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Quesito
Caro Padre Angelo,
mi chiedevo qual’è la dignità della materia rispetto allo spirito. Insomma, l’anima è immortale, la materia necessariamente le si contrappone? L’anima è dunque immortale rispetto a cosa? Al corpo -mi dico- che però è materia. Allora che fine farà la materia?
La risposta che mi sono data – molto terra terra – è che l’anima è sempre quella, mentre gli atomi si combinano e la materia si trasforma.
Me lo chiedo perché trovo questa materia meravigliosa quasi quanto lo spirito, con le sue trasformazioni, le sue leggi, le sue meraviglie, che sono tutte opere di Dio da cui tutto viene.
Solo che l’altra domanda che mi sorge è: perché crearla? A che serve rispetto allo spirito? Forse perché è imperfetta e qui siamo esseri imperfetti più che mai? E’ tutto.
La ringrazio.
…maym
Risposta del sacerdote
Carissima,
la materia è opera di Dio.
Dopo averla creata Dio, secondo il linguaggio biblico, vide che era cosa buona.
Di materia e di spirito è fatto l’uomo.
E per la persona umana è essenziale tanto la materia quanto lo spirito.
La teologia cristiana ha messo in evidenza i valori della corporeità:
– Per essa l’intelligenza umana è razionale, creativa, e può crescere nella conoscenza e nell’amore. Ogni conoscenza prende l’avvio dai sensi e i sensi colgono il particolare, non l’universale. Ed è proprio collegando i particolari che si esprime la razionalità dell’uomo e la sua creatività;
– per la corporeità gli uomini sono in relazione immediata fra di loro, nel dialogo, nella conoscenza e nell’amore. Fra di loro crescono nella conoscenza e nell’amore. Possono anche regredire insieme. Ma insieme anche possono ricuperare e redimersi.
– per la corporeità fanno l’esperienza della genitura. E in questo senso possono esprimersi e crescere in un modo tutto particolare (diverso da quello degli angeli) ad immagine di Dio che è Padre. È mediante la paternità e la maternità fisica che noi possiamo capire ancor più in profondità la paternità divina.
– per la corporeità gli uomini esprimono signoria sul mondo e lo trasformano mediante il lavoro e si rendono partecipi della Provvidenza;
– attraverso le sofferenze, intimamente legate alla condizione corporale, si uniscono alla redenzione di Cristo, completando nella loro carne ciò che manca ai suoi patimenti a favore del suo corpo (Col 1,24);
– rendono la creazione partecipe del culto di Dio (la corporeità trova ampio spazio nella liturgia: vesti, canti, linguaggio, processioni, riti…).
Ce n’è già abbastanza, Maym. Non è vero?
La materia, nella infinita varietà in cui si esprime, canta le lodi di Dio. Si legge nel Siracide: “Quanto sono amabili tutte le sue opere! E appena una scintilla se ne può osservare” (Sir 42,221).
Il cantico di Daniele (“Benedite opere tutte del Signore il Signore”) è sulla medesima linea.
Guarda san Francesco come si sentiva trasportato a lodare e ad amare Dio nella contemplazione delle sue creature. E lo riferisce nel cantico “Altissimu onnipotente bon Signore”.
Se poi vuoi leggere un bel saggio sulla teologia della materia ti rinvio al volume scritto da D. Chenu, Teologia della materia, ed. Borla. Non so se sia ancora in commercio. Lo puoi trovare in qualche biblioteca di questo mondo.
Ti ringrazio, ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo