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Quesito
Buongiorno carissimo Padre Angelo, spero che questa mia la trovi bene e in salute.
Le scrivo per chiederle un chiarimento su quanto affermato in alcuni documenti proposti dalla Pontificia Accademia per la Vita in merito alla contraccezione.
Prendendo spunto dall’enciclica Amoris Laetitia, a p. 304 di questo studio si legge: «La responsabilità nella generazione richiede un discernimento pratico che non può coincidere con l’applicazione automatica e l’osservanza materiale di una norma, come è evidente nella pratica stessa dei metodi naturali. […] Ci sono infatti condizioni e circostanze pratiche che renderebbero irresponsabile la scelta di generare […]».
E quindi prosegue affermando che i due sposi «[…], possono operare un saggio discernimento nel caso concreto, che senza contraddire la loro apertura alla vita, in quel momento, non la prevede. La scelta saggia verrà attuata valutando opportunamente tutte le tecniche possibili in riferimento alla loro specifica situazione ed escludendo ovviamente quelle abortive».
Potrebbe chiarirmi se queste affermazioni sono conformi alla morale cattolica?
Grazie di cuore, le assicuro la preghiera.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. va rilevato anzitutto che la Pontificia Accademia delle scienze non è un organo magisteriale.
Ciò che essa pubblica in ambito scientifico lo si ascolta con rispetto, a motivo della sua autorevolezza.
Ma se dà indicazioni morali è doveroso valutare se siano conformi al Magistero della Chiesa.
2. Ora l’affermazione che hai riportato e cioè che i due sposi “possono operare un saggio discernimento nel caso concreto, che senza contraddire la loro apertura alla vita, in quel momento, non la prevede. La scelta saggia verrà attuata valutando opportunamente tutte le tecniche possibili in riferimento alla loro specifica situazione ed escludendo ovviamente quelle abortive”, oltre ad essere contraddittoria in se stessa, è errata sotto il profilo teologico.
3. È in contraddizione in se stessa perché viene detto che gli sposi “possono operare un saggio discernimento nel caso concreto, che senza contraddire la loro apertura alla vita, in quel momento, non la prevede”.
Il verbo “prevede” vuole smorzare la portata dell’affermazione. Il significato vero di tale affermazione è che non la prevede contraddicendola perché si scegliere la contraccezione.
Tanto più che non si è mai costretti a fare contraccezione perché sotto il profilo morale si possono seguire altre vie.
4. Inoltre sebbene sia doveroso tenere conto dell’intenzione e delle circostanze, tuttavia per quanto l’intenzione sia buona e per quanto le circostanze siano attenuanti, non possono mai rendere intrinsecamente buono ciò che è intrinsecamente illecito.
Questa è stata la risposta della Congregazione del Clero in riferimento al cosiddetto ‘caso Washington’: “Le particolari circostanze che accompagnano un atto umano oggettivamente cattivo, mentre non possono trasformarlo in un atto oggettivamente virtuoso, possono renderlo incolpevole o meno colpevole o soggettivamente giustificabile” (26.4.1971).
5. Il testo della Pontificia Accademia delle scienze dice anche che “la scelta saggia verrà attuata valutando opportunamente tutte le tecniche possibili in riferimento alla loro specifica situazione ed escludendo ovviamente quelle abortive”.
In altre parole sarebbe lecita in certi casi qualsiasi forma di contraddizione.
Dicendo “saggia” il testo la difende presentandola come cosa buona.
Mentre Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae ha detto che nella contraccezionei coniugi “si comportano come arbitri del disegno divino” (HV 13). Di fatto si sostituiscono a lui nel determinare quale sia il significato del corpo e dei suoi atti.
Ugualmente Giovanni Paolo II ha detto che nella contraccezione “gli sposi si attribuiscano un potere che appartiene solo a Dio: il potere di decidere in ultima istanza la venuta all’esistenza di una persona umana. Si attribuiscono la qualifica di essere non i co-operatori del potere creativo di Dio, ma i depositari ultimi della sorgente della vita umana. In questa prospettiva la contraccezione è da giudicare oggettivamente così profondamente illecita da non potere mai, per nessuna ragione, essere giustificata.
Pensare o dire il contrario, equivale a ritenere che nella vita umana si possano dare situazioni nelle quali sia lecito non riconoscere Dio come Dio” (17.9.1983).
6. In Veritatis splendor Giovanni Paolo II ricorda il fondamento di una simile affermazione dicendo che “la moralità dell’atto umano dipende anzitutto e fondamentalmente dall’oggetto ragionevolmente scelto dalla volontà deliberata” (VS 78).
Tale insegnamento era già stato ricordato anche in “Reconciliatio et paenitentia” dove si legge: “È doveroso aggiungere che alcuni peccati, quanto alla loro materia, sono intrinsecamente gravi e mortali.
Esistono, cioè, atti che, per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze, sono sempre gravemente illeciti, in ragione del loro oggetto.
Questi atti, se compiuti con sufficiente consapevolezza e libertà, sono sempre colpa grave” (RP 17).
7. È vero che in definitiva tocca agli sposi giudicare tenendo presenti le particolari circostanze della loro vita.
Tuttavia nel loro giudizio i coniugi non creano la legge morale.
Il Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes ricorda che “nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente dice alle orecchie del cuore: fa questo, fuggi quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro il suo cuore: obbedire ad essa è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato.
La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge, che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo” (GS 16).
8. E Giovanni Paolo II: “La coscienza morale non è un giudice autonomo delle nostre azioni. Essa desume i criteri dei suoi giudizi da quella legge divina, eterna, oggettiva e universale, da quella verità immutabile di cui parla il testo conciliare (Dignitatis humanae, 3): quella legge, quella verità che l’uomo può scoprire nell’ordine dell’essere. È per questa ragione che il Concilio dice che l’uomo, nella sua coscienza, è solo con Dio. Si noti: il testo non si limita ad affermare: è solo, ma aggiunge con Dio. La coscienza morale non chiude l’uomo dentro un invalicabile ed impenetrabile solitudine, ma lo apre alla chiamata, alla voce di Dio.
In questo, non in altro, sta il mistero e la dignità della coscienza morale: nell’essere cioè il luogo, lo spazio santo nel quale Dio parla all’uomo. Di conseguenza, se l’uomo non ascolta la propria coscienza, se consente che in essa prenda dimora l’errore, egli spezza il vincolo più profondo che lo stringe in alleanza con il suo Creatore” (17.8.1983).
9. Se le circostanze possono scusare, tuttavia non rendono mai virtuoso ciò che è intrinsecamente male.
Dire che in alcuni casi qualsiasi forma di contraccezione sarebbe una scelta saggia equivale a dire che in alcuni casi può essere saggia anche la scelta di bestemmiare.
Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo