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Quesito
Carissimo padre,
Le scrivo per farla partecipe della mia esperienza.
Diversi anni fa i rapporti intimi tra me e mia moglie si sono diradati fino a cessare del tutto.
Allora ho iniziato ad “arrangiarmi” da solo. Ho iniziato a cercare su Internet motivazioni e scuse per il mio comportamento. Ne ho trovate fin troppe.
Basta prendere quello che fa al caso nostro e trascurare quello che non ci comoda. Ho trovato anche delle affermazioni di specialisti che teorizzavano sulla necessità di rapporti frequenti pena dolori, prostatiti, tumori alla prostata ecc.
Questa mi andava benissimo come scusa. Ho iniziato a non confessarmi più: tanto ero sicuro di ricaderci nuovamente.
Sono andato avanti così per anni; non mi sentivo affatto bene; mi pareva una situazione molto squallida, ma non avevo molte motivazioni per cambiare.
Un giorno sono capitato per caso sul sito Internet dove Lei risponde alle domande. Ho letto tutte le domande e le relative risposte relative alla sessualità.
Ho iniziato a riflettere sulla mia situazione e mi sono chiesto se volevo proprio continuare sulla strada intrapresa o volevo cambiare.
Ci è voluto parecchio tempo; alla fine mi sono deciso ad andare a confessarmi.
Devo dire che mi vergognavo parecchio, ma confidavo nella misericordia di Dio e nella comprensione del sacerdote.
Ho deciso di lasciare perdere tutte le stupide e puerile scuse e impegnarmi al massimo delle mie forze per cambiare.
Ho chiesto con molta semplicità a Gesù di darmi una mano nel superare le difficoltà.
Mi sono poi rivolto alla Madonna chiedendole di intercedere per me anche se non ero stato mai molto devoto.
Mi aspettavo un periodo molto difficile e burrascoso sia fisicamente che moralmente.
Con mia enorme sorpresa mi sono accorto che non è stato poi così difficile.
Ci sono stati dei disturbi fisici che poi sono passati. Ogni volta che mi venivano delle tentazioni mi dicevo: “Non vorrai mica deludere Gesù che ha avuto con te una enorme pazienza e ti ha aspettato per tutti questi anni senza punirti?”.
Lei non ci crederà: sono passati mesi e non sono mai ricaduto. Man mano che passava il tempo mi sono sentito più sereno e tranquillo, meno insofferente e scorbutico. Non so come sia successo, ma in questi ultimi giorni io e mia moglie ci siamo riavvicinati e abbiamo ripreso i rapporti intimi.
Le scrivo anche per ringraziarLa con tutto il cuore per quello che sta facendo. Mi ha permesso di trovare le motivazioni per cambiare e per passare da una fede “per tradizione” a una fede sentita che proviene dal cuore. Lo so che la strada da percorrere è ancora molto lunga, ma con l’aiuto di Dio ce la farò.
Mi scuso se ci sono strafalcioni e incongruenze: volutamente non ho voluto rivedere il mio scritto, ma l’ho lasciato come mi è scaturito dal cuore.
La saluto caramente e pregherò per Lei.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
ti ringrazio molto per questa bella testimonianza che rende onore a Dio e alla nostra fede.
1. Rende onore a Dio per molti motivi.
Anzitutto perché ha avuto misericordia di te. Ha pazientato in tutto il tempo della tua deriva.
Eri come il figliol prodigo che cercava di saziarsi con i cibi che si davano ai porci. Questi cibi non ti placavano. Avevi tanti maestri che cercavano di rassicurarti e di dirti che quello che facevi era un bene e non un male.
Ma non eri in pace.
Dio avrebbe potuto dimenticarsi di te, così come tu cercavi di dimenticarti di Lui e farti perire eternamente.
Ma adesso sei qua e puoi ripetere con l’Autore sacro: Misericordia Domini quia non sumus consumpti (per la misericordia del Signore non sono perito, non sono morto).
2. Quanto è avvenuto in te rende onore a Dio e alla sua fedeltà verso gli uomini, sebbene peccatori.
Dio è stato per te come il buon pastore che è andato alla ricerca della pecorella smarrita.
Ed è andato alla ricerca di te in maniera davvero mirabile. Si è servito anche dei nostri visitatori, dei loro problemi, li spingeva a scrivere a me per ottenere una risposta.
E poi stava dietro anche a me per mettermi le parole giuste per toccare finalmente anche il tuo cuore.
Ed ecco che finalmente non hai più potuto resistere alla sua azione misericordiosa e sei andato là dove Lui a braccia aperte da tanto tempo ti attendeva, al confessionale.
3. Quanto mi hai scritto rende lode a Dio perché ti ha dato forza di vincere le scuse puerili dietro le quali ti nascondevi. Ti ha dato forza per andare a fare finalmente un’umile confessione dei tuoi peccati.
Ti ha dato forza di uscire fuori dalle tentazioni, dietro alle quali premevano certo anche tanti spiriti infernali che non volevano affatto che tu li abbandonassi.
Ti ha dato forza di uscire anticipatamente dall’inferno e di essere libero.
4. La tua testimonianza rende onore anche alla nostra fede, perché concretamente dici che Dio non ci comanda cose che sono al di sopra delle nostre forze, e che la Sua legge vuole tutelare esclusivamente il nostro più grande bene e la nostra felicità temporale ed eterna.
5. Rende onore alla nostra fede che ci chiama ad incontrarci direttamente con Cristo risorto nei sacramenti.
Con la confessione sei stato investito della potenza della sua risurrezione e sei un uomo nuovo in tutti i sensi: nuovo nel tuo rapporto con Dio, nuovo nel tuo rapporto con te stesso, nuovo nel tuo rapporto con la moglie, nuovo nel tuo rapporti con gli altri e le cose.
6. Rende onore alla nostra fede che ci rassicura della vicinanza del Signore e della sua Madre santissima.
Sebbene macchiato da molte colpe, appena hai aperto la bocca e con semplicità hai chiesto al Signore di darti una mano e di tirarti fuori dalla melma, l’ha fatto.
Ugualmente la stessa cosa ha fatto anche Maria. Non ha detto: Sono nauseata dal puzzo del cuore dal quale escono queste preghiere.
Da tanto tempo desiderava venirti in soccorso. E appena l’hai chiamata ti hai fatto sentire che è Colei che Dio ha rivestito della sua onnipotenza salvatrice. Ha pregato per te, ha presentato a Gesù le tue necessità di sposo come un giorno presentò a Gesù le necessità di due giovani sposi.
7. Ricorderai le parole di Gesù: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,4-6).
Questa volta il Signore non ha chiamato solo gli abitanti del Cielo a rallegrarsi con Lui per averti ritrovato, ma ha chiamato anche me e con me tanti altri che leggeranno questa bella testimonianza.
Ha chiamato noi, abitanti della terra, che speriamo di condividere in pienezza il tuo trionfo quando ci ritroveremo – Dio lo volgia! – santi tra i santi in Paradiso.
Solo chi ti ha tenuto schiavo per tanto tempo se ne dispiace. Solo chi desidera tutti perduti se ne va con la testa bassa.
Se tra costoro vi fossero degli abitanti della terra, ci fossero cioè dei visitatori che per caso come te giungono al nostro sito, vorremo dir loro che questo caso non c’è, ma che il Signore si serve anche di questo umile strumento per bussare alla loro porta, per tirarli fuori dalla schiavitù e dalla infelicità temporale ed eterna.
Tra breve scenderò per la celebrazione della Messa. E offrirò a Dio il sacrificio di Gesù Cristo per dirgli grazie a nome tuo e per la gioia che ci ha dato.
Ti assicuro ancora il mio ricordo nella preghiera, ti abbraccio fraternamente in Cristo e ti benedico.
Padre Angelo