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Quesito
Caro Padre,
nell’augurarle una santa Pasqua, vorrei scriverle a proposito di mia madre.
L’altro giorno abbiamo avuto una conversazione, che è sfociata su argomenti di fede. Lei faceva parte del movimento…, il quale come è noto invita a non riguardarsi nel fare figli. Dopo la quarta nascita, però, constatando di non poter reggere economicamente una famiglia più larga, ha deciso con mio padre di non avere più bambini (e il motivo grave per giustificare la scelta ritengo ci sia).
E lì sono iniziati i problemi che l’hanno portata un pò a distaccarsi – anche se non totalmente – dal vivere appieno la fede. Infatti, al cammino neocatecumenale – al quale partecipava – le hanno detto che doveva o astenersi dall’avere rapporti, oppure ricorrere ai metodi naturali come diceva la Chiesa.
Mia madre ha provato, ma – e non sa se per il ciclo irregolare o per qualche errore suo – non hanno funzionato. E qui è successa la serie di cose che l’hanno indotta a sbagliare: prima ha sentito dei dottori, che le hanno vivamente sconsigliato (in base a cosa??) di usare i metodi naturali, che a loro dire “non funzionano”. Il peggio poi è venuto quando ha parlato con dei preti, che le hanno detto di “seguire la sua coscienza” (!).
Il risultato è che mia madre, sinora, è ricorsa alla contraccezione tramite preservativo, per evitare nuove nascite.
Non voglio giustificare il gesto che ha fatto, ma è una buona madre, è sempre stata fedele e ha sempre lavorato onestamente; non è mai mancata alla messa domenicale, pur non accedendo ai sacramenti; e a questo comportamento sbagliato è ricorsa più per paura che per voler offender Dio. Adesso è quasi in menopausa, e forse è il momento giusto per riflettere su certi comportamenti, e per rimettersi magari a posto con la coscienza davanti a Dio.
A tal proposito, vorrei che le facesse capire bene dove è stato il suo errore, e le dicesse qualche parola per spronarla a ritornare pienamente alla fede. Può rispondere direttamente a lei, si chiama….
Ancora auguri di buona Pasqua.
Risposta del sacerdote
Gentilissima Signora,
poiché suo figlio mi ha sollecitato a dirle qualcosa in merito ad una sua situazione, eccomi a Lei.
1. Anzitutto le dico che ha fatto bene ad astenersi dalla S. Comunione senza previa confessione.
Ma certamente non accostandosi alla Confessione sacramentale e alla S. Comunione per tanti anni le è venuta meno una grande risorsa.
2. Adesso le dico che il Signore l’attende. Conosce la sua situazione. Sa che è il suo comportamento all’interno del matrimonio non è dovuto a mero calcolo egoistico.
Il Signore si accontenta che noi chiamiamo ogni cosa col proprio nome, che non confondiamo ciò che è intrinsecamente disordinato col bene.
3. In questo particolare momento della sua vita, il ricorso ai metodi naturali diventa ancor più problematico.
La Chiesa conosce le reali difficoltà dei coniugi.
Per questo la Conferenza episcopale italiana, nel comunicato del 10.9.1968 (presentazione dell’enciclica di Paolo VI Humanae vitae), esorta i sacerdoti ad essere misericordiosi con i fedeli che hanno scelto di praticare la contraccezione: “Questa evangelica benignità si manifesti specialmente nei confronti di quei coniugi le cui mancanze non derivano da un rifiuto egoistico della fecondità, bensì piuttosto dalle difficoltà, a volte molto serie, in cui si trovano di conciliare le esigenze della paternità responsabile con quelle del loro reciproco amore. (…). In tal caso il loro comportamento, pur non essendo conforme alla norma cristiana, non è certo valutabile nella sua gravità come se provenisse unicamente da motivi viziati dall’egoismo e dall’edonismo.
Sarebbe tuttavia un serio errore educativo, se con il loro atteggiamento di comprensione, i sacerdoti finissero per favorire nei coniugi una condotta mediocre o facili accomodamenti: in questo, come in ogni altro settore della vita morale, nessun cristiano può sottrarsi all’impegno di un perseverante e responsabile sforzo per adempiere mediante l’aiuto della grazia la volontà di Dio” (II).
4. Paolo VI, nell’enciclica aveva detto esplicitamente: “E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (HV 25).
5. Il Pontificio consiglio per la famiglia, in un documento intitolato Vademecum per i confessori (12.2.1997) scrive: “La recidiva nei peccati di contraccezione non è in se stessa motivo per negare l’assoluzione. Questa non si può impartire solo se mancano il sufficiente pentimento o il proposito di non ricadere in peccato. Il confessore eviterà di aver sfiducia nei confronti della grazia di Dio e delle disposizioni del penitente, esigendo garanzie assolute umanamente impossibili” (nn. 5 e 11).
6. Qualche sacerdote le aveva detto di agire secondo coscienza.
L’espressione “agisca secondo coscienza” in se stessa è corretta. Solo che si presta ad gravi equivoci.
È vero che in definitiva il nostro comportamento deve essere sempre guidato dalla coscienza.
Ma la coscienza si può sbagliare nel formulare il proprio giudizio.
Il cristiano ha dalla sua parte l’aiuto fornito dal magistero della Chiesa.
Anzi, sapendo che il nostro giudizio si può sbagliare mentre quello presentato dalla Chiesa è garantito da Gesù Cristo, rinuncia al proprio pensamento per aderire a quello di Cristo.
Agire con una coscienza illuminata dalla fede significa proprio questo.
Il documento della Conferenza episcopale italiana che ho citato sopra esorta i coniugi “ad accogliere con spirito di fede l’insegnamento del Vicario di Cristo circa il diverso valore morale dei metodi di regolazione della natalità: esso è elemento essenziale per la formazione della loro coscienza, perché il loro giudizio responsabile possa risultare conforme al volere di Dio” (n. III).
Non vado più oltre.
Mi auguro che possa tenere conto delle indicazioni che le ho dato.
Le ripeto ancora: il Signore l’attende con le braccia aperte.
Non lo faccia ulteriormente attendere.
Le assicuro la mia preghiera perché compia il passo che le ho indicato con vero amore per il Signore.
La saluto cordialmente e la benedico.
Padre Angelo