Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Gentile Angelo Bellon,
ho letto questa frase sul sito e le chiedo delucidazioni in merito: cosa è la morte apparente? E quella reale?
E allora in quel lasso di tempo che va dalla morte apparente alla morte reale possiamo pensare che Dio offra alla persona, se ne è cosciente, un’ultima possibilità di salvezza.
La ringrazio e la saluto
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. in termini filosofici potrei dire che la morte apparente consiste nella cessazione delle attività vitali, come la respirazione e la circolazione del sangue.
La morte reale invece consiste nella separazione dell’anima dal corpo.
2. In teologia si è sempre ritenuto che l’anima non si separi dal corpo simultaneamente alla cessazione del respiro e del battito cardiaco. Tant’è vero che è sempre stata ritenuta lecita l’amministrazione di alcuni sacramenti qualche minuto dopo la morte.
In un vecchio dizionario di teologia morale (1961) si legge a proposito di quel sacramento che allora era chiamato Estrema Unzione (oggi in maniera più appropriata viene chiamato Unzione degli infermi): “È evidente che l’estrema unzione non può essere amministrata a coloro che sono già morti. Siccome però non è da escludere la possibilità di uno stato di vita latente che, almeno in certi casi, si protrarrebbe per qualche tempo, dopo cessate le pulsazioni del cuore e la respirazione, la chiesa, quale pia madre, permette di amministrare, entro breve tempo dalla morte, sotto condizione, l’estrema unzione a coloro che ci appaiono morti, ed entro tempo ancor più lungo, se sono colpiti da morte improvvisa”.
3. Oggi tutti concordano nell’affermare che la morte reale non coincide con l’arresto del respiro e del battito cardiaco. Si esige che l’elettroencefalogramma sia piatto.
Ma questa non l’unica condizione. Si esige anche che i centri interni del cervelli siano morti. Ed è proprio per questo che non è possibile espiantare un organo prima che l’elettroencefalogramma sia piatto da almeno sei ore. Solo a questo punto si pensa che una persona sia davvero morta.
4. Mi chiedi se “in quel lasso di tempo che va dalla morte apparente alla morte reale possiamo pensare che Dio offra alla persona, se ne è cosciente, un’ultima possibilità di salvezza”.
Più che pensare, io oserei dire sperare, perché non sappiamo che cosa avvenga all’interno di una persona.
Nostro Signore ci ha chiesto di stare attenti e di vegliare perché il momento in cui Lui viene è simile a quello del ladro quando viene di notte.
Ti ringrazio del quesito, ti prometto un ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo