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Quesito

Caro Padre Angelo,
prima di tutto la ringrazio per il suo servizio, che mi ha permesso di chiarirmi le idee su alcune questioni.
Le scrivo per quanto riguarda questo giorno, venerdì dell’Ottava di Natale, se è da considerare o meno a carattere penitenziale.
Per quello che so l’Ottava di Natale non va considerata un unico giorno come quella di Pasqua, in cui si prolunga la gioia per la Resurrezione di Cristo, e nel documento della CEI “Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza” i venerdì non penitenziali sono quelli in cui cade una solennità, come lei ha già ricordato in qualche risposta, ma il venerdì dell’Ottava di Natale è una festa dal punto di vista liturgico, non una solennità.
Poi è anche vero che la Liturgia delle Ore ha nell’Ufficio delle Letture il “Te Deum”, la S. Messa prevede il “Gloria”.
In questo venerdì dell’anno come ci si comporta?
La ringrazio fin d’ora per la risposta e, ancora, per quanto fa.
Le chiedo un ricordo nella preghiera e, visto che siamo nell’Ottava di Natale, tanti auguri.
Cordiali saluti
Marco


Risposta del sacerdote

Caro Marco, 
1. sì, sotto il profilo liturgico i giorni dell’ottava di Natale sono festa.
Tant’è che si celebra la festa di Santo Stefano, di San Giovanni apostolo e dei santi innocenti.
Inoltre nelle rubriche della liturgia delle Ore dei giorni menzionati, si legge la clausola: “dove si celebra come solennità”. Ciò significa che dovunque si tratta di festa e non di serenità.

2. Di per sé pertanto il venerdì che cade nell’ottava di Natale conserva carattere penitenziale, nonostante il clima di letizia proprio di questo tempo liturgico.

3. Può sembrare strano, certamente. Soprattutto se un tale venerdì cadesse a ridosso del Santo Natale come nella festa di Santo Stefano, quando magari c’è ancora molto da consumare di quello che è avanzato nel giorno precedente.

4. Tuttavia non c’è da allarmarsi perché la disciplina attuale della Chiesa è così larga che permette di sostituire all’astinenza dalle carni e da cibi particolarmente costosi una qualsiasi penitenza a piacere.

5. Una simile penitenza proprio in questo tempo natalizio cade opportuna in considerazione del mistero di Cristo “il quale, da ricco che era, si è fatto povero” (2 Cor 8,9) e proprio per mezzo di questa povertà ci ha salvati e redenti.
Nei suoi inni liturgici della Chiesa si esprime così: “Giace povero ed umile colui che regge il mondo, nella stalla di Betlem” (Ufficio delle letture) e “Giace povero ed umile colui che regge il mondo, nella stalla di Betlem” (Lodi).

6. Meditando la povertà della grotta di Betlemme, come si viene stimolati nella recita dei misteri gaudiosi del Santo Rosario, come non sentirci stimolati a fare un passo e unirci con un benché piccolissimo sacrificio personale, che è poi un vero atto di amore, al sacrificio e all’amore ben più grande di nostro Signore?
A ben vedere, più che una penitenza, è una grazia che ci viene concessa.

Ti auguro un lieto proseguo di queste feste natalizie, ti benedico e ti assicuro un fraterno ricordo nella preghiera e nella celebrazione della Santa Messa di questa sera.
Padre Angelo