Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Gentile Padre Bellon,
sono un volontario dell’Associazione Culturale Santa Maria di Castello di Genova e svolgo la mia attività di accoglienza turistica nella chiesa e convento di Santa Maria di Castello di Genova che so che Lei conosce bene.
Mi trovo spesso a illustrare ai visitatori il concetto della centralità della figura della Vergine nella teologia domenicana, soprattutto di fronte all’affresco dell’Annunciazione presente nel complesso monastico.
Non vorrei dire delle stupidaggini e, quindi, la pregherei se possibile di illustrarmi per sommi capi quali punti fondamentali spiegare e come.
La ringrazio per la sua collaborazione e la saluto distintamente.


Carissimo,
1. più che parlare della centralità della Madonna nella teologia domenicana ti voglio dire qualcosa della presenza di Maria nella spiritualità e nella vita domenicana.

1. Poiché sei genovese, desidero accompagnare questo piccolo contributo con quanto ha scritto il beato Jacopo da Voragine (Varazze), arcivescovo di Genova nel XIII secolo, in testa al suo trattato sulla Madonna, intitolato “Mariale, de laudibus Deiparae Virginis…): “Poiché dunque la gloriosa vergine Maria preserva dal peccato coloro che operano per lei e ricompensa abbondantemente coloro che tessono le sue lodi, avendo ella stessa confermato: «Coloro che mi illustrano avranno la vita eterna; e coloro che operano in me, non peccheranno» (Sir 24,31.30), per questo, volendo dare un contributo alla sua esaltazione ed esprimere le lodi della sua verginità, per sua stessa ispirazione ho dato mano al presente opuscolo, e per suo stesso aiuto l’ho condotto a debito fine”.

2. San Tommaso d’Aquino ha sottolineato che Cristo per compiere l’opera della Redenzione ha voluto partire da Maria.
Così anche il domenicano, imitando Gesù Cristo, continua la sua opera di Redenzione partendo sempre dal medesimo punto, e cioè da Maria.
Non voglio tralasciare in questo momento che San Tommaso stesso, all’inizio di ogni pagina di qualsiasi suo scritto, vi metteva le iniziali dell’Ave Maria: AM.
Questo brevissimo saluto sta ad indicare che era sempre alla sua presenza. Voleva fare tutto come ha fatto Gesù Cristo, facendosi servire da Maria sia nel suo scrivere sia negli effetti dei suoi scritti che metteva nelle mani della Madonna perché Lei stessa li portasse a beneficio di molti.

3. Giusto di Ravensburg, dipingendo il grande affresco dell’annunciazione  nel loggiato del convento di Santa Maria di Castello in Genova, ha voluto ricordare ai frati che di lì dovevano incessantemente passare per andare dal Convento alla Chiesa per la celebrazione corale dell’Ufficio divino, per la celebrazione dei Sacramenti, per la Predicazione e per trattare con la gente, che dovevano fare tutto in compagnia di Colei di cui il Signore ha voluto servirsi per portare agli uomini i beni della salvezza.

4. In uno dei Prefazi propri della liturgia eucaristica della festa di San Domenico si recita: “Sempre sorretto dalla Madre del tuo Figlio e riarso di zelo per le anime, egli assunse per sé e per i suoi discepoli raccolti dallo Spirito Santo, l’ufficio del Verbo, portando a Cristo con la dottrina e con l’esempio innumerevoli fratelli. Intento a parlare con te e dite, crebbe nella sapienza e facendo scaturire l’apostolato dalla contemplazione, si votò totalmente al rinnovamento della Chiesa”.

5. Il Beato Giacinto Cormier, maestro dell’Ordine tra il 1904 e il 1916, ha detto che la devozione a Maria nella vita di San Domenico si può considerare “una grazia di stato, un dono che il cielo gli riserva, in quanto fondatore di un Ordine, per meglio compiere la sua missione” (La devotion de S. Dominique à Marie dans ses rapports avec la fondation de l’Ordre, pp. 7-9).
Questa grazia di stato poi viene ereditata da ognuno dei suoi figli ed è uno dei tesori più preziosi che questi si portano nella loro vita e nel loro ministero nel medesimo modo in cui l’Apostolo San Giovanni, dopo le parole di Gesù “Figlio, ecco tua Madre”, prese la Madonna tra i beni più preziosi che possedeva (cfr Gv 19,27).

6. Non solo, ma è stata comune convinzione dei primi domenicani che la Madonna abbia avuto una parte molto importante nella fondazione dell’Ordine.
Alcune antichissime testimonianze, riportate da fra Gerardo Frachet nelle Vitae fratrum, attribuiscono a Maria la nascita dell’Ordine.
Una di esse dice che un monaco prima che l’Ordine fosse fondato raccontò di aver avuto una visione e di aver visto Maria supplicare il Figlio in quel momento di grande decadenza per la Chiesa che rischiava di auto annientarsi.
Gesù le rispose: “Poiché non è conveniente che ti neghi alcuna cosa darò loro (agli uomini) i miei predicatori, per mezzo dei quali siano illuminati e corretti”.
Ecco qui l’Ordine dei Predicatori, dei Domenicani, voluto dal Cielo per illuminare e per correggere.

7. Il beato Umberto de Romans, quinto maestro dell’Ordine, si dice convinto che “l’Ordine sia stato un dono di Dio all’umanità, ottenuto dalle preghiere della beata Vergine.
Per questo a Maria, come a speciale patrona, il beato Domenico raccomandava l’Ordine nelle sue preghiere.
Ed è per questo che a lei come a Madre ci raccomandiamo ogni giorno con la processione, come al beato Domenico con la commemorazione, avendoli come speciali patroni in cielo” (De Vita Regulari, II, pp.135-136).

8. Maria è il tramite per cui è passata la Redenzione.
Le sue preghiere, più che tutte quelle dei giusti dell’Antico Testamento che ogni giorno supplicavano Dio dicendo “apritevi o cieli e dateci il Gisto, si apra la terra e germogli il Salvatore” hanno attirato la misericordia di Dio sugli uomini.
È di Lei che la Divina Provvidenza ha voluto servirsi per mostrare Gesù ai Magi, che rappresentavano i popoli pagani: “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre” (Mt 2,11).
È di Lei che il Signore si serve per generare la fede nei suoi discepoli. A Cana infatti a motivo della presenza di Maria vi andò anche Gesù e qui manifestò la sua gloria, e cioè la sua divinità, con il miracolo della conversione dell’acqua in vino.
Sul Calvario è associata in maniera singolare alla passione redentrice di Gesù.
Qui Gesù le affida il compito di essere madre, e cioè di generare nell’ordine della grazia: “Donna, ecco tuo Figlio”.
Dopo l’ascensione di Gesù al Cielo Maria persevera con gli apostoli in preghiera.
Anche qui la sua preghiera, a motivo della pienezza di grazia di cui è ricolma, è più potente di quella di tutti gli altri messi insieme.
È dunque Maria Colei che ha un potere enorme nell’ottenere la grazia del pentimento e della conversione.
È Maria che ottiene per gli Apostoli e per gli uomini l’effusione dello Spirito Santo e cioè una santificazione analoga a quella che aveva ricevuto Lei in maniera ancora più grande fin dal primo istante della sua esistenza e al momento della generazione del Verbo nel suo grembo verginale.

9. Ancora adesso, se si vuole fare qualche cosa di prezioso nel versante soprannaturale della salvezza delle anime, tutto passa per il medesimo tramite.
È di Lei, della sua presenza e della sua opera invisibile che il domenicano ha bisogno per portar frutto nella sua predicazione.
Ecco la sua centralità nella linea della mediazione, nella linea dell’intercessione e della distribuzione delle grazie.

10. Per testimoniare questo particolare legame tra i domenicani e la Madonna San Domenico ha escogitato una nuova formula di professione religiosa con la quale espressamente si promette obbedienza a Maria.
Ogni domenicano, nel giorno della sua professione religiosa, dice: “Io, fra…, faccio professione e prometto obbedienza a Dio, alla Beata Maria, al beato Domenico e a te, fr. N. N. Maestro dell’Ordine dei frati Predicatori e ai tuoi successori…”.

11. Le Costituzioni spiegano poi il significato di questa professione con le seguenti parole:
“§ II. – Con questa professione di obbedienza intendiamo obbligarci all’osservanza dei consigli evangelici rinunciando a beni degni senza dubbio della massima stima, ma non a scapito di un vero progresso della persona umana.
Infatti, mentre abbracciamo l’annientamento di Cristo, diventiamo partecipi della sua vita nello Spirito. E così, se ci manterremo fedeli, renderemo più evidente testimonianza nella Chiesa dei beni del regno celeste.
§ III. – Con la nostra professione, spinti da amore filiale, promettiamo anche di venerare la Vergine Maria Madre di Dio, in quanto Madre amorosissima del nostro Ordine.
§ IV. – Promettendo anche obbedienza a s. Domenico, intendiamo conservarci fedeli al suo spirito e al suo ideale” (Liber Constitutionum et Ordinationum fratrum Ordinis Preadicatorum, n. 189).

12. Uno dei primi biografi di San Domenico, Costantino di Orvieto, attesta che il Santo Padre Domenico aveva affidato a Maria la “cura” di tutto l’Ordine e che si appellava all’aiuto della beata Vergine nello svolgimento della sua attività apostolica.
A Lei si rivolgeva con illimitata fiducia.
Da Lei invocava protezione per i propri figli.
Da Maria San Domenico ottenne la guarigione di maestro Reginaldo d’Orléans, non ancora frate predicatore, ma desideroso di diventarlo. Lo racconterà egli stesso in una conferenza tenuta all’università di Parigi, come attesta il beato Giordano che era presente.

13. San Domenico volle che la giornata dei domenicani incominciasse nel nome di Maria e terminasse con la sua lode.
Stabilì che i suoi frati, al mattino appena svegli, mentre erano ancora nel «dormitorio», si rivolgessero a Maria e ne recitassero l’Ufficio.
Il beato Umberto a tale proposito ha osservato che è segno “di grande riverenza verso la Vergine Maria che i frati subito appena si svegliano, prima di ogni altra cosa, si occupino nel suo servizio, in eius servitio”.
“Nel suo servizio, in eius servitio”: i domenicani vogliono servire Maria perché dal Cielo continui a compiere a favore di ogni uomo quanto ha compiuto sulla terra: generare la fede e portare gli uomini a Cristo.

14. La sera poi, al termine della giornata, prima ancora che fosse stabilita come canto dal Beato Giordano, i domenicani per volere di San Domenico si rivolgevano alla Madonna con la recita della Salve Regina.
La Madonna stessa manifestò di gradire molto questa devozione dei «suoi» frati. Un giorno infatti apparendo al beato Giordano disse: “Amo di uno speciale amore il tuo Ordine e fra le altre cose questo è a me molto gradito che ogni cosa che fate e dite incominciate dalla lode mia e in essa finite”.

15. Una notte, mentre i frati dormivano, la Madonna apparve a San Domenico che vegliava in preghiera.
Questi la vide passare per il dormitorio aspergendo i frati a uno ad uno e gli rivelò che quando la sera recitavano l’antifona salve Regina, lei stessa “alle parole: Eia ergo advocata nostra (Orsù dunque avvocata nostra) supplicava suo Figlio, perché conservasse l’Ordine”.
A Lei dunque i domenicani guardano di continuo: è Lei conserva l’Ordine nelle sue istituzioni.
È Lei che conserva nella grazia i suoi frati come aveva ben appreso il beato Jacopo da Voragine.
È lei che conserva il loro ministero perché non venga danneggiato dal comune avversario.
È Lei che conserva le anime dei fedeli che fruiscono del loro ministero perché anche questo è opera sua.

Grazie per avermi dato questa possibilità di ricordare a tutti il ruolo centralissimo della Madonna nella vita cristiana e non soltanto dei domenicani.
Grazie per averla nuovamente sollecitata.
Ti auguro tutto il bene che il Beato Jacopo si attendeva dal servire Maria parlando di Lei.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo