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Quesito
Gentile Reverendo Padre Angelo Bellon
Il CCC deplora l’atteggiamento di uomini di Chiesa che hanno approvato la tortura nei loro tribunali.
Il Papa Innocenzo IV, con la bolla "Ad extirpanda" del 1252 approvò l’uso della tortura anche se non può essere paragonata alla tortura usata dai moderni.
Tuttavia se ne dovrebbe dedurre che il Papa ha insegnato un insegnamento immorale, contro il diritto divino-naturale? In questo caso più che un peccato di una singola persona di Chiesa, sembrerebbe un atto di insegnamento il fatto della liceità della tortura in particolari casi. Oggi, invece, essa è condannata dal Magistero sempre e comunque.
Anche pene di morte come il rogo, non sono una tortura, più che un caso in cui i mezzi incruenti non siano sufficienti per garantire l’incolumità degli innocenti?
Il Magistero della Chiesa in tema di morale può cambiare durante il corso degli anni? Nel senso che ciò che prima è considerato non condannabile in base alla cultura vigente, in seguito diventi esecrabile? E’ cambiata la Dottrina della Chiesa riguardante la pena di morte e la tortura, oppure c’è stato un approfondimento che ha portato a limitare i casi di liceità della pena di morte e a negare ogni liceità alla tortura? Immagino che la Dottrina della Chiesa non possa cambiare, visto che Dio rimane lo stesso, però alcuni episodi del passato oggi sono condannati dal Magistero.
Anche perché se fosse vero che la Dottrina della Chiesa in materia di morale cambia in futuro potrebbe essere non lecito ciò che ora è lecito e viceversa.
La ringrazio in anticipo della risposta e anche per il prezioso servizio che Lei fa a tutti gli utenti di Internet.
Sarò felice di ricordarla nelle mie preghiere.
Distinti Saluti.
Marchesini
Risposta del sacerdote
Caro Marchesini
La tortura fu dichiarata lecita da Innocenzo IV nel 1252, nonostante Nicolò I nell’886 l’avesse giudicata contraria a ogni legge umana e divina.
Il testo della Bolla recita: “Il podestà o rettore deve costringere senza giungere a mutilazioni o ad esporre a pericolo di morte, tutti gli eretici catturati, come veri ladri e assassini delle anime, e usurpatori dei Sacramenti di Dio e della fede cristiana, a confessare esplicitamente i loro errori e a denunciare gli altri eretici a loro noti e i loro beni, i loro creditori, ricettatori, difensori, allo stesso modo con cui costringono i ladri e usurpatori di beni temporali a denunciare i loro complici e confessare le malefatte compiute”.
Come vedi, si tratta dell’estensione dell’applicazione di uno strumento già ritenuto lecito in ambito civile per costringere “i ladri e usurpatori di beni temporali a denunciare i loro complici e confessare le malefatte compiute”.
La Chiesa voleva difendersi in proprio dall’eresia e non voleva permettere al potere civile di reprimerla con le sue risorse. Che competenza aveva il tribunale civile per condannare le eresie? E poi, sarebbero state meglio protette le persone sospettate? E non avrebbe potuto il potere civile usare della tortura contro innocenti che avevano solo il torto di non essere graditi al potente di turno?
Noi oggi diciamo che la tortura è stata un errore. Ma a quei tempi non fu giudicato così. La Chiesa, che aveva anche un dominio temporale, accolse quello che pacificamente ogni potere civile da sempre riteneva lecito.
In ogni caso la Bolla di Innocenzo IV non è un atto magisteriale, ma un atto amministrativo-giudiziario.
L’oggetto della Bolla non è quello di dichiarare lecito lo strumento della tortura, ma di applicarla anche nell’investigazione degli errori di fede.
La mentalità del tempo, con la rinascita del diritto romano che la prevedeva, la giudicava non immorale.
Dunque anche qui non ci troviamo di fronte ad un rovesciamento della Dottrina.
Ti ringrazio del quesito e delle preghiere, che ricambio volentieri.
Ti benedico.
Padre Angelo