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Quesito
Caro Padre,
intervengo sul tema delle cadute nella purezza.
Purtroppo queste cadute (vizio solitario) erano frequenti nella mia vita.
Chiesi allora al sacerdote se, nell’eventualità di una ravvicinata caduta, dovessi confessarmi di nuovo o fare la comunione lo stesso.
Mi pare che il sacerdote mi abbia consigliato di dire una preghiera e di domandare perdono al Signore dieci minuti prima della messa.
Ho seguito il suo consiglio, ma mi è rimasto un dubbio: forse non ho fatto bene; dovevo confessarmi ugualmente.
Lei che ne dice?
Grazie per la risposta.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
la Chiesa insegna che la masturbazione oggettivamente è un peccato grave e da sempre senza esitazione l’ha riconosciuto tale.
In una precedente risposta avevo riportato il testo della dichiarazione Persona Humana: “Di fatto sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato” (n. 9).
Tuttavia il medesimo documento dice che quando si passa dalla valutazione oggettiva a quella soggettiva vi possono essere fattori che diminuiscono la responsabilità dell’atto.
Pertanto ciò che oggettivamente è grave, soggettivamente può diventare meno grave.
Ecco il testo: “La psicologia moderna offre, in materia di masturbazione, parecchi dati validi e utili per formulare un giudizio più equo sulla responsabilità morale e per orientare l’azione pastorale. Essa aiuta a vedere come
– l’immaturità dell’adolescenza, che può talvolta prolungarsi oltre questa età,
– lo squilibrio psichico o
– l’abitudine contratta possano influire sul comportamento, attenuando il carattere deliberato dell’atto, e far sì che soggettivamente non ci sia sempre colpa grave” (n. 9).
E poco dopo soggiunge: “Tuttavia, in generale, l’assenza di grave responsabilità non deve essere presunta; ciò significherebbe misconoscere la capacità morale delle persone” (n. 9).
Venendo a te, probabilmente il sacerdote da te interpellato avrà pensato che nel tuo caso si riscontrasse l’abitudine contratta, e che pertanto il peccato fosse quasi non voluto, senza la ricreazione nella propria mente di un mondo fantastico e turpe.
Io, tuttavia, ti avrei detto di astenerti dalla Santa Comunione, perché un tal modo di agire non ti avrebbe aiutato a superare la tentazione e anche perché ti saresti sentito interiormente sporco, inquinato.
E ho l’impressione che il dubbio che ti è rimasto testimoni che era meglio attendere e fare le cose con ordine: prima la confessione e poi la Comunione.
Tra l’altro il Magistero ricorda: “Tuttavia, in generale, l’assenza di grave responsabilità non deve essere presunta; ciò significherebbe misconoscere la capacità morale delle persone” (Persona humana, n. 9).
Grazie della fiducia nel nostro sito.
Ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo