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Quesito
Vorrei chiederle un parere riguardo Geremia 17,5-8:
"Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
che pone nella carne il suo sostegno
e dal Signore si allontana il suo cuore.
6 Egli sarà come un tamerisco nella steppa,
quando viene il bene non lo vede;
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
7 Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è sua fiducia.
8 Egli è come un albero piantato lungo l’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi;
nell’anno della siccità non intristisce,
non smette di produrre i suoi frutti."
Ciò come può essere coerente con la Confessione?
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. in queste parole di Geremia alcuni vedono un’allusione alla tendenza dei Giudei a cercare alleanze presso gli Egiziani o gli Assiri, come si evince dallo stesso libro di Geremia 2,17-19: “Non ti accade forse tutto questo perché hai abbandonato il Signore, tuo Dio, al tempo in cui era tua guida nel cammino?
E ora, perché corri verso l’Egitto a bere l’acqua del Nilo? Perché corri verso l’Assiria a bere l’acqua dell’Eufrate?
La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Renditi conto e prova quanto è triste e amaro abbandonare il Signore, tuo Dio, e non avere più timore di me”.
2. Anzi, secondo qualcuno, le parole sarebbero velatamente rivolte contro Joachim o Sedecia, che invece di appoggiarsi a Jahweh, avevano una politica tutta umana, portando il paese alla rovina.
3. La spiegazione è possibile: rimproveri simili si trovano altrove in Geremia e negli altri profeti (ad es Is 30,2; 31,1-3).
4. Secondo altri si tratterebbe di una massima di valore più universale, riguardante la condotta del popolo e più particolarmente dei nobili e dei ricchi, che avevano dimenticato Jahweh e cercavano di arricchirsi con tutti i mezzi umani leciti e illeciti, come emerge dalle seguenti parole:
“Come una gabbia piena di uccelli, così le loro case sono piene di inganni; perciò diventano grandi e ricchi. Sono grassi e pingui, oltrepassano i limiti del male; non difendono la causa, non si curano della causa dell’orfano, non difendono i diritti dei poveri. Non dovrei forse punirli? Oracolo del Signore” (Ger 5,27-29).
5. Nel loro significato spirituale queste parole vanno intese come quelle del Sal 146,3: “Non confidate nei potenti, in un uomo che non può salvare”. Anche i potenti infatti sono mortali.
Piuttosto è “Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe: la sua speranza è nel Signore suo Dio, che ha fatto il cielo e la terra, il mare e quanto contiene, che rimane fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri” (Sal 146,5-7).
6. La similitudine del tamerisco nella steppa e dell’uomo che non vede indicano una povertà e una desolazione cui fa da contrappunto la felicità di chi confida nel Signore.
Questi è come un albero che ha le sue radici nell’acqua, simbolo della vita.
L’acqua è particolarmente preziosa in un paese come la Palestina dove le piogge sono scarse e cadono solo in certe stagioni.
L’albero con le radici nell’acqua è molto rigoglioso, pieno di foglie e di frutti, e con la sua ombra dà riparo a molti.
Così chi è fedele a Jahweh ha sempre a disposizione la sorgente della forza e della felicità. Non sarà mai misero e non dovrà temere gli attacchi nemici. Ricevendo da Dio la fecondità non mancherà mai di frutti e di virtù in ogni condizione di vita.
7. Domandi come questo passo di Geremia possa essere coerente con la confessione.
È coerente sì, perché nella confessione uno non confida in se stesso, ma nell’aiuto e nella misericordia di Dio.
Sì, proprio nella confessione l’uomo va a mettere le radici della propria vita in quel torrente le cui acque risanano, come dice il profeta Ezechiele 47,9 e diventa come albero “le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno” (Ez 47,12).
Con l’augurio che tu possa servirti spesso di questo sacramento che vivifica e fa fruttificare senza sosta, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo