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Caro padre Angelo mi chiamo Alessio ed ho 29 anni.
Le scrivo perchè vorrei dei chiarimenti sulla benedizione.
Nell’antico pensiero semitico la benedizione (Berakhah) era un qualcosa di materiale oggettivamente esistente e verificabile.
Il “benedire” rappresentava un’attività vera e propria, che produceva conseguenze dirette e immediatamente constatabili.
Questo concetto della Berakhah è ben documentato da diversi passi contenuti nei libri dell’antico testamento.
Come in Genesi al capitolo 27 quando Giacobbe con l’inganno prende per se la benedizione che aspetta al fratello Esaù: [36] Riprese: “Forse perché si chiama Giacobbe mi ha soppiantato già due volte? già ha carpito la mia primogenitura ed ecco ora ha carpito la mia benedizione!”. Poi soggiunse: “Non hai forse riservato qualche benedizione per me?”. [37] Isacco rispose e disse a Esaù: “Ecco, io l’ho costituito tuo signore e gli ho dato come servi tutti i suoi fratelli; l’ho provveduto di frumento e di mosto; per te che cosa mai potrò fare, figlio mio?”. [38] Esaù disse al padre: “Hai una sola benedizione padre mio? Benedici anche me, padre mio!”. Ma Isacco taceva ed Esaù alzò la voce e pianse.
La mia domanda è se nell’antico pensiero semitico la benedizione era questo, come siamo arrivati alla benedizione spirituale che abbiamo oggi?
Nell’attesa della sua risposta, le porgo i miei più cordiali saluti.
Alessio


Caro Alessio,
1. è vero quello che hai sottolineato. Le benedizioni nell’Antico Testamento sono efficaci e sono per lo più materiali.
La terra promessa è costituita dalla striscia di terra dove poi abitarono le 12 tribù di Giacobbe.

2. Tuttavia già nell’Antico Testamento vi è l’annuncio di una benedizione di ordine spirituale.
Ed è quella che Dio ha dato ad Abramo quando gli disse: “In te saranno benedette tutte le genti” (Gn 12,3).
In te, e cioè nella tua persona e nella tua discendenza.
Tutte le nazioni saranno benedette per mezzo della tua discendenza soprattutto in Cristo.
Lo dirà chiaramente San Paolo quando scrive: “Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furono fatte le promesse. Non dice la Scrittura: «E ai discendenti», come se si trattasse di molti, ma: E alla tua discendenza, come a uno solo, cioè Cristo” (Gal 3,16).

3. Ora la benedizione che Cristo è venuto portarci è soprattutto di ordine spirituale: “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12).
“Figli di Dio!”, che equivale a diventare per grazia o per adozione divina quanto Cristo è per natura.

4. Gesù chiede di cercare questa benedizione che dura per sempre, per tutta l’eternità, mentre i beni di questo mondo sono caduchi e prima o poi bisogna lasciarli: “Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia (cioè la santità, n.d.r.), e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,33).
È una grazia inestimabile questa benedizione di ordine spirituale.

5. San Paolo esprime bene i contenuti di questa benedizione spirituale soprattutto nella lettera agli Efesini dove dice esplicitamente: “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo” (Ef 1,3).
ogni benedizione spirituale”: queste benedizioni spirituali sono di vario tipo.

6. La prima benedizione consiste nella vocazione “ad essere santi e immacolati nella carità” (Ef 1,4), partecipi della vita santa e divina di Cristo.
Nella carità, perché mediante la carità Dio abita personalmente in noi e noi in Dio (1 Gv 4,16).
La seconda benedizione: “Predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà” (Ef 1,5).
Il modo scelto per questa santità è quello di una filiazione divina, di cui Gesù Cristo, il Figlio unico, è la fonte e il modello (cf. Rm 8,29).
La terza benedizione: “Nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia” (Ef 1,7).
Qui san Paolo si riferisce l’opera storica della redenzione compiuta Cristo per mezzo della croce.
La quarta benedizione: “Poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito” (Ef 1,9).
È la rivelazione del mistero di cui San Paolo parla in Rm 16,25 e concerne soprattutto la chiamata di tutti i pagani ad essere partecipi della vita soprannaturale di Dio.
La quinta benedizione: “In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi che per primi abbiamo sperato in Cristo” (Ef 1,11).
«Eredi di Dio», il bene in assoluto il più grande di tutti gli altri beni perché eterno ed infinito!
La sesta benedizione: “In lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso” (Ef 1,13).
San Paolo sta parlando agli efesini, che erano considerati pagani. Ebbene, anch’essi sono chiamati a condividere la salvezza già riservata a Israele.
Essi ne hanno la certezza poiché hanno ricevuto lo Spirito promesso.

Augurandoti tutti i contenuti di questa benedizione spirituale che dura in eterno, ti saluto, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo