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Quesito
Salve padre,
Da pochi mesi io e mio marito siamo diventati genitori di un bimbo meraviglioso, tanto cercato e voluto.
Fino ad adesso non ci eravamo posti il “problema”, ma adesso ci chiediamo in che modo dobbiamo comportarci; abbiamo fin da subito dopo il matrimonio utilizzato i metodi naturali, durante l’allattamento al seno però non sono attendibili.
Il nostro piccolo ha solo due mesi e vorremmo per il momento evitare un’altra gravidanza.
Ci chiediamo se sia lecito ricorrere a contraccettivi per questo periodo oppure se siamo chiamati a vivere in castità questi mesi di allattamento, fino a fino non sarà possibile riutilizzare i metodi naturali.
La saluto e la ringrazio
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. innanzitutto ringrazio Dio con voi per il grande dono di un figlio.
Piace ricordare ciò che la Sacra Scrittura dice alla nascita del primo uomo: “Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: Ho acquistato un uomo grazie al Signore” (Gn 4,1).
È il giubilo della prima mamma della storia che attribuisce subito questo dono alla bontà di Dio.
2. La Madonna, dopo aver concepito Gesù nel suo grembo per opera dello Spirito Santo, è esplosa di gioia nel Magnificat. Chissà quante volte avrà ripetuto questo cantico nella sua vita! Probabilmente l’ha accompagnata sempre.
Possiamo pensare che una gioia analoga l’abbia provata anche la prima mamma della storia.
Ed è la gioia che hai provato anche tu, soprattutto perché questo bambino è stato tanto cercato e tanto voluto.
3. Penso di non andare lontano dal reale se contemplando il tuo bambino, perfetto e integro in tutte le sue membra, anche tu concepisca i sentimenti di Davide quando descrive se stesso nel grembo materno: “Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia.
Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno” (Sal 139,14-16).
4. Rientra tra i criteri della paternità responsabile anche quello di programmare, per quanto dipende da noi, la nascita di un figlio perché abbia tutto ciò che merita di avere.
Paolo VI nell’enciclica Humane vitae ha detto: “In rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali la paternità responsabile si esercita sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato una nuova nascita” (HV 10).
Questo criterio era già stato ricordato dal Concilio Vaticano II nei seguenti termini: “I coniugi adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità e, con docile riverenza verso Dio con riflessione e impegno comune si formeranno un retto giudizio, tenendo conto sia del proprio bene personale che di quello dei figli, tanto di quelli nati che di quelli che si prevede nasceranno, valutando le condizioni di vita del proprio tempo e del proprio stato di vita, tanto nel loro aspetto materiale che spirituale; e in fine, salvaguardando la scala dei valori del bene della comunità familiare, della società temporale e della stessa Chiesa” (GS 50).
5. Il medesimo Concilio ha detto anche che “quando si tratta di comporre l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana, e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale.
I figli della Chiesa, fondati su questi principi, non potranno seguire strade che sono condannate dal Magistero nella spiegazione della legge divina” (GS 51).
6. Ebbene, il magistero della Chiesa con Papa Paolo VI ha ricordato che “è altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione dei figli” (Humanae vitae,14).
Questo perché la contraccezione altera il disegno santificante di Dio sulla sessualità e sull’amore umano.
7. Giovanni Paolo II ha detto che con la contraccezione “gli sposi si attribuiscono un potere che appartiene solo a Dio: il potere di decidere in ultima istanza la venuta all’esistenza di una persona umana. Si attribuiscono la qualifica di essere non i co-operatori del potere creativo di Dio, ma i depositari ultimi della sorgente della vita umana. In questa prospettiva la contraccezione è da giudicare oggettivamente così profondamente illecita da non potere mai, per nessuna ragione, essere giustificata.
Pensare o dire il contrario, equivale a ritenere che nella vita umana si possano dare situazioni nelle quali sia lecito non riconoscere Dio come Dio” (17.9.1983).
Le parole usate dal Papa stanno a dire che non ci sono situazioni in cui sia lecito agire diversamente perché i precetti morali negativi obbligano sempre e in ogni caso.
8. In Familiaris consortio Giovanni Paolo II ha scritto: “Così al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè di non donarsi all’altro in totalità.
Ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale” (FC 32c).
Del resto i coniugi cristiani si accorgono subito che nella contraccezione c’è un’alterazione del rapporto naturale, che c’è qualcosa che non va, che non è secondo Dio e che infine non esprime l’autentico amore sponsale.
9. È vero che il periodo dell’allattamento non è sempre sicuro circa l’infertilità.
Tuttavia vi sono strumenti che aiutano a riconoscere la fertilità o l’infertilità della donna anche in tale stato.
Talvolta in farmacia vengono passati come contraccettivi, ma in realtà non lo sono perché intendono solo verificare lo stato di fertilità o di infertilità.
E qualora non si potesse giungere ad una conclusione certa rimane sempre vero quello che ha scritto con grande realismo un documento del magistero della Chiesa e cioè che “di fatto capitano in un modo o nell’altro per periodi di più breve o di più lunga durata, delle situazioni in cui siano indispensabili atti eroici di virtù” (pontificio consiglio per la famiglia, Sessualità umana: verità e significato, 19).
Mentre auguro ogni bene a te e alla tua bella famiglia, ti assicuro la mia preghiera e la mia benedizione.
Padre Angelo