tra le due situazioni… I nostri progenitori sarebbero comunque sfociati nel cuore della Trinità…
Le sono grata se mi può chiarire ancora questo punto.
La ringrazio di cuore e La benedico.
Antonella


Risposta del sacerdote

Cara Antonella,
1. è vero quello che tu dici. Anche i nostri progenitori erano chiamati all’ordine soprannaturale e già vi erano introdotti mediante la grazia santificante.
Ma l’abbondanza della grazia che Dio ha voluto riversare sugli uomini dopo il peccato è di molto superiore a quella di cui godevano i nostri progenitori.
Per questo la Chiesa nella liturgia della veglia pasquale esclama: “O felice colpa che ci hai meritato un così grande redentore”.

2. Le penalità di cui noi soffriamo a motivo del peccato originale sembrano mettere un velo alla grandezza della nostra attuale condizione dopo la redenzione compiuta da Cristo.
Ma se pensi al sacrificio di Cristo che ha un merito infinito e che adesso viene messo sulle nostre mani perché anche le nostre umilissime azioni, innestate nelle sue, possano avere in qualche modo un merito altrettanto grande, ti accorgi subito che la nostra condizione nell’ordine soprannaturale è superiore a quella di Adamo.

3. Se pensi alla grazia che il Signore ha infuso nella Madonna proprio perché doveva diventare la Madre di Dio comprendi subito che le fu data una grazia di molto superiore a quella data ad Adamo.
Le fu donata una grazia superiore a quella di tutti gli Angeli e di tutti i Santi messi insieme.
E adesso con quella medesima grazia, cresciuta in maniera ancor più vertiginosa nel corso della sua vita, assiste e accompagna ciascuno di noi, introducendoci sempre di più in Cristo, nella potenza della sua preghiera e degli eventi salvifici della sua vita.

4. Se pensi ai poteri divini che Cristo ha conferito ai sacerdoti, qual è ad esempio il potere di rimettere i peccati che è proprio di Dio solo, comprendi subito che oggi possiamo fruire di poteri e di grazie che Adamo  non aveva.
I sacerdoti, poi, hanno il potere di rendere presente Cristo sull’altare.
E rendono presente a beneficio di coloro che vi partecipano  il sacrificio di Gesù che rende alla Santissima Trinità un culto di un valore infinito.
Lo rende a nome dell’umanità intera e di ogni singola persona.
Nella condizione del paradiso terrestre gli uomini non avrebbero avuto la grazia di dare alla Santissima Trinità ogni onore e gloria come la possiamo dare noi in Cristo, con Cristo e per Cristo.

5. Se pensi alla grandezza del battesimo mediante il quale veniamo uniti a Cristo come il tralcio alla vita ti rendi conto che l’unione che adesso possiamo avere con Dio è ancora più forte, ancora più intima e più stringente di quanto non lo fosse nella condizione del paradiso terrestre.
Nel paradiso terrestre Adamo ed Eva ogni giorno godevano della comparsa di Dio che passeggiava insieme con loro. Adesso il Signore non ci è soltanto accanto, ma con lui formiamo una cosa sola.

6. Se pensi alla trasformazione interiore che Dio attua in una persona quando dal peccato la eleva all’ordine soprannaturale della grazia devi convenire che si tratta di un’opera ancora più grande non solo della creazione del cielo della terra, ma anche della creazione degli angeli in stato di grazia.
Dice Sant’Agostino: “Chi è in grado giudichi se sia una cosa più grande creare degli angeli giusti o giustificare dei peccatori.
Certamente, anche se la potenza è uguale in tutti e due i casi, la misericordia è più grande in questo ultimo” (Commento al Vangelo di Giovanni 14,12).
La Chiesa in una sua orazione della Messa si esprime così: “O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono” (Domenica XXVI tempo ordinario).

Ecco solo alcuni segni della superiorità della nostra condizione a quella di Adamo nel paradiso terrestre, che era già elevato all’ordine soprannaturale, senza la presenza del peccato e delle penalità che ne derivano.
Ti auguro di fruire sempre di più di questi doni grandissimi che ci ha meritato il nostro Redentore.
In pegno di questo, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo