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Quesito

Caro Padre Angelo,
avrei da porle una domanda o forse un dubbio al quale non riesco a trovare risposta. Il sesto comandamento che Dio dette a Mosè è stato modificato dall’uomo passando da “Non commettere adulterio” a “Non commettere atti impuri”. 
Perché Dio avrebbe detto: “Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore Dio vostro che io vi prescrivo” (Dt 4,2).
Perché cambiare la parola diretta di Dio e sostituirla con un’interpretazione umana? Mosè trascrisse i comandamenti dalla viva voce di Dio. San Paolo quindi sarebbe stato più chiaro ed esauriente di Dio? 
La ringrazio anticipatamente Padre Angelo per aver letto questo messaggio.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. Sì, attraverso Mosé Dio ha detto: “Voi non aggiungerete”
Ma Dio può aggiungere e ha aggiunto.
La Divina Rivelazione non si è chiusa con Dt 4,2.
Inoltre anche in Ap 22,18-19 vengono ripetute le parole di Dt 4,2: “A chiunque ascolta le parole della profezia di questo libro io dichiaro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e se qualcuno toglierà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio lo priverà dell’albero della vita e della città santa, descritti in questo libro”.

2. Non solo, ma Dio ha anche modificato il secondo precetto del decalogo.
Mentre in un primo tempo ha proibito di fare immagini perché il popolo era incline all’idolatria, in seguito comanderà in seguito di fare immagini.
Infatti si legge nel libro dei Numeri: “Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita” (Nm 21-8-9).

3. Inoltre Gesù Cristo, al quale Mosè fa riferimento dicendo in Dt 18,15: “A lui darete ascolto”, ha tolto le deroghe concesse da Mosè a motivo della durezza del cuore dell’uomo: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio” (Mt 19,8-9). 
Il Ma io vi dico torna anche altre volte nell’insegnamento di Gesù, soprattutto nel discorso della montagna. Puoi vedere la parte finale del capitolo quinto del Vangelo di Matteo.

4. Se nella formulazione del decalogo al sesto comandamento si legge non commettere adulterio, nel resto della Sacra Scrittura, che è pure parola di Dio, vi sono molte altre proibizioni riguardanti la vita sessuale.
Rimanendo all’Antico Testamento puoi leggere il capitolo 18º del libro del Levitico, nel quale vengono menzionate varie pratiche di disordine in questo ambito. Il testo si conclude così: “Non rendetevi impuri con nessuna di tali pratiche, poiché con tutte queste cose si sono rese impure le nazioni che io sto per scacciare davanti a voi. La terra ne è stata resa impura; per questo ho punito la sua colpa e la terra ha vomitato i suoi abitanti. Voi dunque osserverete le mie leggi e le mie prescrizioni e non commetterete nessuna di queste pratiche abominevoli: né colui che è nativo della terra, né il forestiero che dimora in mezzo a voi” (Lv 18,24-26).

5. Proprio nella prima lettura di oggi (mercoledì della 28ª settimana del tempo ordinario) vengono riportate le seguenti parole: “Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio” (Gal 5,19-21).
Come si può notare, viene detto che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Ciò significa che sono considerate colpe gravi: impediscono di entrare nel regno di Dio. Il che equivale, se non si è pentiti, ad andare nella direzione opposta.

5. La traduzione latina di San Girolamo si legge: “manifesta sunt autem opera carnis: fornicatio, immunditia, impudicitia, luxuria”.
In italiano: sono manifeste poi le opere della carne: fornicazione, impurità, impudicizia, lussuria. 
Nella traduzione della CEI si legge: fornicazione, impurità, dissolutezza, dove per dissolutezza si intende la libidine senza freno (in greco: aselgheia). 
Ora, quella di San Paolo non è una parola umana. È parola di Dio, come si proclama al termine di ogni lettura nella liturgia della Chiesa.
San Pietro considera le sue lettere “al pari delle altre scritture” (2 Pt 3,16).
Mosè non ha detto tutto.
Solo Gesù Cristo ha detto tutto e Gesù Cristo ha parlato anche attraverso coloro che hanno ricevuto il suo insegnamento, gli apostoli.
Per questo i loro testi sono contenuti nelle Sacre Scritture e sono parola di Dio.

6. Il Decalogo presenta una sintesi dei peccati. Nella sua formulazione non figurano neanche i rapporti omosessuali che pure sono condannati apertamente nell’Antico e nel Nuovo Testamento.
In Levitico 18,22 vengono condannati così: “Non ti coricherai con un uomo come si fa con una donna: è cosa abominevole”.
Ugualmente nel Nuovo Testamento: “Non illudetevi: né effeminati, né sodomiti… erediteranno il Regno di Dio” (1 Cor 6,10).
Il Decalogo proposto dalla Chiesa non riproduce integralmente quello esposto da Mosè. La Chiesa l’ha sintetizzato per memorizzarlo più facilmente.

7. Per i cosiddetti atti impuri è sufficiente il testo di 1 Ts 4, 3-8: “Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito”.
È in ordine alla santificazione che si comprende la portata negativa delle impurità. Nessuna di queste giova a diventare più santi, più conformi a Cristo.
Si potrebbe anche menzionare Ap 22,15: “Fuori i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna!” (Ap 22,15). Venivano chiamati cani gli impuri. In questo breve testo si parla anche di immorali. In latino si legge: impudici.
Anche per questo testo valgono le parole di Ap 22,19: “Se qualcuno toglierà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio lo priverà dell’albero della vita e della città santa, descritti in questo libro”.

Augurandoti di camminare speditamente nelle vie di Dio e di giungere alla santità alla quale ti chiama, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo