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Quesito
Caro Padre Angelo,
mia figlia convive e nel convivere è nato un bambino che domani sarà battezzato e chiedevano di confessarsi ma il sacerdote non li ha confessati pur adducendo il fatto che il prossimo anno si sposano.
Grazie
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. sono contento che domani tuo nipotino venga battezzato.
La grazia che invaderà la sua anima avrà senza dubbio delle ridondanze benefiche anche sui suoi genitori e sulla sua casa.
Sono contento anche che tua figlia abbia sentito l’esigenza di confessarsi in occasione del battesimo del bambino. Ha percepito che per accostarsi alla santità di Gesù Cristo che opera nei Sacramenti è necessario essere purificati.
Probabilmente per l’occasione desiderava anche fare la Santa Comunione per il suo bambino. Insieme con il Battesimo sarebbe stato il dono più bello che avesse potuto fargli.
2. Tuttavia comprendo anche il disagio che il sacerdote deve aver vissuto dentro di sé nel doverle dire che non poteva confessarla, stante la sua condizione di convivenza.
3. È vero che tua figlia ha la volontà di sposarsi l’anno prossimo, ma intanto vive con il suo compagno.
Purtroppo però questo suo compagno non è ancora suo marito.
Non c’è ancora quel legame che fa sì che i due possano dire: tu sei mio per sempre e io sono tua per sempre.
Su di loro non è stata ancora pronunciata la parola divina: “Ciò che Dio ha unito l’uomo non lo divida” (Mt 19,6).
4. Inoltre in questa volontà di andare a convivere e comportarsi come marito e moglie c’è stata una certa non curanza della grazia che il Signore offre agli sposi. È come se gli avessero detto: tu per ora non ci interessi.
Questa non curanza della grazia del sacramento ha messo tua figlia e il suo compagno in un rapporto irregolare nei confronti del Signore (e cioè in una situazione di peccato) e anche di un certo scandalo.
È vero che oggi sono molti quelli che vanno a convivere prima del matrimonio, ma onestamente bisogna riconoscere che la stragrande maggioranza di costoro di fatto si sono già allontanati da Cristo e lo considerano ininfluente per la loro vita.
5. Andare a confessarsi significa rimettere Cristo al centro della propria esistenza e affermare che lo si vuole come punto di partenza e di arrivo anche della propria vita affettiva.
Ora come può essere punto di partenza e di arrivo della vita affettiva di tua figlia e del suo convivente se il loro affetto non è stato instaurato in Cristo col sacramento del matrimonio?
Come vedi, prima di mettere di tirare su le mura di una casa bisogna porne le fondamenta e fare ogni cosa con ordine perché la costruzione abbia senso e sia duratura.
6. Se il parroco l’avesse assolta e poi le avesse dato anche la Santa comunione avrebbe compiuto uno scandalo non solo per i fedeli ma anche per tutti gli altri conviventi. È come se avesse detto: andate avanti così, va tutto bene, tutto è in ordine.
Ma i conviventi stessi cammin facendo capiscono sempre più che la loro convivenza non è fatta con ordine e molti di essi soffrono perché si sentono in prova e perché l’altro non si decide mai a sposarli.
7. Il parroco dunque non poteva assolvere tua figlia, ma al posto dell’assoluzione poteva darle una benedizione per il suo compito di madre.
Forse gliel’avrà data.
Comunque questa benedizione gliel’ha data al termine della celebrazione del battesimo, come del resto l’ha data anche al padre di questo tuo carissimo nipotino.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore ti benedico.
Padre Angelo