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Buonasera Padre Angelo,
ci siamo già scritti altre volte in via privata, e anche oggi cerco il suo consiglio per le prove che il Signore mi pone.
Nell’ultimo anno ho avuto svariate prove tutte di tipo spirituale legate principalmente agli affetti e alla fede, accompagnate dalla manifestazione più o meno intensa di pensieri impuri involontari, nel senso che non me li cerco, non li genero (o così mi sembra) e questo lo dico con cognizione di causa, perché in passato sono caduto varie volte nella pornografia, quindi so bene cosa vuol dire andare alla ricerca di un piacere e viverne anche l’ansia, come se tutta la tua soddisfazione sessuale sia chiusa in quell’ “inarrestabile (a volte) cercare”. L’altra caratteristica che me li pone come “involontari” e che ne provo un disprezzo e un timore enormi, che mi paralizzano e angosciano, diciamo proprio che non li voglio e non ci trovo nulla di buono.
Ho letto già alcune sue risposte su questo argomento, e nel combattimento, faccio mie le parole di San Cassiano sul non fare entrare la “testa del serpente”, ma lo stato d’animo forse è sbagliato, perché rifiuto talmente questo che subito mi viene un timore che mi sembra dare debolezza, sconforto, paralisi.
Come devo considerare questi pensieri? Io continuo a confessarli, ma mi dicono che non è peccato?
Come combatterli? O come accettare che Dio possa chiedermi questo? Considerando la mia condizione di persona sposata e con 7 figli.
In questo momento, questa prova poi la porto un po’ male, perché è circa 1 anno che sembra spenta ogni Luce, fermo ogni battito di cuore, senza forze sembra mi stia lasciando il Signore, lo sento come uno sconosciuto e nascosto. Rimane in me un desiderio enorme di sentirlo, di farlo entrare, come tante volte è accaduto, ma ho l’impressione che i miei peccati impediscano di ospitarlo, mi manca questa dignità, e sono come ferito, angosciato e a volte smarrito. Continuo a pregare, anche tanto, ma non sento quasi nulla, rimane l’impegno intellettuale a non far scivolare la parola invano, cerco di trattenerla e meditarla in quella che mi sembra una freddezza calcarea, senza sentimento.
Con l’augurio che lo Spirito possa parlarmi attraverso di lei, la saluto fraternamente e le garantisco le mie preghiere.
la pace


Carissimo,
sono molto in ritardo nel risponderti e te ne chiedo scusa.

1. Forse rimarrai sconfortato nel sentire che anch’io mi associo ai vari confessori che ti hanno detto di stare sereno.
In questi pensieri che ti cadono davanti e che tu non cerchi e non accetti in nessun modo non c’è peccato.
Lasciano però un segno ed è quel segno per cui san Tommaso dice che Cristo non volle essere tentato in questo campo.

2. Ecco le sue precise parole: “La tentazione che proviene dal nemico può essere senza peccato, poiché di per sé consiste in una pura suggestione esteriore.
Invece la tentazione della carne non può essere senza peccato, poiché deriva dal piacere e dalla concupiscenza; e al dire di S. Agostino «c’è sempre qualcosa di peccaminoso quando la carne ha voglie contrarie a quelle dello spirito» (De civitate Dei 19,4). Così dunque Cristo volle essere tentato dal nemico, ma non dalla carne” (Somma teologica, III, 41, 1, ad 3).

3. Quanto riportato da san Tommaso può sembrare in contraddizione con quanto si è detto sopra e cioè che i pensieri impuri involontari non siano peccato.
Ma va precisato che ai tempi di San Tommaso non era stata ancora introdotta la nozione morale di imperfezione.
Tuttavia san Tommaso aveva asserito un concetto equivalente quando affermava che un atto (potrebbe essere anche una fantasia impura) che non procede da intelletto e volontà, non è un atto umano e pertanto non è un atto morale e imputabile.
Non si tratterebbe in questo caso di un atto immorale, e cioè moralmente cattivo, ma di un atto non umano, quasi istintuale.
Si tratta pertanto di un atto a-morale, privo di bontà o di malizia e pertanto non imputabile.

4. Tale atto rimane tuttavia un disordine.
Ed è questo il motivo del disagio che tu avverti ed è anche il disagio avvertito da tanti santi.
Questo disordine in Cristo non vi fu e neanche nella Beata Vergine Maria.
È in questo senso che San Tommaso usa quell’espressione forte definendolo addirittura peccato veniale.
Ma propriamente parlando è, sì, un disordine, un’imperfezione morale, ma non è peccato.

5. Il grande Prümmer, di cui ho già parlato in altre risposte, nell’indice del I volume del suo Manuale di Morale scrive: “I moti primo-primi (indeliberati) di sensualità non sono peccati veniali” (Manuale theologiae moralis, I, p. 468).

6. Quanto scrivi nella parte finale della tua mail potrebbe essere legato ad una vita di peccato.
Ma in te lo escludo perché il peccato non lo vuoi in nessun modo e perché cerchi il Signore con molta e assidua preghiera.
Forse in questo momento il Signore non vuole farsi trovare perché tu lo cerchi con maggior ardore e con animo sempre più purificato.
È la notte oscura dei sensi, come la chiamerebbe san Giovanni della croce.
A te pare di essere fermo.
In realtà stai andando avanti, ma nella purificazione.
Non scoraggiarti di fronte a questa apparente paralisi.
Sei a buon punto!

Continua così, continua così, abbracciato a Cristo anche se non senti niente.
Ti ricordo volentieri al Signore e ti benedico.
Padre Angelo