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Quesito

Caro Padre Angelo,
ho bisogno di fare molta chiarezza su un aspetto della mia vita matrimoniale e chiedo a lei di aiutarmi.
Io e mia moglie abbiamo rapporti sessuali mediante l’uso del preservativo.
In 8 anni di matrimonio abbiamo avuto due figlie (alternando vari metodi contraccettivi a periodi in cui ci siamo aperti al dono della vita). Dopo la nascita della nostra seconda figlia, ci siamo detti "adesso che facciamo?" Abbiamo letto insieme l’Humanae vitae e siamo arrivati a due conclusioni diverse. La mia quella di aprirci alla vita usando i "metodi naturali", mia moglie invece per paura (ma non si immagina quanta) di un altra gravidanza e perchè non li ritiene abbastanza sicuri, mi ha chiesto di utilizzare  la contraccezione mediante il preservativo.
Io ho accettato; all’inizio perchè mi faceva comodo, secondo perchè ho avuto paura di mettere a repentaglio il mio matrimonio.
Su questo argomento abbiamo litigato alcune volte in maniera accesa.
Non faccio colpe a mia moglie solo Dio sa cosa prova nel cuore.
Sono arrivato alla conclusione che ogni qualvolta cado nel peccato mi confesso e non mi accosto all’eucarestia se ho commesso questo peccato, ma questo infastidisce molto mia moglie (non fare la comunione la domenica dopo aver fatto l’amore lo percepisce con un affronto al nostro matrimonio).
Siccome mi pesa molto non fare la comunione, ma vorrei essere fedele al magistero della chiesa, le chiedo se sia possibile fare comunque la comunione in casi come questo, vista anche la frequenza con la quale mi accosto al sacramento della riconciliazione (mi sono imposto, riuscendoci per forza, almeno una volta al mese).
Nel corso della storia ho trovato anche sacerdoti che hanno minimizzato questo mio problema, che però per me è fondamentale.
Grazie per il  suo aiuto.
Pace e bene.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. il nocciolo della questione è racchiuso nella percezione di tua moglie secondo la quale “non fare la comunione la domenica dopo aver fatto l’amore è un affronto al matrimonio”.

2. Ebbene, se tua moglie vuole essere oggettiva deve riconoscere che nella contraccezione c’è qualcosa che non è secondo il significato autentico della sessualità.
Di fatto quegli atti che sono costituti per congiungere intimamente gli sposi per donarsi in totalità mettendosi in gioco, di fatto vengono frustrati nella loro intrinseca finalità.
Questo è un dato oggettivo.
La contraccezione mette una barriera alla donazione totale. La impedisce volontariamente. Di fatto ci si rifiuta di donarsi in totalità, compresa la propria capacità di diventare padre o madre.

3. Per questo il beato Paolo VI aveva detto: “Salvaguardando ambedue questi aspetti essenziali, unitivo e procreativo, l’atto coniugale conserva integralmente il senso di mutuo e vero amore ed il suo ordinamento all’altissima vocazione dell’uomo alla paternità” (HV 11),
Ciò significa che se convengono simultaneamente salvaguardati questi due aspetti gli atti di contraccezione cessano di essere atti di autentico amore.

4. Già il Concilio aveva detto: “Quando si tratta di comporre l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipend scrivee solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana, e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale.
I figli della Chiesa, fondati su questi principi, non potranno seguire strade che sono condannate dal Magistero nella spiegazione della legge divina” (GS 51).

5. Nell’Humanae vitae il beato Paolo VI dice ancora: “Usare di questo dono divino distruggendo, anche soltanto parzialmente, il suo significato e la sua finalità è contraddire alla natura dell’uomo come a quella della donna e del loro più intimo rapporto, e perciò è contraddire anche al piano di Dio e alla sua santa volontà.
Usufruire invece del dono dell’amore coniugale rispettando le leggi del processo generativo, significa riconoscersi non arbitri delle sorgenti della vita umana, ma piuttosto ministri del disegno stabilito dal creatore” (HV 13).

6. San Giovanni Paolo II sempre sulla medesima linea in Familiaris consortio: “Quando i coniugi, mediante il ricorso alla contraccezione, scindono questi due significati che Dio Creatore ha inscritti nell’essere dell’uomo e della donna e nel dinamismo della loro comunione sessuale, si comportano come «arbitri» del disegno divino e «manipolano» e avviliscono la sessualità umana, e con essa la persona propria e del coniuge, alterandone il valore di donazione «totale».
Così al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè di non donarsi all’altro in totalità.
Ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale” (FC 32c).
L’espressione di Giovanni Paolo II (falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale) è forte.
Ma come si può dire che non sia vera?
Da tutto quanto ti ho scritto puoi vede vedere come sia rovesciabile l’affermazione di tua moglie: la contraccezione è un affronto al vero significato degli atti di intimità coniugale.
Anzi è un affronto al disegno santificante di Dio sulla sessualità e il matrimonio.

7. Poco prima aveva riportato l’insegnamento di Paolo VI: “Ed ha concluso ribadendo che è da escludere come intrinsecamente disonesta «ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di rendere impossibile la procreazione» (HV 14)” (FC 32).

8. Come vedi si tratta di un’alterazione o di una falsificazione del disegno di Dio sulla sessualità e sull’amore umano. È contraddire la sua santa volontà.
La contraccezione non giova alla santità, ma porta su un’altra direzione.
Per questo sempre il beato Paolo VI dice: “E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (HV 25).
Pertanto ti raccomando di non scambiare il bene col male.
Continua a confessarti prima di fare la Santa Comunione qualora ti trovassi in peccato.
Porta anche tua moglie a fare la stessa cosa e a riconoscere umilmente il suo peccato. Il Signore la benedirà.

Vi ricordo al Signore e vi benedico.
Padre Angelo